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RIGENERIAMO LA CITTA’

E’ l’appello che tutte le associazioni tarantine rivolgono alle Istituzioni , alla politica, al Governo, all’Università, perché, come dice il prof. Damiano Palma in una sua lunga e dettagliata relazione su cosa si deve fare per riqualificare e rivalutare Taranto, la città “ è in grado di imboccare la strada di uno sviluppo diversificato ed ecocompatibile. …..per le innumerevoli bellezze e peculiarità che nulla hanno da invidiare a matera…” divenuta capitale della Cultura perché “ ha saputo riscattarsi e trasformarsi , guardando al futuro e facendo dei ‘sassi’ , considerati sinonimo di degrado ,un modello abitativo sostenibile”

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La parola d’ordine, dunque , per la città di Taranto è ormai una sola: Risanamento. Dopo 40 anni di fumi neri che hanno sorvolato in lungo e in largo la città depositando i suoi velenosi pulviscoli nei terreni agricoli, per le strade , sui balconi degli edifici entrando dalle finestre aperte delle case ma peggio ancora nei polmoni di migliaia di tarantini che con questi fumi hanno dovuto combattere talvolta senza successo, è arrivato il momento della consapevolezza e del cambiamento. Nessuno può ritenersi fuori da questa nuova ondata di speranza che sicuramente concretizzerà sogni, progetti, iniziative che partiranno dai cittadini e dalle istituzioni che finalmente con una rete capillare di programmi, proposte, e sperimentazioni forniranno alle diverse aree della città il supporto tecnico e scientifico di cui hanno bisogno per riportare l’ambiente al suo stato originario di aria, terra, acqua, pulita.

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Sarà infatti il Polo tecnologico ambientale diretto dal Rettore Antonio Uricchio e suoi collaboratori a dare il la ad una nuova fase di cooperazione fattiva tra l’ Università e i diversi settori della società così da mettere la conoscenza scientifica e tecnologica al servizio del territorio quando questi, sottoposto alla forza distruttiva di agenti inquinanti necessita di interventi innovativi di cui oggi la tecnologia avanzata dispone. Imperativo è unire le diverse forze perché si inneschi quel processo evolutivo che produca ricchezza, lavoro e serenità tali da superare i propri confini e raggiungere anche le coste opposte del Mediterraneo dove una fioritura di scambi commerciali tra i paesi in fase di crescita democratica e produttiva porteranno certamente la città tarantina ad essere protagonista di un nuovo Rinascimento. Le diverse associazioni impegnate volontariamente e attivamente a sostenere la ripresa economica della città con idee, iniziative e proposte prendono atto che il Decreto Legge per Taranto, n. 1 del 5 gennaio 20015, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale , n. 3 del 5/1/2015, sia una irrepetibile opportunità per realizzare quel cambiamento e sviluppo che si sta inseguendo senza successo causa la profondità della crisi, che ha interessato un po’ tutti i settori lavorativi . In questo impegno il Polo tecnologico è presente con i suoi percorsi alternativi alle solite scoraggianti promesse dei politici a cui spesso manca l’energia e la carica necessaria per disegnare il volo nuovo della città

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Quello che prevale tuttavia nelle richieste delle diverse associazioni è la chiusura totale del mostro industriale che i tarantini hanno imparato ad odiare per aver attribuito ad essa la causa di molte delle malattie inguaribili ma anche la chiusura dei vecchi cantieri navali che in passato assorbivano la quasi totalità della forza lavoro. La volontà di rompere con il sia pur florido passato che comunque aveva portato benessere a migliaia di famiglie di Taranto e provincia non è operazione che può concludersi con un si o con un no risoluto tante sono le contraddizioni che emergono tra le diverse opinioni . Gli interventisti a favore di una ripresa dello stabilimento siderurgico previa bonifica e della riapertura dei vecchi cantieri navali con il suo famoso Arsenale, ripartono da considerazioni del tutto comprensibili connesse alla totale assenza di offerte di lavoro. Nessuno che abbia estrema urgenza di sopravvivere alla fame che si proietta come un fantasma nella vita di migliaia di cittadini costretti comunque a obblighi fiscali notevoli, rifiuterebbe un posto di lavoro in un luogo difficile si, ma decontaminato e disinquinato in linea con le nuove procedure messe in campo dalla tecnologia di cui si dispone. Coloro che sostengono la chiusura delle attività suddette a favore di una ristrutturazione della città che giochi un ruolo primario nel campo del turismo e della cultura abbandonando tutto quanto ha costituito nel passato una forma occupazionale essenziale, in realtà appartengono a categorie di lavoratori che in qualche misura usufruiscono di una fonte sicura di guadagno dovuta o a pensionamento o ad impieghi pubblici; lavori sicuri presso enti statali , istituzioni come scuole, Università, ospedali, uffici comunali, , regionali etcc … impiegati cioè che operano in ambienti meno stressanti, meno pericolosi, meno inquinanti.

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Decise e determinate sono altresì le posizioni di una marea di gente senza lavoro che ancora nell’Ilva vede uno sbocco lavorativo e preme affinchè si possano risanare le aree intorno per ricominciare a sperare . Si può quindi parlare ancora di una risanamento globale di Taranto che permetta al colosso siderurgico di vivere ancora per diversi anni almeno fino a quando la sua fine non avverrà naturalmente perché altre opportunità nel frattempo sostituiranno l’impianto così che la morte del gigante ferito si consumi in maniera indolore per tanti cittadini di Taranto e dintorni che ancora sentono di aver bisogno di stipendi che non potrebbero essere erogati da nessun altra industria come quella che ora si vuole far morire a tutti i costi?

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Bene, se qualcuno avesse seguito l’inaugurazione del Polo Scientifico Tecnologico Ambientale del 26 maggio e avesse ascoltato il coordinatore del gruppo di lavoro dott. Capasso, avrebbe avuto una panoramica di quelle che sono le aree destinate al risanamento dalle quali non sarebbe stata esclusa , l’area industriale dell’ Ilva. Il prof. Capasso ha proiettato diapositive che hanno mostrato nei dettagli le diverse zone di risanamento ambientale così come esse sono state proposte dal Commissario delle Bonifiche dott. ssa Vera Corbelli la quale,, rendendosi interprete delle emergenze tarantine presso il Presidente del Consiglio prima e della Commissione europea dopo, ha già ottenuto da parte del Governo , 105 milioni per il risanamento delle aree che comprenderebbero anche : il Rione Tamburi, il Porto, il Mar Piccolo con le sue attività produttive, la Città Vecchia, , l’Arsenale Militare . Quello che il Polo Scientifico, Tecnologico ubicato nel quartiere Paolo VI , , potrà fare per la città grazie ai nuovissimi strumenti elettronici che arricchiscono didatticamente i laboratori di chimica, fisica ,ambiente marino… è offrire ulteriori mezzi di ricerca e di metodi applicativi che dai laboratori possano essere trasferiti direttamente nei diversi campi operativi a seconda delle specificità degli interventi.. Non più dunque il sapere isolato ma un sapere condiviso a disposizione della comunità, delle istituzioni politiche e governative che si avvarranno della cooperazione di tutte le forze che operano sul territorio comprese quelle industriali, commerciali, imprenditoriali, artigianali, ma anche di polizia, forze militari etc.. Tutto in sinergia perché scuola e lavoro diventino un unicum da cui creare sostentamento, ricchezza, arte, cultura, e serenità nella vita di ogni cittadino.

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In quanto alle tecnologie disinquinanti che possono essere applicate nell’area tarantina, basta navigare su internet e curiosare tra le nuove applicazioni della Free Energy o tra le innovazioni tecnologiche dell’ingegnere nucleare Mehran Tavakoli KESHE, ospite alla inaugurazione del Polo tecnologico per capire che nulla è più impossibile ma che metodi e tecniche d’avanguardia possono cambiare lo stato delle cose da negative in positive.

Data:

2 Giugno 2015