Ikigai: verso l’equilibrio e la realizzazione
In un’epoca caratterizzata da continui cambiamenti e incertezze, molti giovani si trovano in una condizione di stallo esistenziale, senza un chiaro percorso educativo o lavorativo. I NEET (Not in Employment, Education, or Training), ovvero coloro che non sono impegnati in alcuna attività di formazione, istruzione o impiego, rappresentano una delle problematiche più pressanti della società contemporanea. Questi individui, spesso alienati e disconnessi dalla collettività, necessitano di un nuovo approccio, che faccia emergere il loro valore e il contributo che possono fornire alla comunità. In tale contesto l’Ikigai, una filosofia giapponese che ha radici antiche, molto diffusa tra le popolazioni più longeve del pianeta, può giocare un ruolo decisivo, nel ridare senso e direzione all’esistenza di chi si trova in questa condizione, favorendone l’inclusione sociale e professionale. Detto modello, rappresenta la possibilità di raggiungere un equilibrio nelle attività quotidiane, incoraggiando un processo di introspezione e consapevolezza, il cui obiettivo principale è la realizzazione personale, in un costante dialogo tra sfera privata e ambito pubblico. Un concetto che può essere interpretato, quindi, come lo scopo della nostra essenza, ciò che ci motiva ad alzarci ogni mattina per affrontare le sfide della giornata.
Il concetto di ikigai e il suo impatto nelle pratiche di orientamento
L’ Ikigai si basa sull’intersezione di quattro dimensioni fondamentali: ciò che una persona ama fare, ciò in cui è abile, ciò di cui il mondo ha bisogno e ciò per cui può essere retribuita. Un orientamento esistenziale che non si limita, dunque, a guidare i giovani verso una carriera specifica, ma li invita a riflettere sul proprio ruolo nella società e a scoprire come le loro competenze e passioni possano essere utilizzate per il bene comune. Un simile metodo diventa fondamentale per le nuove generazioni, che spesso non vedono prospettive chiare, o motivazioni per il loro futuro, per cui, integrare questo concetto nei percorsi di guidance, permette di superare i limiti dei modelli tradizionali, che si concentrano prevalentemente sull’acquisizione di competenze tecniche, senza considerare il benessere psicologico e sociale degli individui.
La crisi del percorso di orientamento: un modello da riformare
I NEET si trovano frequentemente in una situazione di instabilità e isolamento, derivante dalla mancanza di opportunità concrete e dalla difficoltà a bilanciare le proprie esigenze con l’impegno civile. Di conseguenza, le consuete modalità di orientamento, focalizzato principalmente sull’occupabilità, non rispondono adeguatamente alle loro necessità; al contrario, l’approccio offerto dal modello Ikigai, propone una via più equilibrata, per aiutarli a scoprire il loro potenziale e a trovare il significato più profondo di sé stessi. Lo smarrimento, infatti, non è solo una questione di mancanza di opportunità lavorative, ma riflette una più ampia disconnessione tra il singolo e il mondo esterno, anche perché, i sistemi tradizionali non riescono a sollecitare una riflessione su come le competenze personali possano essere utilizzate in favore di tutti. L’indirizzo integrato dell’Ikigai, sottolinea invece che, la collaborazione con gli altri, è importante quanto la soddisfazione personale, aiutando ciascuno a riscoprire il proprio valore, sia come singolo, che come membro attivo della comunità.
Motivazione intrinseca e autodeterminazione: la chiave del successo
Un elemento centrale di questo metodo è la sua capacità di attivare la motivazione intrinseca, aspetto che risuona profondamente con la Self-Determination Theory (SDT), sviluppata da Deci e Ryan (2000), secondo cui, la motivazione umana è guidata dalla soddisfazione di tre bisogni psicologici: autonomia, competenza e relazionalità. Le nuove generazioni, che spesso hanno difficoltà a distinguere la giusta strada da seguire, trovano allora, in questo strumento una risorsa decisiva, per appagare tali fondamentali bisogni. L’orientamento basato su detta visione consente, infatti, di prendere il controllo delle proprie vite, sviluppando consapevolezza di sé e sentimenti di protagonismo, stimolando inoltre, la resilienza e la perseveranza, qualità imprescindibili per affrontare, con successo, la quotidianità e le pressioni dell’ambiente esterno. In definitiva, la connessione tra il proprio scopo personale e l’interesse collettivo, non solo rafforza il legame di cittadinanza con la comunità, ma stimola una crescita soggettiva più profonda e sostenibile.
Ikigai come strumento di inclusione sociale
Questa impostazione, non si limita a fornire strumenti per migliorare l’abilità nell’ottenere un impiego, ma promuove anche una prospettiva che mette assieme le aspirazioni degli individui e il progresso della società. L’approccio proposto, con la sua enfasi sulla connessione tra dimensione personale e collettiva, offre, in pratica, una via per superare l’isolamento e per creare una società più resiliente e inclusiva. Nell’odierna realtà globalizzata, che rende sempre più evidenti le disuguaglianze, il rischio per i NEET di rimanere esclusi è, infatti, piuttosto elevato, mentre un orientamento che valorizza l’apporto unico che ognuno può offrire, riduce il pericolo di esclusione e favorisce la coesione civile, permettendo a coloro che riscoprono il proprio valore e si riconnettono al proprio scopo esistenziale, di assumere un ruolo più attivo, contribuendo così, anche al consolidamento di una cultura più aperta e solidale.
Salute psicologica e crescita personale
Numerosi studi, hanno pure dimostrato che la ricerca del proprio Ikigai è associata a una maggiore stabilità psicologica e a una migliore qualità della vita; in particolare, Sone et al. (2008), hanno evidenziato che i soggetti che identificano e perseguono questo tipo di percorso, presentano una più bassa percentuale di sintomi depressivi e una maggiore longevità. Si tratta di un risultato certamente rilevante, che mette in risalto come, chi si trova in condizioni di emarginazione, deve solitamente misurarsi con problematiche significative, che si ripercuotono anche sulla salute mentale. Solo inducendo i giovani ad adottare una visione esistenziale più ampia, essi potranno recuperare il loro senso di scopo e direzione, migliorando, al contempo, la capacità di difendere la propria incolumità emotiva e psicologica. In un’ottica che mira più al benessere globale dell’individuo, piuttosto che alla sua semplice occupabilità, sarà, dunque, possibile ridurre il rischio di alienazione e contribuire alla costruzione di una società più sana e coesa, trasformando i NEET in EET (Employed-Educated and Trained), cioè giovani imprenditori che vanno incontro al futuro con fiducia, pronti a investire tempo e competenze, per dare concretezza alle loro ambizioni.
——————————————————————————————————————–
Bibliografia
García, H., & Miralles, F. (2018). Il metodo Ikigai. Rizzoli
Carcillo, S., & Königs, S. (2015). NEET Youth in the Aftermath of the Crisis: Challenges and Policies. Available at SSRN 2573655.
Deci, E. L., & Ryan, R. M. (2000). The “What” and “Why” of Goal Pursuits: Human Needs and the Self-Determination of Behavior. Psychological Inquiry, 11(4), 227–268
Sone, T., Nakaya, N., Ohmori, K., Shimazu, T., Higashiguchi, M., Kakizaki, M., Kikuchi, N., Kuriyama, S., & Tsuji, I. (2008). Sense of life worth living (ikigai) and mortality in Japan: Ohsaki study. Psychosomatic Medicine, 70(6), 709-715
Mascherini, M., & Ledermaier, S. (2016). Exploring the diversity of NEETs. Luxembourg: Publications Office of the European Union.
Di Padova, P., & Nerli Ballati, E. (2018). Stratificazione sociale, riproduzione delle disuguaglianze e condizione NEET in Italia. Social Policies, (2), 245-274.
——————————————————————————————————————–