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REGOLE E DEBITO PUBBLICO – I governi stanno stravolgendo gradualmente le regole di calcolo delle pensioni

“Gli spartani non si arrendono mai. Gli spartani non si ritirano mai. Queste regole hanno dimostrato la loro saggezza, e se il rispettarle a volte è dannoso, ciò è ampiamente compensato dal vantaggio ottenuto nel  rispettarle sempre.”

Questa frase (è una citazione da “Le porte di fuoco” di Steven Pressfield) chiarisce, in modo breve ed esemplarmente chiaro, perché in una società  civile esistono le regole, e perché le regole debbano essere rispettate. Esistono regole e regole, alcune modificabili facilmente (è sempre possibile allargare la porta a rete dei campi di calcio, così sarà più facile fare gol), altre difficilmente, altre che non possono essere modificate senza far crollare una civiltà.

A volte è bene che le civiltà crollino: abolendo la regola che consentiva la schiavitù nell’Impero Romano, o negli USA del Sud, quelle civiltà sono crollate.

Qual’è il legame tra questo e l’attualità politica? La risposta è che la società europea è stata

costruita sul rispetto di tante regole. Tra quelle basilari ne ciriamo due: che nessuno sia privilegiato solo per la sua nascita (meritocrazia), e che la famiglia gestisce gli scambi tra generazioni (solidarietà intergenerazionale).

Meritocrazia significa che ogni persona è posta nelle stesse condizioni e ha le stesse possibilità e che è premiata secondo il suo impegno, significa che viene nominato a capo di un qualcosa chi è più

capace e non l’erede di qualcuno. Il Re, all’origine, è per definizione il Migliore mentre il Figlio del Re è solo un figlio e negli Stati ben  condotti i governanti saggi si guardano bene dal farlo Re. Dove le cariche sono ereditarie le organizzazioni si sclerotizzano e alla fine crollano.

Solidarietà intergenerazionale significa che i giovani ancora non capaci di lavorare sono a carico dagli adulti, i vecchi non più capaci di lavorare anche. Col tempo i giovani diventano adulti, gli adulti diventano vecchi, i vecchi muoiono mentre nascono altri giovani.

In società meno civili la solidarietà è solo familiare; più la civiltà migliora  più la solidarietà si estende,  diventa interfamiliare, fino ad allargarsi ancora e diventare statale (o comunale, provinciale, regionale, welfare, la si chiami come si vuole).

Nella  seconda metà del XX secolo, in Europa queste due regole erano indiscusse. Forse anche grazia a una guerra civile tra europei sanguinosa, dove dirigenti politici inetti avevano portato i popoli europei alla  guerra, e dove gli inadeguati (troppo giovani, vecchi, deboli) erano stati massacrati da adulti giovani e forti.

Quell’epoca è finita. Perché sono morti, o stanno morendo, i testimoni di quella follia che esigevano il rispetto di queste regole, sapendo bene per esperienza dove il non rispettarle avesse condotto i popoli. E anche sapendo che al non rispetto di queste regole si era arrivati seducendo gli ignavi con regole che sembrano più   accattivanti.

Il prestigio della nazione, l’efficienza, l’ammirazione per persone che appaiono vincenti e riempiono di sé i media,  l’uso di  ragionamenti troppo semplici per rappresentare la realtà  hanno pervaso l’Europa; comprendendo i sintomi è possibile  elaborare una diagnosi, e a volte trovare

una cura.

Sui giornali del 27 ottobre 2013 due notizie apparivano, non a caso, sulle prime pagine, ai primi posti. Nella  prima, il padrone di un Partito di Destra (partito che poi è tornato  al nome che aveva venti anni prima; come se un sessantenne per curarsi l’artrosi indossasse i vestiti dei vent’anni), a cui nel seguito furono  interdette per un po’ le cariche pubbliche, proponeva di nominare sua figlia a capo del Partito. Nella seconda notizia un giovialone (candidato a capo di un altro partito) su un palco pieno di luci intervistava un tale (giovane adulto anche lui) che proclamava: “I vecchi derubano i giovani!”.

Omettendo di precisare che quando i giovani disoccupati italiani non chiedono l’elemosina è perché sono i vecchi a mantenerli. E che i vecchi che oggi li  mantengono sono stati gli adulti che, oltre a crescerli da bambini, hanno mantenuto i vecchi che adesso non sono più tra noi, e mantengono gli stravecchi che ci sono ancora. E così via.

Rispetto al 2013 poco è cambiato:  continua  un cambiamento epocale, mentre prima era solo un partito (quello di centro-destra, che  ormai è tranquillamente a destra nell’emiciclo parlamentare, anche se assume iniziative di sinistra) ad aver proclamato la morte delle regole   (oltreché dei fatti), adesso anche i capi di altri partiti lo fanno.

Ebbene, che i giovani debbano mantenere i vecchi disoccupati e senza pensione ( ocon pensione troppo ridotta) sia una realtà che in Italia continua a crescere è indiscutibile, ma dire che li derubino è come dire che i lattanti rubano il latte la mamma.

La situazione politica dell’Italia è confusa, e i miei due lettori credo saranno d’accordo, ma alcuni fatti sono chiari. Ogni tanto un Partito tende a spaccarsi in due. Ad esempio perché il suo padrone non può più tenerne, ufficialmente, lo scettro e vorrebbe passarlo alla figlia  femmina (splendida attenzione alle pari opportunità) o a qualcun altro, ma il Partito perde consensi, rischia di affondare, e coloro che  da lui dipendono meno vogliono non affondare con lui, a costo di creare un altro Partito, in attesa che la sua  barca affondi e i naufraghi salgano sulla loro.

I Partiti di Centro-Sinistra (ormai più centro che sinistra) una trentina  di anni fa hanno accolto nel loro seno alcuni “figli (o nipoti) di Qualcuno”  che li hanno gradualmente spinti verso destra (legge immutabile: i Partiti nascono rivoluzionari e  muoiono reazionari), e adesso man mano uno di questi figli vorrebbe andarne a capo, o ci starà per un po’ di tempo, e pensa di  accogliere i naufraghi di un Partito di centro-destra, o di centro. Il Partito di Centro-Sinistra (altra regola tradita: le parole hanno un significato, ma a volte accade che i significati cambino o si moltplichino) tuttavia non si è ancora spaccato, e  potrebbe anche non farlo se chi è dentro lo ritenesse opportuno. Vi sembra una descrizione confusa? Rispecchia la realtà.

Oltre questi  Partiti (e  all’interno di entrambi) c’è un insieme di volontarismi che non riescono a concordare una azione, né a darsi  obiettivi chiari, in un caos di parole stravolte, di fatti rovesciati, di regole elastiche, dove non è possibile  capirsi né farsi capire dall’elettorato.

Una regola (quella della libertà di parola) afferma che tutti hanno diritto di esprimersi liberamente, e invece si proclama su tutte le televisioni e il web “o con me o contro di me!”, oppure “tu devi tacere”!

La versione  “colta” di questa guerra civile perenne si chiama bipolarismo, quando a parlare vorrebbero essere solo in due;  magari (così saremmo al Partito Unico con due ali, un po’ come negli USA) zio e nipote, o marito e moglie, o padre e figlia, così vanno quasi d’accordo e tagliano fuori tutti gli altri.

Il governo attuale  esiste perché non c’erano alternative, se non una raffica di ulteriori campagne elettorali. I sistemi parlamentari esistono proprio per evitare le guerre distruttive: si parlamenta tra nemici che si odiano,  infatti, non tra amici .

Questo governo, nella situazione attuale in cui i governi dell’ultimo quarantennio hanno

cacciato l’Italia, aderendo all’euro senza capire che se si sceglie di salire su un treno poi è difficile sterzare  dai binari, ha il vincolo esterno (sarebbe stato meglio fosse stato interno,  ma era una  scelta insostenibile per i Partiti che vogliono  dare agli elettori che non hanno  senza togliere ad altri elettori che invece hanno) di mantenere il deficit dello Stato sotto una certa  soglia.

Ridurre il deficit ha comportato  e sta comportando il tagliare drasticamente la spesa pubblica, in un paese dove è stata la spesa pubblica finanziata a debito che  ha alimentato trent’anni di crescita economica. Era scontato per qualunque studente di economia , e per  tante persone di buonsenso, che il ridurre la spesa pubblica avrebbe causato recessione reale, così come è scontato  che ridurre il debito pubblico a zero (anche svalutandolo, scelta non attuabile finché l’Italia è nell’euro)  causerà una recessione imponente, anche se graduale.

Recessione che poteva (e potrà) essere mascherata solo da una  mostruosa crescita delle esportazioni, o da introiti in valuta. Le esportazioni ci sono ancora, grazie a milioni di  lavoratori che sono competitivi con le aziende estere, ma non a sufficienza, mentre la valuta esce a tutto spiano  sia con le rimesse all’estero degli stranieri[1] sia con gli acquisti all’estero di prodotti, magari venduti in Italia da  negozi posseduti da stranieri, magari con marchio di aziende italiane (comportamento  non proprio   corretto) che hanno deciso di appaltare all’estero la fabbricazione.

Il governo attuale, come quelli precedenti, ma questo un po’ di più perché la situazione negli anni è peggiorata,  si muove quindi sulla lama di un coltello, perché appoggiato da forze politiche che hanno fatto della riduzione del prelievo fiscale  la propria forza elettorale.

Tutti lo criticano: imprenditori (grandi e piccoli, per l’eccesso di burocrazia), lavoratori, consumatori (che sono sempre i lavoratori quando vanno a fare spesa), la Confindustria (i grandi imprenditori), gli esercenti (piccoli imprenditori), i sindacati (associazioni di lavoratori). Proprio perché tutti lo criticano, ma con energia diversa,  significa che sta facendo l’unica cosa che tutti concordemente  disapprovano, e che può fare: togliere a tutti, ma con energia diversa.

Né il governo vuole realmente destinare risorse per accrescere i consumi: a deficit (quasi) bloccato dovrebbe  distribuire risorse prelevate dal canale fiscale, cioè dare cento ad alcuni prelevando cento da altri.

L’unico modo per incentivare i consumi sarebbe prelevare da chi ha una propensione al consumo bassa (redditi alti) per dare a chi ha una propensione al consumo alta (redditi bassi). Cioè aumentare la pressione fiscale sui  redditi alti; che è proprio quello che i partiti al governo non vogliono fare; preferiscono far svalutare le pensioni, ad esempio.

Va ricordato che in Italia la  pressione fiscale in teoria è progressiva: colpisce allo stesso modo gli stessi livelli di reddito, quindi chi a viene tassato di più resta  semplicemente meno di quanto aveva  già in eccesso, sempre in teoria; e resta comunque trattato meglio degli altri.  In realtà i ricchi pagano oggi, secondo tutti gli studi, una percentuale di tasse minore dei poveri.

Altra strada sarebbe far pagare i servizi che lo Stato fornisce in proporzione all’uso, e riservando i profitti allo  stato in modo che possa ridurre il debito pubblici. Secondo i corretti principi contabili infatti i debiti per le  spese correnti (e il debito pubblico in gran parte lo è) vanno ripagati con gli introiti correnti, non svendendo gli asset del patrimonio; che invece è proprio quello che questo Governo sta facendo.

Questo governo ha , al momento,  due sostegni:  una maggioranza parlamentare fenomenale, e la volontà dei tre partiti che lo appoggiano di andare avanti finché conviene. In più c’è uno stato di necessità che certo non spinge l’opposizione a voler sostituire l’attuale maggioranza.

Visto che non si può criticare lo stato di necessità (il governo Monti  e il governo Conte hanno già dimostrato, in pochi mesi, come fossero favole tutte le discussioni sulla mancanza di poteri del Governo), si critica il Quirinale; magari proponendo riforme cervellotiche per metterlo di fatto ai margini.

Perché il Quirinale impone anche il rispetto di una regola: quella che le Camere si sciolgono solo quando non esistono alternative,   non quando si vogliono evitare certe alternative, né quando si fa di tutto per evitare il realizzarsi di alternative.

Ostacolare o promuovere riforme,  significa cambiare le regole del gioco per volerle sfruttare. Chi vuole riformare il bicameralismo, magari allineando le età richieste per Camera e Senato, argomentando che sia un problema il fatto che Camera e Senato possano avere maggioranze diverse,  dimentica che Camera e Senato “devono” avere  maggioranze diverse, e il doppio passaggio garantisce proprio che parti diverse debba accordarsi, per  garantire che le Leggi siano concordate da una maggioranza congrua. Chi vuole riformare il bicameralismo  per rendere più “rapide” le leggi confonde le Leggi (con la “L” maiuscola) , fondamento della convivenza civile che possono modificarsi solo lentamente, con leggine e regolamenti, che possono e debbono mutare e mutano velocemente.

Il Senato dovrebbe essere composto tutto da ex-deputati, di età sopra una soglia molto più alta

di quella della Camera, eletti su base regionale, e da elettori con soglia di voto attivo molto più alta di quelli  della Camera.

Così era , di fatto, quando la speranza di vita era enormemente più bassa di adesso, ed è

inspiegabile come mai, mentre si alzano tutte le soglie di età (pensionamento compreso) questo innalzamento sia stato praticamente eliminato. Chi protesta per la lentezza legislativa la imputa a una regola, omettendo di ricordare che  quando si vuole (vedi legge Fornero, o miliardi regalati a Zelenskj) le leggi passano con la velocità del fulmine.

I padri costituenti, dopo esperienze sanguinose, hanno capito che la “regola” deve essere che le leggi si cambiano lentamente, e se questo a volte è di svantaggio, complessivamente il rispetto di questa regola si rivela un vantaggio.

Ma gli ultimi governi hanno cambiato le leggi che regolano le pensioni, cosa da evitare; perché se le pensioni medie sono (come sono) non incrementate per recuperare l’inflazione e perdono valore, e questo per finanziare un aumento inadeguato delle pensioni troppo basse, il messaggio che viene recepito è che non ha senso preoccuparsi di versare più contributi,  e quindi si butta benzina sul fuoco dell’evasione contributiva.


[1]     Qui per “stranieri” non intendiamo solo coloro non in possesso della cittadinanza italian, ma tutti coloro che sono di origine non-italiana, e che colloquialmente una parte dei cittadini di origine italiana considera “stranieri”.

Data:

20 Settembre 2024

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