Salvatore Ritrovato parlava di Fabio Pusterla nel marzo 2010 (n. 247) perché nel 2008, pubblicata da Einaudi (nella famosa collana La bianca), usciva Le terre emerse, un’antologia delle precedenti raccolte con l’aggiunta, nell’ultima sezione, di sei inediti. Ne dava conto su Lo scaffale di Poesia, rubrica più volte da noi citata.
Ritrovato affermava: “ogni sottrazione o addizione di testi all’interno di un libro di un autore vivente non costituisce solo un motivo di interesse per comprendere le dinamiche interne di un’opera in fieri, è altresì utile per puntellare il terreno scivoloso, a volte franoso, su cui si muove la critica letteraria.” Quindi, continuava l’autore della recensione, non era, questo, solo un transito, ma un momento di riflessione sul percorso fatto. “I testi proiettano la dimensione propriamente esistenziale della poesia di Pusterla sia sul fronte politico-civile italiano, sia sul più ampio orizzonte di significati che il paesaggio ticinese-lombardo fissa in emblematiche presenze naturali.” Si passava cioè da una visione diacronica e analitica a una sincronica e sintetica.
Cerchiamo ora di conoscere Fabio Pusterla attingendo da https://search.usi.ch/it/persone/5dae7610d9d327f8a89004911f5a755b/pusterla-fabio,premettendo che ne pubblichiamo un ampio stralcio ma che ne consigliamo la lettura integrale.
Fabio Pusterla è nato a Mendrisio nel 1957. Laureato in lettere moderne presso l’Università di Pavia, vive e lavora tra la Lombardia e la Svizzera, dove insegna lingua e letteratura italiana presso il Liceo cantonale e l’Università di Lugano; ha tenuto per alcuni anni dei corsi presso l’Università di Ginevra. È stato tra i fondatori della rivista letteraria “Idra”, edita a Milano da Marcos y Marcos. È attivo come poeta, traduttore (soprattutto dal francese, con qualche incursione nella letteratura portoghese) e saggista. Collabora a giornali e riviste in Svizzera e in Italia. Dal 2014 è professore titolare presso l’ISI di Lugano. Oltre a numerosi saggi di argomento linguistico e letterario, ha pubblicato con Claudia Patocchi il volume Cultura e linguaggio della Valle Intelvi (Senna Comasco, 1983; ristampa 2006), e con Angelo Stella e Cesare Repossi l’antologia Lombardia (Brescia, La Scuola, 1990). […] In campo poetico, accanto alle pubblicazioni in riviste o antologie, è autore dei libri Concessione all’inverno (con prefazione di Maria Corti, Bellinzona, Casagrande, 1985, 2001), Bocksten (Milano, Marcos y Marcos, 1989, 2003), Le cose senza storia (ivi, 1994, 2007), Isla Persa (Locarno, I semi del Salice, 1998), Laghi e oltre (con Alida Airaghi e Anna Felder, Lietocollelibri, 1999), Pietra sangue (Milano, Marcos y Marcos, 1999), Folla sommersa (ivi, 2004); e delle plaquettes Sotto il giardino (con versione francese e tedesca, Losanna, 1992), Tra la terra e il cielo (con Antonio Rossi e Francesco Scarabicchi, incisioni alla maniera nera di Alberto Rocco e un’introduzione di Massimo Raffaeli), Danza macabra (Lietocollelibri, 1995), Bandiere di carta (a cura di Fabrizio Mugnaini, Scandicci, 1996), Movimenti sull’acqua (Lietocollelibri, 2003), Ipotesi sui castori (Flussi, Valmadrera , 2002), Sette frammenti dalla terra di nessuno (ivi, 2003) e Le storie dell’armadillo (I Quaderni d’Orfeo, Milano, 2006). […]Quell’antologia edita da Einaudi già certificava Pusterla come un autore dal valore ormai riconosciuto: non era un mosaico casuale di testi ma “il nitido disegno di una parola che non rinuncia tanto alla pronuncia del verso, lasciato liberamente fluttuare, quanto alla sovraesposizione del soggetto lirico, che si deframmenta […]”. Fabio Pusterla è ovviamente presente nei blog, nelle riviste letterarie online, in molte riflessioni sulla poesia contemporanea. Tuttavia Mauro Ferrari, direttore editoriale di puntoacapo e grande conoscitore di poesia contemporanea, cita spesso un aneddoto relativo a una docente universitaria di letteratura italiana (della quale non ha mai fatto il nome, quindi non possiamo riferirlo): ebbene, la professoressa in questione, una decina di anni fa, ignorava chi fosse Pusterla e ovviamente il suo percorso poetico. Forse è meglio leggere e commentare una poesia di Fabio Pusterla anziché commentare l’aneddoto: nel primo caso si contribuirebbe a conoscere e diffondere la poesia italiana contemporanea, nel secondo… si farebbero troppi pettegolezzi.
ANGELA PIANGE PERCHÉ NON SA PARLARE
Angela piange perché non sa parlare,
perché non sa nessuna lingua e si sente muta,
intuisce che una catena stringe il suo silenzio
a un’esplosione di volti, il suo balbettio
a un passato che appena conosce, tormento privato
che non si può neanche raccontare
tanto è comune, e sordo. Eppure parla,
eppure sa di non saper parlare.
Per questo scoppia in lacrime, nell’ora
di biologia, davanti alla lavagna.