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Renzi attacca Bankitalia e Consob

cms_7702/renzi.jpgDurissimo attacco di Renzi a Bankitalia e Consob. Dopo aver espresso forti critiche al governatore di Banca d’Italia, oggi il segretario Pd si esprime con una lettera al quotidiano La Stampa, dove smentisce “radicalmente” quanto riportato ieri in un ’retroscena’ pubblicato dallo stesso quotidiano, dedicato alla vicenda. E dove torna ad attaccare gli organismi di vigilanza.

“Anziché continuare a evocare la vicenda Banca Etruria, su cui pure sarà interessante nelle prossime settimane ricostruire sul serio l’accaduto anziché usarla come comodo alibi per azzerare ogni critica, sarebbe interessante – afferma Renzi – capire che cosa è accaduto nella vigilanza sugli istituti veneti e non solo. E non basterà cercare di scaricare in modo irresponsabile le colpe sui predecessori, più o meno autorevoli, come qualcuno potrebbe immaginare di fare, contro la nostra opinione”.

“Non è vero infatti che il Governo non sia stato informato per tempo dei commissariamenti delle banche in crisi, a cominciare da Banca Etruria. Ogni passaggio è stato concordato tra Palazzo Chigi e Mef in perfetta sintonia e tutto si è svolto in un clima di piena collaborazione istituzionale con Banca d’Italia. E anche dopo il commissariamento di Banca Etruria, avvenuto nelle prime settimane del 2015, il rapporto tra il Governo e Banca d’Italia è sempre stato corretto”, aggiunge Renzi. Dunque, a detta di Renzi, “nessuna freddezza legata alle vicende di Banca Etruria, nessuna mancata collaborazione: il Governo, che ha agito in modo concertato e coeso come potrà agevolmente confermare il ministro Pier Carlo Padoan, e la Banca centrale hanno cercato insieme di affrontare le numerose sfide che si sono presentate in quei mesi. Nessun problema istituzionale, dunque. Nessuno”.

“Il giudizio politico negativo sulla gestione degli organismi di vigilanza, che il Pd ha espresso nelle sedi proprie istituzionali al momento del rinnovo degli incarichi, non prima né dopo, non trae dunque spunto da presunte difficoltà istituzionali ma da una constatazione: le cose non hanno funzionato come avrebbero potuto e dovuto. Il nostro giudizio politico è che in questi anni Banca d’Italia e Consob non abbiano garantito un sistema di controlli efficiente”, aggiunge Renzi, per il quale “se in questi anni le autorità della vigilanza avessero passato il proprio tempo leggendo meglio i documenti dei loro colleghi anziché parlando coi giornalisti per raccontare discutibili retroscena, probabilmente il mondo del credito e della finanza oggi starebbe meglio.

“Aziende hanno chiuso per la mancanza di credito, famiglie e risparmiatori hanno pagato un prezzo talvolta salato, funzionari di banca hanno perso il posto di lavoro. La politica ha il dovere di non voltare le spalle a questa gente. E il Pd non potrà mai accettare che su questa vicenda cali un velo di ipocrisia. Dire e ribadire la verità, allora: non per regolare conti del passato ma per aiutare l’economia italiana del futuro”, conclude Renzi.

Via il superticket?

cms_7702/ambulatorio_ftg.jpgAddio superticket? Nel pentolone della manovra torna a galla il tema dell’abolizione del superticket sanitario su visite e accertamenti. Ad aprire una discussione sul tema è stato il vice ministro dell’Economia Enrico Morando, a fronte delle “difficoltà per i cittadini di usufruire delle prestazioni sanitarie anche nelle Regioni più virtuose”. Una mossa che da molti è stata vista come un segnale inviato a Mdp, che proprio sulla richiesta di abolire il superticket aveva consumato il suo strappo con il governo sulla manovra. Insomma, dopo il rifiuto di cancellare la contestata misura, ora l’esecutivo sembra disposto a una mezza apertura. Sul superticket ora si tratta, anche se i tecnici che lavorano alla manovra esprimono dei dubbi. Le risorse infatti sono poche, e vanno fatte delle scelte.

Ma cos’è il superticket? Come funziona? E quanto costerebbe abolirlo? Per superticket si intende il balzello introdotto nel 2011 che prevede il pagamento di 10 euro di ticket su ogni ricetta per le prestazioni di diagnostica e specialistica. Ogni regione può decidere se e come applicarlo e la sua introduzione ha scatenato forti polemiche da parte di alcune regioni che hanno scelto di adottarlo in modo differente. Alcune hanno deciso di modularlo in base al reddito o al tipo di servizio, mentre altre, come la Valle d’Aosta hanno preferito non adottarlo affatto. Il superticket non si paga in Sardegna, Valle d’Aosta, nella provincia di Trento e Bolzano e in Basilicata. Viene invece applicato il superticket di 10 euro per ogni ricetta medica che abbia un valore superiore ai 10 euro nel Lazio, nel Friuli Venezia Giulia, in Liguria, Marche, Molise, Abruzzo, Puglia, Sicilia e Calabria. In Campania, Piemonte e Lombardia il superticket viene applicato in maniera progressiva all’aumentare del valore della ricetta mentre viene modulato in base al reddito in Veneto, Emilia Romagna, Umbria e Toscana.

Difficile capire se sia meglio abolirlo o se, al contrario, conviene mantenerlo effettuando una revisione dell’intero settore. Il superticket sanitario, utilizzato in alcune regioni italiane sulle ricette relative alle prestazioni di diagnostica e specialistica, è ancora una volta oggetto di contenzioso politico. Eliminarlo del tutto potrebbe costare alle casse dello Stato oltre mezzo miliardo di euro. Secondo Cittadinanzattiva, infatti, il supporto economico fornito dai ticket al Servizio Sanitario Nazionale si aggirerebbe intorno ai 500 milioni di euro, sebbene sulla carta risulti di almeno 800 milioni.

Tragico scambio di provette in ospedale

cms_7702/provette_mani_1_fg.jpgUna morte incredibile quella del bellunese Alberto Giacobbi, 76 anni, deceduto per uno scambio di provette per un caso di omonimia. Ora sul banco degli imputati, come riporta il Gazzettino, nel processo in corso a Belluno, ci sono 4 medici dell’ospedale di Pieve del Cadore, accusati di omicidio colposo.

Il caso avvenne il 9 maggio 2014 nel reparto di Medicina. Giacobbi morì quasi un mese dopo il ricovero per una lombosciatalgia. Le condizioni del paziente si aggravarono, perché, come riferito dalla figlia di Giacobbi, “per un’omonimia, la terapia anticoagulante era troppo leggera perché era stata calibrata su una persona che aveva un problema più lieve”.

Dichiarazioni che troverebbero conferma da parte del dirigente medico dell’Usl 1, Raffaele Zanella, il quale in aula ha riferito che un medico gli disse “che c’era stato uno scambio di prelievi” e che per questo aveva “ritenuto di procedere alla segnalazione all’autorità giudiziaria, chiamando i carabinieri”.

Addio 730, via in 5 anni

cms_7702/730_6_Fg.jpgDichiarazione dei redditi addio. Il direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini in un’intervista a ’Repubblica’ annuncia la rivoluzione sul fronte dell’amministrazione fiscale da mettere a segno nell’arco di 5 anni.

“Accumulando sempre più dati ed evitando naturalmente di chiedere quelli che già abbiamo, deve venir meno il concetto stesso di dichiarazione dei redditi”, spiega. “Nel momento in cui il Fisco possiede tutti i dati, ti presenta l’elaborazione di quegli stessi dati e tu da controllato diventi controllore del fisco. Ti fornisco un servizio e hai il diritto di vedere se ho lavorato bene”. Tecnicamente dunque un’abolizione del 730, che potrebbe partire entro “5 anni” perché “trattandosi di un’operazione complessa ritengo che l’orizzonte possibile per l’entrata a regime sia questo”. Sul tema evasione, Ruffini osserva che “non è verosimile” che appena l’1% della popolazione dichiari più di 200 mila euro e preannuncia una campagna pubblicitaria sul tema.

Quanto alla rottamazione, “non è tecnicamente un condono”, dice, osservando che “dare ai cittadini la possibilità di mettersi in regola senza un salasso di sanzioni e interessi non sia sbagliato”.

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12 Novembre 2017