“I nostri avversari o i nostri potenziali avversari hanno sempre fatto affidamento su persone ambiziose e assetate di potere, le hanno sempre utilizzate”, ha detto il Presidente-dittatore russo Vladimir Putin riferendosi ad Aleksej Navalny, il suo principale oppositore, recentemente arrestato dalle forze dell’ordine russe al suo rientro dopo il tentativo di avvelenamento fallito ad agosto, per il quale era stato curato in Europa. “Usano questo personaggio proprio ora, in un momento in cui tutti i paesi del mondo, compreso il nostro, stanno sperimentando esaurimento, frustrazione e insoddisfazione” a causa “delle condizioni in cui vivono, del livello del loro reddito”, ha proseguito, in un discorso che, se non fosse palesemente propagandistico, si potrebbe definire un delirante concentrato di complottismo. Secondo Putin, inoltre, le recenti manifestazioni seguite all’arresto dell’attivista sarebbero state alimentate anche dall’estero: “i numerosi successi” della Russia, per il leader russo, “iniziano ad irritare” gli avversari di Mosca. “Più forti diventiamo, più forte sarà questa politica di contenimento”, ha sottolineato lo “zar”.
Mentre non si fermano le proteste dei cittadini e della comunità internazionale per l’incarcerazione di Navalny, che rischia di rimanere in carcere anche per alcuni anni, l’opposizione (o forse sarebbe meglio definirla “la resistenza”) a Putin si ritrova costretta a riorganizzarsi, dopo essere stata guidata per anni proprio da Navalny. Seguendo il modello bielorusso, dove le mogli degli oppositori arrestati sono diventati i volti e le trascinatrici dei movimenti pro-democrazia, potrebbe essere la compagna di Navalny, Yulia Navalnaya, a prendere le redini del movimento fondato dal marito. Già politicamente attiva (in quanto prima sostenitrice del marito negli ultimi 20 anni) ed attenzionata quindi dal Cremlino, che vorrebbe appunto evitare un ripetersi di quanto avvenuto in Bielorussia, Navalnaya era stata arrestata durante le proteste del 23 gennaio e si è ripetuta la scorsa settimana, quando alcuni agenti in assetto antisommossa hanno fermato la dissidente e l’hanno caricata su un furgoncino scuro impedendole di raggiungere assieme agli altri dimostranti il carcere di Mosca in cui è detenuto il padre dei suoi due figli.
Navalnaya, 44 anni, è diventata un punto di riferimento dei ribelli anti-regime dal giorno dell’avvelenamento di Aleksej Navalny, per via del coraggio con cui la donna ha tenuto informati i media sulle condizioni del suo compagno di vita e combattuto per la verità, dopo che dall’ospedale di Omsk si negava che il dissidente fosse stato avvelenato. L’ingresso in politica di Yulia Navalnaya non è ancora ufficiale, anche perché lei ha probabilmente bisogno di mantenere un profilo basso in un momento in cui la repressione governativa è al proprio apice, ma l’idea di seguire le orme del marito è di certo da considerare. Nel frattempo, i media controllati dal Cremlino sono già all’opera nel dipingerla, senza alcuna prova, come uno strumento in mano all’Occidente per destabilizzare il Paese: lo stesso trattamento riservato ad Aleksej Navalny.