Traduci

Russia: ricoverato l’attivista Sergej Udal’cov

4 dicembre 2011, il gelido inverno russo è appena iniziato e lungo le strade di Mosca stanno già cadendo i primi fiocchi di neve. Eppure, quella mattina in città nessuno sembra preoccuparsi di questo. Un altro evento, ben più significativo, ha scosso nel profondo la coscienza e il sentimento popolare: Sergej Udal’cov è appena stato arrestato. Il motivo dell’arresto in sé è abbastanza banale: ha insultato un poliziotto reo di averlo rimproverato per non aver attraversato la strada nel modo giusto, eppure, come spesso succede nella vita, ciò che conta di più non è quello che è accaduto, ma il contesto in cui è accaduto. Già, perché nel giro di pochi mesi la Russia intera si sarebbe dovuta recare alle urne per eleggere il proprio nuovo presidente, e Putin avrebbe finalmente avuto la concreta possibilità di tornare al Cremlino dopo quattro anni. In tutto il Paese c’erano state numerose proteste contro il Partito della Russia Unita, accusato di aver represso in più occasioni la libertà di stampa e di apprestarsi a ottenere la vittoria elettorale alle presidenziali attraverso una serie di brogli. Fra i più attivi partecipanti alla protesta vi era per l’appunto Sergej Udal’cov, un attivista di estrema sinistra con delle malcelate simpatie anarchiche ed un’ancor più malcelata passione per la disobbedienza civile. In realtà, la sua vita personale era stata una continua lotta contro il sistema. Subito dopo i vent’anni, aveva abbandonato qualunque percorso di studi per dedicarsi alla sua unica grande passione, la politica militante, e nel 1999 aveva fondato “l’avanguardia della gioventù russa”, un’associazione extraparlamentare tutt’ora esistente, il cui scopo è tanto semplice quanto chiaro: combattere il governo e il potere con ogni mezzo necessario, legale o meno.

cms_10031/2b.jpg

In realtà, fino a quel fatidico 4 dicembre in cui venne arrestato per la prima volta, Udal’cov non era mai stato particolarmente popolare in Russia; anzi, a dirla tutta erano in molti a non conoscere neppure il suo nome. Eppure, quella giornata avrebbe cambiato ogni cosa per lui: in poco tempo, si sarebbe diffusa la voce che il suo alterco con il poliziotto era solamente un pretesto per mandare in carcere l’attivista anti-Putin. La sua fama si diffuse nell’intera nazione e 40.000 persone si diedero appuntamento nella Piazza Rossa per protestare contro una simile ingiustizia. A Mosca quel giorno c’erano veramente tutti… c’era Boris Nemtsov, che di lì a poco sarebbe stato freddato da un sicario proprio per le sue idee politiche, c’era Alexei Navalny, il più famoso blogger al mondo, c’erano figure di spicco sia della politica che della società civile. Ci si aspettava che a prendersi il centro della scena sarebbe stato uno di loro, quando ecco all’improvviso spuntare dal nulla una donna dai capelli corvini e dalle spalle un po’ curve. In barba al freddo graffiante di quel giorno, indossa orgogliosamente dei blue jeans e una giacca di pelle; potrebbe sembrare quasi una rockstar. a giudicare dal suo look e dal passo spavaldo e deciso con cui si avvicina ai giornalisti. Ma quella donna non è una rockstar, bensì Anastasiya Udaltsova, moglie di Sergej. Naturalmente, nessuno conosce il suo nome: come poteva essere diversamente, dal momento che, fino ad allora, la cosa più incredibile che aveva compiuto nella sua vita era stata dirigere l’ufficio stampa del marito? Eppure, il fatto di non aver condotto un’esistenza unica, non significava che Anastasiya non possedesse, a suo modo, un carattere unico. Non appena prende la parola, infatti, ci si rende subito conto che in famiglia Sergey è quello con le idee politiche più moderate: lei definisce Putin un “tiranno che non può essere in alcun modo Presidente”. E a chi le chiede dei presunti abusi dell’esecutivo nei confronti dell’opposizione risponde: “Se il nostro governo dice che è giusto manganellare i manifestanti, immaginate cosa potremo aspettarci nei prossimi anni”.

cms_10031/3b.jpg

La sua intervista fa il giro del mondo, in poco tempo i media coniano per lei e per il marito un soprannome che avrebbe sintetizzato meglio di qualunque altra definizione la loro storia, e che non li avrebbe mai più abbandonati: “la coppia rivoluzionaria”.

Tutti si aspettano da lei nuove dichiarazioni: sono curiosi di sapere tutto di quella nuova eroina che in poco tempo ha occupato il cuore di mezza Russia. Ma la verità è che Anastasiya non è una donna libera e spensierata come potrebbe apparire o come i suoi modi un po’ ribelli potrebbero lasciar intendere: lontano dagli obiettivi la sua unica preoccupazione è quella di crescere i suoi due figli, Ivan e Oleg, entrambi privati del padre a causa della prigionia di quest’ultimo.

cms_10031/4b.jpg

Sì, perché sostanzialmente nei sette anni successivi Sergej non avrebbe mai riacquistato davvero la sua libertà. O meglio, in teoria sarebbe stato scarcerato in più occasioni, ma ogni volta, nel giro di poco tempo, sarebbe tornato in carcere con nuove accuse, spesso pretestuose. Negli ultimi anni, si calcola che Udal’cov sia stato arrestato quasi cento volte, tanto che Amnesty International gli ha perfino conferito lo status di “prigioniero d’opinione” chiedendone formalmente la liberazione, ma tutto ciò ovviamente non è servito a molto.

Nel frattempo, com’era prevedibile, le elezioni in Russia sono state vinte da Putin. Il suo principale sfidante, Gennadij Zjuganov, leader del partito comunista russo fin dagli anni ‘90, dichiarò pubblicamente che non si sarebbe presentato alle successive elezioni. In molti hanno immaginato che Udal’cov, sia in virtù della sua ideologia politica che della sua amicizia con lo stesso Zjuganov, potesse prenderne il posto; ad ogni modo, forse anche a causa del martirio giudiziario in corso, il giovane attivista dovette rinunciare a questa possibilità. Al suo posto venne candidato l’imprenditore Pavel Grudinin, sotto la cui guida il partito ha registrato un dimezzamento del consenso elettorale.

Per quanto riguarda invece Sergey Udal’cov, la sua odissea non sembra affatto destinata a terminare presto. Il 28 luglio scorso, infatti, il fomentatore è stato arrestato a Mosca per aver bruciato il ritratto di Putin durante una manifestazione pubblica contro la decisione di quest’ultimo di aumentare l’età pensionabile in Russia.

cms_10031/5b.jpg

Questa volta, però, il nostro protagonista ha deciso di non rassegnarsi, e per protestare contro quello che, a suo dire, doveva essere l’ennesimo arresto immotivato, ha deciso di iniziare uno sciopero della fame. Nella mattinata di domenica, è tuttavia trapelata la notizia secondo cui il Presidente della gioventù russa sarebbe stato ricoverato in ospedale a causa di un improvviso malessere, molto probabilmente riconducibile proprio allo sciopero in atto. Le informazioni riguardanti le sue condizioni cliniche risultano quantomai ondivaghe: pare che i media locali abbiano deliberatamente stabilito di non diffondere nulla d’inessenziale sulla situazione, lasciando il mondo in uno stato di sostanziale incertezza.

È molto difficile dover parlare di un tema delicato come la libertà d’opinione in una realtà complessa come quella russa. Da un lato, infatti, innanzi a certe notizie di cronaca non può che sorgere uno spontaneo sentimento di riluttanza verso quella che è la totale assenza di democrazia nel Paese; al contempo, tuttavia, non possiamo dimenticarci che, se la nazione è giunta a tanto, è stato proprio perché quando negli anni ‘90 la democrazia è stata sperimentata, essa ha portato solamente disordine e frammentazioni.

Indipendentemente dal punto di vista di ciascuno di noi, l’augurio che tutti dovremmo condividere è che Sergey Udal’cov possa star bene così da tornare il più in fretta possibile dalla sua famiglia, questa volta, possibilmente, per non abbandonarla più. Del resto, l’unica certezza, in questa drammatica situazione, è che in fondo la signora Udaltsova negli ultimi sette anni non ha mai smesso di aspettarlo.

Data:

21 Agosto 2018