A margine della decisione dell’Arabia Saudita che ha scelto di rinunciare al proprio seggio nel Consiglio di sicurezza dell’Onu perché “l’organismo è incapace di porre fine alle guerre e trovare una soluzione ai conflitti”. Una decisione, quindi, in aperta polemica con le Nazioni Unite. Proprio ieri, l’Arabia Saudita per la prima volta era stata eletta tra i Paesi membri non permanenti nel Consiglio.
Ieri, oltre all’Arabia, erano stati eletti per due anni anche Ciad, Nigeria, Cile e Lituania. A proposito della scelta drastica di dire no al mandato, il ministro degli Esteri saudita, Saud al Faisal, ha aggiunto: “Non abbiamo altra scelta che quella di rinunciare all’incarico, fino a quando il Consiglio di sicurezza non si assumerà pienamente la responsabilità di preservare la pace e l’ordine internazionali”.
Ma per capire la grande irritazione di Riad bisogna parlare della Siria. L’Arabia sperava che un intervento armato capeggiato dagli Stati Uniti togliesse il potere a Bashar al Assad, grande rivale. L’accordo sulla distruzione delle armi chimiche tra Washington e Mosca non è andato giù ai reali sauditi, che stavano per vedere decapitato il grande nemico senza dover intervenire personalmente.
Riad è un alleato storico degli Stati Uniti. Allo stesso tempo, finanzia l’opposizione siriana. Quando è stata approvata la risoluzione Onu sulla Siria, il ministro degli Esteri Saud al-Faisal – in segno di disaccordo – ha cancellato il suo discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. L’Arabia non ha mandato giù anche un altro rospo, il disgelo tra Usa Iran, altro nemico giurato delle monarchie del golfo.