Nel settembre 1999 (n. 131) apparvero alcuni inediti di Dino Azzalin il cui titolo provvisorio era Prove di memoria, dal momento che facevano parte di un lavoro in corso di definizione. Dino Azzalin, varesino, classe 1953 è medico chirurgo odontoiatra, con uno studio avviatissimo a Varese.
Leggiamo un suo ritratto da https://www.nemeditore.it/autore-dino-azzalin.
Dino Azzalin è nato a Pontelongo (PD) nel 1953. È medico, poeta, scrittore, editore. Ha pubblicato con l’editore Crocetti di Milano quattro raccolte di poesia: I disordini del ritmo (1985), prefazione di Cesare Viviani; Deserti (1994), prefazione di Mario Santagostini; Prove di memoria (2006), prefazione di Andrea Zanzotto, finalista al Premio Dessì (2°) e vincitore al Giustino de Jacobis (2007); Il pensiero della semina (2018), finalista e vincitore al XXX Premio Camaiore, Anterem XXX edizione, Premio Internazionale di Poesia Europa in Versi, Premio Internazionale Città di Como, nel 2018. Ha pubblicato un libro di prosa poetica, Guardie ai fuochi, Edizioni del Laboratorio Modena (2010); quattro libri di racconti Via dei consumati (1999), editore Ulivo (Svizzera); Diario d’Africa (2001) 6.a ed. con la Nuova Editrice Magenta (NEM); Mani Padamadan. Viaggi di sola andata, Nuova Editrice Magenta (NEM), 2007; Nel segreto di lei. Storie d’amore e di buio, edito da ES (Milano) nel 2016 (finalista al Premio Trivio).
Nel 1999 ha rilevato l’Editrice Magenta, fondata da Bruno Conti e Luciano Anceschi nel 1952, e con Angelo Maugeri, presidente degli scrittori della Svizzera italiana, ha cofondato la NEM (Nuova Editrice Magenta) che ha pubblicato fino al 2019 più di 60 titoli. E’ incluso in alcune antologie e tesi universitarie. Ha tenuto letture, seminari di poesia e letteratura al Dipartimento di Italianistica dell’Università di Bologna con Niva Lorenzini, e Francesco Carbognin. Ideatore della Notte dei Poeti (1988) del X agosto che, ogni anno da 30 anni al Faido (Varese), cade la notte di san Lorenzo e a cui hanno partecipato i massimi poeti italiani tra cui Andrea Zanzotto e Alda Merini.
Ha co-fondato nel 1999, con altri medici, l’APA Onlus che si occupa di progetti sanitari odontoiatrici e interagisce con il CUAMM, Medici con l’Africa. Attualmente ricopre la carica di Presidente nazionale APA. E’ stato presidente (2013- 2016) CUAMM, Varese. Nel 2015 ha ricevuto il XVI Premio “Il Sole d’Oro” della CESVOV (Servizio per il Volontariato, Varese). Ha pubblicato numerosi articoli scientifici, è stato relatore a congressi nazionali e internazionali e ha seguito corsi di perfezionamento a Goteborg in Svezia, in Sudamerica e negli USA. E’ stato presidente dell’Albo Odontoiatri e Consigliere provinciale dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri di Varese dal 1999 al 2011. In un’intervista ha affermato: “Più che editore sono un appassionato di libri e ho raccolto il testimone di Bruno Conti che ebbe il merito di scoprire talenti come Pier Paolo Pasolini, Andrea Zanzotto, Alda Merini e tanti altri.
Io ho frequentato all’inizio, quando ero ragazzino, tutta la scuola milanese che va da Raboni, a Cucchi a Porta e una serie di altri personaggi. E frequentando questi cenacoli poi sono finito a identificare il mio maestro: Andrea Zanzotto.” Nonostante il “doppio” curriculum (medico e artistico) e i numerosissimi, importanti riconoscimenti conseguiti, Dino Azzalin non sembra essere conosciuto e apprezzato, come meriterebbe, anche al di fuori della sua Varese. Nonostante o a causa del suo doppio curriculum? È noto che i poeti non si amino fra loro, soprattutto se alcuni, che non provengono da un “certo ambiente”, sembrano far loro ombra. Inoltre gli odierni cenacoli – ben lungi dall’essere luoghi di incontro e dibattito – assomigliano sempre più a conventicole dove la partigianeria è il vero cuore pulsante, in una rendita di posizione narcisistica e inconcludente. C’è forse poesia in tutto questo? Infine – dato allarmante – ci sono più poeti che lettori di poesia. Una lacuna che vorremmo, nel nostro piccolo, contribuire a colmare.
***
Qui posso parlare solo di quel che mi fu dato.
Di una casa in rovina dove ho preso a prestito
l’anima, i pianti rotti delle donne, le bestemmie
dei contadini contro la grandine, l’odore delle stalle.
Inseguii falene, liberai cani dalle catene,
incendiai pagliai, amai libellule e farfalle,
mi nutrii di uve, frumento e frutti selvatici.
Vissi libero come le antere degli stami e microspore,
con cui seminai l’anima di vertigine e ne strappai le mappe.
E poi la corsa coi brividi alle ginocchia verso
il fienile a nascondere i suoi petali tra le stelle.
Tutto qui. Niente di piú che un dono.