L’inaspettata sentenza della Corte costituzionale rumena, che ha annullato in toto l’iter sinora condotto delle elezioni presidenziali, rappresenta per i partiti pro-Europa un’occasione per compattarsi. All’orizzonte un necessario fronte comune, da concretizzare attraverso un unico candidato che possa superare Calin Georgescu, l’euroscettico e Nato-scettico indipendente che guarda all’estrema destra che, altrettanto inaspettatamente, si è trovato avanti rispetto a tutti gli altri candidati. Secondo il The Guardian, i quattro partiti (PSD, PNL, USR e UDMR) stanno già lavorando in prima battuta per formare un governo di coalizione, secondo “un programma comune basato sullo sviluppo e sulle riforme”, mentre il presidente uscente Klaus Iohannis resterà inevitabilmente in carica sino all’elezione del suo successore.
Non è stato ancora stabilito quando le votazioni verranno ripetute, certamente il prossimo anno. Nel frattempo, però, i due candidati che erano giunti al ballottaggio di domenica scorsa, il citato Calin Georgescu ed Elena Lasconi (pro-Ue), hanno entrambi criticato la sentenza della Corte. In particolare Georgescu, il quale ritiene che “annullando la democrazia, si annulli la nostra stessa libertà”. Si è espresso successivamente in termini più duri, parlando di “golpe” e annunciando ricorso: “Il potere del popolo è il fondamento dello stato democratico, perché essere sovrano significa rispettare la scelta dell’altro. Insieme al popolo romeno abbiamo fatto ciò che abbiamo promesso, ovvero la storia. Oggi il popolo romeno reclama i suoi diritti.”
La decisione della Corte è giunta a seguito della desecretazione di alcuni documenti di intelligence che delineavano la campagna elettorale condotta proprio da Georgescu come nebulosa e contraddistinta da ingerenze straniere. La presenza del candidato sulla piattaforma TikTok è stata sostenuta da migliaia di account dormienti, inspiegabilmente “diventati molto attivi due settimane prima delle elezioni”. La sua immagine sulla piattaforma cinese sarebbe stata sostenuta da migliaia di post e repost strapagati, fino a 950 euro per ognuno di essi. È emersa la figura di un soggetto che avrebbe pagato quasi 1 milione di euro per sostenerlo e la stessa TikTok ha ammesso che, solo nell’ultima settimana, il magnate ha sborsato oltre 360.000 euro. L’attività sul social è stata ritenuta quantomeno sospetta e, in ogni caso, capace di generare un illecito vantaggio al candidato. Per questo motivo i giudici, all’unanimità, hanno votato per annullare le elezioni, “al fine di garantire l’equità e la legalità del processo elettorale”.
Il risultato del primo turno è giunto inaspettato anche perché Georgescu è politicamente uno sconosciuto, emerso dal nulla, che ha raggiunto il più dei consensi in maniera fulminea, col sospetto di un possibile utilizzo improprio della piattaforma social.
L’episodio, che costituisce un assoluto precedente nella storia delle democrazie europee, ha ottenuto per il momento il silenzio da parte di Bruxelles, che resta in attesa degli sviluppi da parte delle autorità nazionali. In maniera indiretta, il dito viene puntato contro la Russia, capace di manovrare la rete e, tra i vari governi europei, è stato il ministero degli Esteri tedesco ad esprimersi in maniera inequivocabile, sostenendo che Mosca “vuole dividerci e minare l’unità all’interno dell’Ue e della NATO”.
Georgescu tuona: “Ovviamente andremo in Alta Corte (fare ricorso, ndr), questo è chiaro. Le azioni sono già in corso. Conosciamo la posizione della Corte, se su 19 milioni decidono 9 persone, è già chiaro”.