Rigopiano, Bonafede: “Lo Stato chiede scusa”
“La ferita di Rigopiano non è solo dei familiari delle vittime ma deve essere sentita anche dallo Stato come una ferita da provare a curare, pur sapendo che forse non si rimarginerà mai”. Così, sul palco del Palazzetto dello Sport di Penne, ha esordito il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.
“Ci sono due problemi che lo Stato deve portare avanti – ha proseguito davanti alla platea di familiari delle vittime e soccorritori – stare vicino ai parenti di chi è morto a Rigopiano e impegnarsi giorno dopo giorno per cercare la verità e per dare una risposta di giustizia che oggi chiedono i familiari delle vittime”. E ancora: “Non posso entrare nel merito del processo in corso – ha precisato -, so che la macchina della giustizia si sta muovendo e so che lo Stato deve sentire il dovere non solo istituzionale ma anche morale di dare una risposta di giustizia, sapendo che pur se non riporterà in vita le madri, i padri, i figli, i fratelli, le sorelle, le donne e gli uomini che sono morti tre anni fa ma la verità deve essere data”.
“Oggi rappresento uno Stato che deve essere qui in silenzio a dire ai familiari che è al loro fianco e lo sarà per tutto il percorso – ha continuato Bonafede -. Uno Stato che chiederà scusa per non aver avuto la capacita di proteggere i loro familiari”.
“Non solo nel giorno in cui si ricorda la tragedia – ha detto Bonafede – ma tutti i giorni dell’anno siamo chiamati a lavorare costantemente senza sosta, a testa bassa per scrivere leggi che possano impedire che si verifichino tragedie come Rigopiano e far modo che la giustizia possa funzionare ogni giorno. Per dare una risposta – ancora – e fare in modo che lo Stato possa dare la verità affinché i responsabili di quello che è successo possano pagare”.
“Questa è la mia promessa – ha concluso il ministro – tutto quello che posso fare è dirvi che nessuna delle vostre lacrime, nessuna delle vostre paure rimarranno qui oggi. Le porterò con me all’interno delle istituzioni. Continuerò ad essere al vostro fianco”.
M5s, Di Maio: “Da solo capo politico non ce la può fare”
“Farà un passo indietro o no?”, “lascia o ’raddoppia’?”. Nel Movimento 5 Stelle tutti aspettano la prossima settimana per conoscere le intenzioni del capo politico Luigi Di Maio. Nonostante le smentite dello staff e del diretto interessato, le voci su un possibile passo indietro del leader grillino non si affievoliscono, anzi. Tra i pentastellati c’è chi è convinto che il titolare della Farnesina sia già al lavoro sul discorso di ’commiato’, da pronunciare, magari, già prima delle regionali ’spartiacque’ di domenica 26 gennaio in Emilia Romagna e Calabria. Quel che è certo, è che Di Maio guarda agli Stati Generali del M5S, in programma dal 13 al 15 marzo (probabilmente a Torino), come a un’occasione per rilanciare il progetto pentastellato. Per il capo politico bisogna “cambiare una serie di regole interne” e “una serie di valori di riferimento” perché “tanti obiettivi del programma sono stati realizzati”. “E per questo”, ha spiegato Di Maio, “ci saranno gli Stati Generali il 15 marzo: sarà il primo momento della nostra storia, dopo 10 anni, per ritrovarci e discutere dei prossimi 10”.
In questo contesto si inseriscono i recenti colloqui avuti dal numero uno dei 5 Stelle. Il 17 gennaio Di Maio ha visto il sindaco di Torino Chiara Appendino, il cui nome da giorni circola come possibile successore dell’attuale leader in caso di dimissioni: “Il Nord è poco rappresentato ai vertici del M5S e nel team dei facilitatori. Per questo, Chiara potrebbe ’colmare’ quel vuoto”, osserva una fonte. Voci di corridoio riferiscono all’Adnkronos anche di un incontro tra il ministro degli Esteri e il presidente della Camera Roberto Fico il giorno 16: indiscrezioni però non confermate dall’entourage della terza carica dello Stato e non escluse dallo staff di Di Maio.
In queste ore concitate si segnala anche un certo ’attivismo’ da parte del sottosegretario al Viminale Vito Crimi, che da statuto, in quanto membro più anziano del Comitato di garanzia M5S, succederebbe a Di Maio come reggente. E in tanti guardano con attenzione alle future mosse della vicepresidente del Senato Paola Taverna, componente del ’Team del Futuro’. In attesa di conoscere le regole di ingaggio del ’congresso’ di marzo, i grillini critici di Camera e Senato provano a far rete e limano il documento della svolta: separazione tra il ruolo del leader e gli incarichi di governo; gestione di Rousseau nelle mani del M5S; dialogo con il mondo progressista. Prospettiva, quest’ultima, condivisa anche dal garante Grillo come conferma il dialogo in corso con il sindaco dem di Milano Beppe Sala: “E’ un dialogo che nasce da una comunanza di visione su tanti temi”, conferma il primo cittadino milanese. I conti però si faranno a marzo agli Stati Generali, che, ha ribadito Di Maio da Lamezia Terme, serviranno “per mettere finalmente in piedi una nuova Carta dei Valori e anche un’organizzazione più efficace perché”, ha ammesso, “da solo il capo politico non ce la può fare”. In che modo però questa eventuale nuova organizzazione ’collegiale’ si integrerà con la neonata squadra dei facilitatori non è ancora chiaro.
I prossimi giorni per il M5S si preannunciano turbolenti: in primis per il vuoto di potere destinato a crearsi dopo un ipotetico passo indietro di Di Maio e poi per le possibili nuove defezioni sia alla Camera (dove l’ex ministro Lorenzo Fioramonti continua a lavorare al suo gruppo ’Eco’) che al Senato (dove la maggioranza può contare su numeri tutt’altro che blindati). Infine, il capitolo restituzioni, la nota dolente di queste ultime settimane. Dopo aver ottenuto la modifica dello statuto del Comitato rendicontazioni nella parte che destinava le eccedenze all’Associazione Rousseau di Davide Casaleggio (dirottate al Fondo per il Microcredito), i parlamentari ora chiedono maggiore collegialità nella gestione della ’cassaforte’ grillina. Nella serata di mercoledì 15 si è tenuta una riunione alla Camera con il tesoriere Francesco Silvestri: “Sono state avanzate alcune proposte per rendere questo strumento più democratico, magari includendo nell’organo dell’assemblea tutti i soggetti che versano i soldi sul fondo gestito dal Comitato”, rivela uno dei presenti. Sulla scelta dei progetti benefici a cui destinare i fondi delle restituzioni gli iscritti si esprimeranno con un voto su Rousseau lunedì prossimo. Nella stessa giornata si terrà anche la consultazione online per eleggere i facilitatori regionali e i candidati presidenti di Liguria, Toscana e Puglia.
Meloni: “Partito di Renzi non supera sbarramento”
“Dietro le Sardine c’è il Pd”
“Il mio unico perimetro di alleanze e di governo è il campo del centrodestra e non sarei, quindi, disponibile ad allearmi con Renzi. Ma per come la vedo io credo che potrebbe non esserci il partito di Renzi nella prossima legislatura. Secondo me non arriverà allo sbarramento”. Sono le parole di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, nell’intervista a Maria Latella su Sky Tg24.
“Penso che il sistema proporzionale oggi sia semplicemente un modo per consentire a forze politiche sostanzialmente agonizzanti di tenersi abbarbicate al potere anche in assenza di un consenso sufficiente. Sono convinta che l’Italia abbia bisogno di un sistema elettorale fatto, non per difendere quelli che lo scrivono, ma per difendere gli italiani che votano”, aggiunge.
“L’unico modo per aiutare l’Italia è avere un sistema elettorale che consenta a chi arriva primo, in un sistema di coalizioni e di alleanze, di avere i numeri per poter governare per cinque anni. Il proporzionale è il sistema perfetto per l’ingovernabilità. Per me va bene qualsiasi sistema che preveda un premio di governabilità o un premio di maggioranza. In caso di un sistema proporzionale chiederò che ogni partito dichiari prima del voto quali sono le sue alleanze possibili”, afferma ancora.
Sull’alleanza con Matteo Salvini, dice: “C’è la tendenza a continuare a parlare di presunti screzi tra Fratelli d’Italia e la Lega o tra la Meloni e Salvini. Ma questo nasconde una grande paura verso quella che è un’alleanza solida e vincente. Non ci faranno litigare. Siamo due persone diverse e FdI e la Lega sono due partiti diversi ma sono alleati e stiamo insieme perché abbiamo una visione compatibile, anche se diversa”.
Le Sardine “non sono un movimento spontaneo, fanno la guardia bianca sugli scandali di Bibbiano, dietro c’è il Pd, fanno parte della campagna elettorale del Pd in Emilia Romagna, fanno il paio con la campagna elettorale di Bonaccini che ha fatto sparire i simboli dei partiti facendo finta che non è del Pd”. Lo ha detto Giorgia Meloni a ’L’intervista’ di Maria Latella su SkyTg24.
Centro, risorge lo scudo crociato: nuovo partito a congresso
Si è conclusa l’assemblea costituente del partito popolare di centro lanciato a Roma presso la sede del Museo storico nazionale dell’arte sanitaria. Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc, convocherà entro un paio di mesi il congresso entro il quale il nuovo partito dei cattolici democratici sarà definitivamente costituito con il nuovo nome.
Probabile, come preannunciato da Gianfranco Rotondi, il richiamo al Ppe: “Potremmo chiamarlo Partito del popolo italiano, Partito popolare…Comunque questo sarà il riferimento”. Definito invece il simbolo, che sarà lo scudo crociato.
Il parlamentare di Forza Italia è certo: “Se si ricrea un Partito unitario con le forze che si ispirano al Ppe, i popolari partono dal 10%”. Positiva in proposito anche la Binetti:” Se questi entusiasmi maturati oggi riusciranno a dare vita a una tela forte e concreta, mantenendo le promesse emerse, credo che occuperemo un vuoto che sta diventando imbarazzante”.
Sarà un percorso in cui l’unione fa la forza: “Con Italia Viva ci auguriamo di fare un percorso comune”, commenta Lorenzo Cesa che vede di buon occhio anche la possibilita’ di un incontro di intenti con Mara Carfagna e la sua neonata associazione Voce Libera.
“Dobbiamo fare in modo che tutte le forze centriste moderate che fanno riferimento al Ppe, come Forza Italia, tutti – spiega – siano insieme perché c’è bisogno di dar vita ad un grande centro popolare nel nostro Paese che significa stabilità, significa mediazione e buon senso, elementi di cui l’Italia ha bisogno”.
“Un partito di cattolici, di ispirazione cristiana, di antropologia cristiana, un partito di centro è ciò che serve – commenta all’Adnkronos Calogero Mannino, intervenuto al lancio della Dc del futuro – per ridare al sistema politico italiano punti di riordino in assenza dei quali la crisi politica diverrà presto crisi istituzionale”.
Craxi, Siri: “Figura da rivalutare, oggi sarebbe sovranista”
Bettino Craxi? “Una figura da rivalutare” secondo il leghista Armando Siri, che è stato ad Hammamet per le celebrazioni del ventennale dalla morte del leader socialista.
“Sono certo che se oggi fosse ancora vivo sarebbe un convinto sovranista”, dice all’Adnkronos Siri, che di Craxi ha anche un ricordo personale: “Era una persona di cui apprezzavi non solo la dimensione politica ma anche quella umana – racconta – Ma era soprattutto uno statista, sul quale, 20 anni dopo la morte ’in esilio’ ad Hammamet, va fatta una riflessione. D’altra parte, film, libri, lo stesso senso comune della gente stanno cominciando a squarciare il muro del silenzio sulla sua figura e ad aprire la strada perché sia dato il giusto riconoscimento a un uomo dello Stato”.
“Bettino Craxi – aggiunge l’esponente leghista – ha dato tanto all’Italia. Per questo la sua figura va rivalutata e va fatta conoscere alle generazioni più giovani”.