Marie-Françoise Thérèse Martin – universalmente conosciuta come Santa Teresa di Gesù Bambino – nasce ad Alençon (Francia) il 2 gennaio 1873, ultima di nove figli dei coniugi Azélie Guérin e Louis Martin.
Prima di incontrarsi, i genitori della piccola Thérèse sognano il convento ma la salute cagionevole della prima e l’insufficiente conoscenza del latino del secondo, chiudono definitivamente le porte alla vita consacrata.
Azélie promette dunque, a se stessa, che se si fosse sposata avrebbe donato i suoi figli alla Chiesa.
Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo
Louis e Azélie si conoscono nel 1858 e si sposano il 13 luglio dello stesso anno nella Basilica di Notre-Dame di Alençon. Hanno la gioia di dare alla luce ben nove figli, ma ne perdono quattro in tenera età. Raggiungono l’età adulta soltanto Marie, Pauline, Léonie, Céline e, infine, Thérèse. Tutte e cinque si consacrano a Dio nella vita religiosa; a parte Léonie – che entra tra le Visitandine di Caen – tutte le altre diventano monache al Carmelo di Lisieux. Ed è dell’ultimogenita della coppia che andrò – brevemente – a raccontare il percorso.
Vivace ed espansiva, la piccola Thérèse è una gioia per tutta la famiglia. Ma il suo carattere cambia completamente quando, all’età di quattro anni, perde la mamma a seguito di un cancro al seno. Così scrive nella sua autobiografia: «A partire dalla morte della mamma, il mio bel carattere cambiò totalmente; io, così vivace, così espansiva, diventai timida e dolce, eccessivamente sensibile. Bastava uno sguardo a farmi scoppiare in lacrime, bisognava che nessuno badasse a me, perché fossi contenta, non potevo sopportare la compagnia di persone estranee e ritrovavo l’allegria solo nell’intimità della famiglia». Thérèse sceglie come “vice-madre” la sorella Pauline.
Il 16 novembre 1877 Louis e le sue cinque figlie si trasferiscono a Lisieux, per avvicinarsi alla famiglia Guérin. “Les Buissonets” sono lo scenario che vede la trasformazione della “reginetta” di casa da bruco a farfalla.
Les Buissonets e la piccola Thérèse a 3 anni
Marie, la maggiore delle figlie, prende in mano le redini della casa mentre Pauline, di un anno più giovane, si occupa dell’istruzione e della formazione religiosa di Léonie, Céline e Thérèse.
All’età di otto anni e mezzo, il 3 ottobre 1881, Thérèse entra al pensionato delle benedettine a Lisieux. Malgrado sia tra le prime della classe, non si trova a suo agio con le compagne: solo la presenza della sorella Céline la rassicura. Più tardi affermerà che quei cinque anni furono i più tristi della sua vita.
La melanconia di Thérèse non fa che peggiorare quando, nel 1882, Pauline entra al Carmelo. La prospettiva di perdere la sua «seconda mamma» la porta alla disperazione.
Durante le vacanze di Pasqua del 1883, Louis Martin si reca a Parigi con Marie e Léonie, mentre Céline e Thérèse restano a casa dello zio Isidoro, fratello di Azélie. Quando, durante la cena pasquale, si evocano i ricordi della donna, Thérèse si abbandona ad un pianto dirotto. Durante la notte la piccola manifesta tremori, convulsioni, allucinazioni, deliri e fobie. Il giorno dopo il medico, chiamato d’urgenza, constata la gravità del caso e avvisa il padre di rientrare subito a casa. Per alcune settimane Thérèse continua a manifestare gli stessi sintomi, tanto che la famiglia teme stia impazzendo. Ma là dove la medicina dà forfait, la preghiera ottiene ciò che vuole. Tutti – compresa Thérèse – si rivolgono alla Vergine Maria, pregando con fede dinanzi alla sua statua, ed ella si manifesta facendole vedere “il suo incantevole sorriso” e guarendola immediatamente e definitivamente da tutti i suoi disturbi.
La statua della “Madonna del sorriso” e la piccola Thérèse a 8 anni
Dopo la guarigione, Thérèse fa la sua Prima Comunione, offrendosi completamente a Gesù. Ma l’equilibrio da poco ritrovato, subisce un nuovo scossone: dopo Pauline, anche la sorella Marie entra al Carmelo. A calcare la mano, la predicazione dell’abate Victor-Louis Domin sui peccati mortali, fanno risvegliare in Thérèse i sensi di colpa e gli scrupoli. L’unico modo per trovare un po’ di pace è quello di “confessare” a Marie, la sua «ultima madre», tutte le stramberie che le passano per la testa.
Arriviamo alla notte di Natale 1887. Thérèse ha 14 anni e riceve una grazia celeste che le fa ritrovare «la forza d’animo perduta all’età di quattro anni, il suo equilibrio e la piena padronanza di sé». D’ora in avanti la ragazza inizia la sua corsa da gigante verso la santità. Cresce in lei il fuoco dell’amore di Dio e del prossimo, che si manifesta nel desiderio incontenibile di salvare le anime.
Il suo “primo peccatore” è Enrico Pranzini, un femminicida. L’assassino viene condannato alla pena capitale il 13 luglio 1887 e Thérèse decide di combattere e vincere la “crociata” per ottenere la salvezza della sua anima. Il 31 agosto Pranzini, sul patibolo, dopo un primo diniego, bacia il Crocifisso per ben due volte.
La preghiera ha vinto!
Enrico Pranzini e Thérèse
La conversione di Pranzini è, per Thérèse, il segno che cercava: Gesù la vuole con sé per salvare le anime! Cresce dunque in lei il desiderio di entrare al Carmelo, come le sue sorelle, ma è consapevole che deve superare molti ostacoli, non per ultimo il consenso della sua famiglia. Con delicatezza ma con determinazione confida al padre il suo desiderio, il quale obietta la sua giovanissima età. Ma, alla fine, cede, aggiungendo che Dio gli fa «un grande onore di chiedergli di offrirgli le sue figlie».
Anche Pauline e Céline la incoraggiano mentre Marie e lo zio Isidoro tentano di differire la partenza, un po’ per prudenza e un po’ per mettere a tacere le malelingue.
Ma Thérèse è determinata e, sebbene anche le monache del Carmelo abbiano dato il loro parere favorevole, il canonico del convento non dà la sua approvazione, rimettendo tutto nelle mani del Vescovo. Monsignor Hugonin sostiene il parare del parroco, ragion per cui Thérèse decide di rivolgersi direttamente al Papa.
Il 20 novembre 1887, Papa Leone XIII incontra questa giovane ma determinata ragazza che gli chiede di poter entrare al Carmelo a 15 anni. «Andiamo, andiamo – risponde il pontefice – entrerete se il buon Dio lo vuole!».
E noi sappiamo bene che Dio lo ha voluto!
A seguire.