Nella rubrica Cantiere Poesia, curata da Maria Grazia Calandrone, compariva, nel febbraio 2016 (n. 312) Andrea Bassani, con Lechitiel. “Per chi sa ascoltare, nella poesia è scritto tutto ciò che c’è da sapere.
Non ho scritto leggere, ho scritto ascoltare. Questo avviene tanto di più con poesie come quelle di Andrea Bassani: dire le cose umane con parole semplici e chiare è un dono incomparabile, quando le parole non sono banali. Dire l’amore, il dolore amoroso, la morte, il dolore mortale dei mortali, se non è lagno solipsistico, è ossigeno, per chi leggendo può comprendere e, dunque, sentirsi a sua volta compreso, nel senso di inteso correttamente, non frainteso, ma anche nel senso di incluso, nel grande abbraccio dell’essere umani.” Rileggendo le poesie di Andrea Bassani, che ci colpiscono, non possiamo non essere d’accordo con Maria Grazia Calandrone, che proseguiva il suo intervento citando la figura di Alda Merini nella biografia del poeta, sicché c’è da concludere che “l’incontro con le parole e la persona della poetessa dev’essere stato per lui determinante.” Lechitiel è il nome dell’angelo della consolazione, colui che accoglie e rafforza le anime che il dolore ha separato dal mondo. E Andrea Bassani ha cantato, in queste poesie, la passione dell’amore perduto che si trasforma in dolore che sfigura il volto. Un bivio esistenziale, un gorgo. Ci sarebbe molto altro da dire per un poeta che cercheremo ora di conoscere.
Andrea Bassani nasce a Bergamo nel 1980. A diciannove anni, insieme a un gruppo di amici, costituisce una blues band della quale è cantante e si esibisce in locali notturni lombardi. A ventitré anni compone i primi versi e si avvicina con interesse al mondo della letteratura. A ventisei anni stampa la sua prima raccolta di poesie dal titolo “Amore Androgeno” (Edizioni d’arte Imedea). Per Alberto Casiraghy pubblica la plaquette “Mare” (Pulcinoelefante) con un disegno di Giacomo Pellegrini. Incontra la poetessa milanese Alda Merini, nel suo appartamento sui Navigli, alla quale sottopone i suoi scritti. Durante un secondo incontro la stessa poetessa lo invita a proseguire sulla strada della versificazione con più alte ambizioni. Nel 2007, in seguito a un’importante conversione spirituale, lascia famiglia, amici, lavoro e si trasferisce a Pistoia.Trascorre cinque anni d’inattività artistica durante i quali si dedica allo studio delle filosofie orientali e al volontariato. Solo nel 2013, a seguito dell’incontro col prof. Ernesto Marchese, relatore di una serie di conferenze sulla poesia classica e contemporanea, ricomincia a scrivere. Il suo “Cantico della Bellezza” viene letto nelle sale affrescate del comune di Pistoia dalla compagnia teatrale “Il Rubino”. Pubblica nel 2016 per “Terra d’Ulivi edizioni” il poema “Lechitiel”, apprezzato anche in Francia tanto da essere inserito nel prestigioso catalogo della Biblioteca del Centro Pompidou di Parigi. Partecipa a reading letterari e collabora con importanti personalità della letteratura contemporanea. Alcune sue poesie si possono ascoltare su canali youtube. Parallelo e altrettanto vissuto come espressione poetica è il suo percorso pittorico. Ha scritto di lui Bernard Tiburce (Bibliotecario del Centro Pompidou di Parigi) e il Prof. Clemente Francavilla (Docente di Teoria della percezione visiva e Psicologia della forma, Accademia di Belle Arti di Bari). Ha ricevuto un giudizio positivo dal critico d’arte Gian Ruggero Manzoni. La sua opera “Il Profeta” è stata collocata presso il Museo sacello di Sant’Egidio della Chiesa San Pasquale Baylòn di Taranto. Nel Dicembre 2017 la commissione della Rivista Internazionale “Vesalius. Journal of the International Society for the History of Medicine” sceglie il disegno “Gli occhi di Vesalius” per la copertina del Vol.XXIII, N°.2. L’opera “Gli occhi di Vesalius” è in esposizione permanente nell’Archivio Tematico Museale per la Storia delle Arti Sanitarie (ARTEMAS) del Policlinico di Bari. Nominato giurato per la prima edizione (2017) del premio di poesia Maria Maddalena Morelli “Corilla Olimpica” città di Pistoia insieme ad Ernesto Marchese, Matteo Mazzone, Marco Marchi, Gabriella Grande, Giacomo Trinci, Antonella di Tommaso. Nel 2017 una sua biografia e alcune poesie tratte da “Lechitiel” compaiono nell’antologia poetica rumena “Poezia”, tradotte dalla poetessa Eliza Macadan. Nel Febbraio 2018 pubblica la plaquette “Sia poesia” per “Il ragazzo innocuo editore” di Luciano Ragozzino: 50 copie autografate contenenti sei poesie e un’incisione originale. Nel Settembre 2018 pubblica “la castità” (Ensemble), nella nuova collana “Leontopodium” per cui realizza il logo. Abbiamo optato per la pubblicazione quasi integrale delle note biografiche tratte da
https://andrea-bassani.com/informazioni/ perché ci sembra, la sua, una voce limpida, che merita di essere conosciuta e apprezzata, soprattutto se – come appare a una prima disamina dei blog di critica letteraria – le omissioni nei suoi riguardi superano forse le attenzioni, anche se alcune sue poesie sono state pubblicate su Nazione Indiana. Altre autrici e altri autori che non hanno la stessa vocazione alla parola poetica, o forse l’hanno vista da lontano, (cercano e) trovano spazi ben maggiori Quindi c’è qualcosa che non va.
Il martirio dei poeti
I poeti non scelgono,
lasciano che sia.
La poesia l’accettano.
E si ritrovano ad ardere
una manciata di parole
in un falò fantasioso
che li riscaldi un poco.
Perché i poeti sono quelli
che tremano il gelo
del ghiaccio sociale.
Martiri della pazienza,
strattonati, trascinati, offesi,
i poeti hanno breve vita
e muoiono a lungo.