Traduci

RILEGGENDO POESIA – ANGELO NARDUCCI

cms_30946/POESIA.jpgVoci dall’Abbruzzo fu un articolo curato da Anna De Simone, la cui prima parte venne pubblicata nel settembre 2011 (n. 263).

Tra le voci di spicco pubblicate allora ci preme ricordare quella di Angelo Narducci, prima che la sua figura – già sbiadita nella memoria degli italiani – non si dissolva completamente. Eppure Narducci “è stato impegnato sempre in prima persona nel tentativo di dare un contributo fattivo alla crescita della società. […] Qui si è cercato di mettere a fuoco la sua dimensione artistica, la sua maniera di essere poeta nel contesto aquilano degli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento.

I suoi modelli sono Leopardi, Rilke, Cardarelli, Montale, Ungaretti, García Lorca, i crepuscolari.” Perché questo autore dev’essere considerato – almeno a nostro parere – una figura non secondaria nell’Italia del secondo dopoguerra? Accediamo al link https://it.cathopedia.org/wiki/Angelo_Narducci.

cms_30946/Angelo_Narducci.jpgAngelo Narducci (19301984) è stato un giornalista e politico italiano. Fu direttore del quotidiano della Conferenza Episcopale ItalianaAvvenire dal 1969 al 1980, nonché esponente della Democrazia Cristiana al Parlamento europeo dal 1979 al 1984. Nacque a L’Aquila, il capoluogo abruzzese che alla fine della guerra viveva un periodo di grande crescita culturale. Ad appena 16 anni, in occasione del referendum istituzionale, faceva libera propaganda per la Repubblica; Nel 1949 si iscrisse alla Democrazia Cristiana e fece il suo esordio da giornalista come corrispondente della cronaca locale per il Giornale d’Italia. Nel 1950 si trasferì a Roma. Fu qui che, insieme con Corrado Guerzoni, Franco Maria Malfatti, Bartolo Ciccardini, Franco Salvi e tanti altri, si formò all’attività politica culturale. Nel 1952 Narducci, insieme con gli amici suoi concittadini Luciano Fabiani, Silvano Fiocco e Giovanni De Sanctis, diede vita a Provincia Nostra, rivista mensile di cultura e politica dei giovani democristiani. La rivista, pur avendo un prezzo di abbonamento e qualche introito dalla pubblicità, era a spese dei quattro fondatori, e per questo durò solo cinque numeri. (Oggi invece nascono testate editoriali e schieramenti politici esclusivamente per beneficiare del contributo pubblico, NdA). Nel 1956 entrò ne Il Popolo di Ettore Bernabei, dove gli venne affidata la cura della terza pagina. Vi restò dieci anni, divenendone prima notista politico, poi redattore capo, infine vice-direttore.

cms_30946/Angelo_Narducci_con_Papa.jpg

Da questo incarico passò nel 1966 alla Gazzetta del Popolo, dove restò fino al 1968, quando Paolo VI lo chiamò a far parte del gruppo degli iniziatori di Avvenire, che diresse dal 1969 al 1980 (forse gli anni più difficili, per ovvii motivi storici, sociali e politici, NdA). Il suo Avvenire doveva avere come punto di riferimento costante la necessità e la dignità degli ultimi, ed essere sempre pronto a giudicare fin dove l’azione politica fosse al servizio della persona e non a difesa di situazioni preesistenti. Nel 1979 accettò di candidarsi al primo Parlamento europeo, ma restando ai margini della Democrazia Cristiana. Eletto con grande consenso di voti, a Bruxelles divenne membro della Commissione per la Cooperazione allo Sviluppo e capo della delegazione del Partito Popolare europeo negli organi parlamentari previsti dalla Convenzione di Lomé, dimostrando, ancora una volta, la sua sensibilità e la sua attenzione per gli ultimi del mondo. Nell’autunno del 1983 avvertì i primi sintomi della malattia che l’avrebbe condotto alla morte nel 1984. Che anche il Narducci poeta meriti qualche rilettura non lo affermiamo soltanto noi. Le sue pubblicazioni furono Stagioni (1952), Il ragazzo che ero (1958, con prefazione di Giacinto Spagnoletti), La luna sul Tevere (1960), Il mirto il cardo e le rose (1963), Mezza vita (1974). Tutte le poesie sono state riunite nel volume Nella tua casa (ristampato nel 1987). Le informazioni disponibili su Wikipedia sono dunque, almeno parzialmente, errate. Però è vero che le prime sillogi furono stampate e regalate soprattutto agli amici. Angelo Narducci era mite ma avvertiva il peso e la responsabilità del proprio ruolo, che svolgeva con dignità e con umiltà. Un’umiltà che però non gli faceva venir meno la voce quando si trattava di richiamare anche gli altri alle loro responsabilità. Angelo Narducci era anche un uomo di cultura e un poeta di valore.

RISVEGLI A SETTEMBRE

La luce che tarda al mattino
il torpore che insiste
la casa che priva di suoni
non ha fiato
per invocare il giorno.

Anche se il gallo
non canta
un sole malato
come in questo settembre
filtrerà ugualmente tra i vetri
a destarci l’anima.

C’è un tempo per dormire
ed uno per vegliare
un tempo per il riposo
e uno per la fatica
non pone il Qoelet
alternative di sorta
e il giorno a questa chiama.

Le stagioni
non tornano indietro
e se la memoria indugia
è per chiamare il futuro.

Data:

22 Giugno 2023