La respressione del Cremlino verso la Fondazione Anti-corruzione di Aleksej Navalny si fa sempre più feroce e certosina. Infatti, la polizia russa ha arrestato Lyubov Sobol e Kira Yarmish, rispettivamente alleata e portavoce dell’oppositore del Cremlino. Lo rende noto l’osservatore indipendente Ovd-Info. Yarmish è stata prelevata dagli agenti della sicurezza russa dalla sua abitazione, come ha spiegato il suo avvocato Veronika Polyakova a Mbh Media. ’’Non so perché è stata arrestata, lo scoprirò’’, ha detto. Sobol è stata invece arrestata a Mosca, mentre la polizia, come ha spiegato Ovd-Info, ha condotto raid in varie località della Russia ed effettuato diversi arresti prima delle manifestazioni pro-Navalny in programma per ieri: si parla di almeno 182 arresti di cittadini in polemica con il governo di Vladimir Putin. Le proteste in questione sono causate dalla quasi incredibile situazione in cui si ritrova l’ormai ex-leader dell’opposizione russa. Navalny, infatti, era miracolosamente sopravvissuto ad un avvelenamento da Novichok, agente nervino ad esclusiva disposizione dei massimi organi militari in Russia, grazie anche al primo soccorso del medico dell’ospedale di Omsk Sergey Maximishin, poi deceduto improvvisamente il 4 febbraio all’età di 55 anni in circostanze poco chiare.
Dopo essere stato stabilizzato, Navalny era stato trasferito, grazie alle pressioni quasi unanimi da parte dei Paesi europei, in Germania, dove aveva potuto completare un lungo e difficile percorso di cure. Le disavventure del dissidente russo, però, erano appena cominciate: appena rientrato nel proprio Paese, infatti, è stato arrestato dalle autorità rispondenti a Putin, e rinchiuso in un carcere di massima sicurezza nella regione di Vladimir, dove, come ha testimoniato lui stesso, è stato per diverso tempo sottoposto a tortura tramite la privazione del sonno. Così, Navalny ha iniziato uno sciopero della fame che lo ha portato inevitabilmente ad ammalarsi gravemente. Le proteste della comunità internazionale hanno convinto il governo di Mosca a consentire al dissidente di essere trasferito nell’unità medica del carcere, definita come “l’ospedale regionale per i detenuti”, che gli sta “garantendo una visita giornaliera fatta da un medico generico” e “con il consenso del paziente, una terapia vitaminica”.
Non è stato però consentito ad un team di medici, tra cui quello personale del detenuto, di prestargli visita. L’unica persona che ha potuto incontrare, per pochi minuti, Navalny, è stato il suo legale, Leonid Volkov, che ha dichiarato che il suo assistito “sta male, è in cattive condizioni”. Mentre Navalny si mantiene in bilico tra la vita e la morte, continuando una coraggiosa battaglia per la propria libertà, il Cremlino si è quindi mobilitato per smantellare definitivamente la Fondazione Anti-corruzione, unica organizzazione capace, negli ultimi vent’anni, di destabilizzare la dittatura di Putin dall’interno del Paese. Negli scorsi anni, il Cremlino aveva preferito tollerare la presenza della Fondazione, in modo da poter millantare una parvenza di democrazia nel Paese. Adesso, però, con la crisi economica aggravata ulteriormente dal Coronavirus, Putin ed i suoi uomini hanno capito che la loro leadership è divenuta troppo instabile e contestata per poter tollerare anche solo l’esistenza di un movimento d’opposizione.