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Salvini: “Gliela mandiamo noi la lettera all’Europa”

Salvini: “Gliela mandiamo noi la lettera all’Europa”

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Gliela mandiamo noi la letterina all’Europa, dicendo che ci ha rotto le scatole con le manovre che in questi vent’anni hanno distrutto la nostra agricoltura, la nostra industria…”. Matteo Salvini è un torrente in piena. “Sapete che dicono che non posso toccare la legge Fornero? Beh, fosse l’ultima cosa che faccio, quella legge ingiusta e infame la smonto…” dice il vicepremier in un comizio a Nuoro.

Le parole del ministro dell’Interno seguono quelle di replica, in giornata, al commissario europeo agli Affari economici e monetari. “Il popolo italiano non è un popolo di mercanti di tappeti o di accattoni. Moscovici continua a insultare l’Italia, ma il suo stipendio è pagato anche dagli italiani. Ora basta: la pazienza è finita” ha avvertito Salvini in merito a quanto dichiarato da Moscovici rispondendo in commissione Finanze dell’Assemblea Nazionale francese alle domande dei deputati sul caso italiano e sulla possibilità di un accordo con Roma sulla manovra bocciata dall’esecutivo Ue.

“Il problema di un accordo è che bisogna intendersi su ciò che può essere: quando si parla di regole si può avere un accordo sulle regole, ci si può avvicinare alle regole o lavorare nel quadro delle regole, non può essere una discussione con un mercante di tappeti” ha detto Moscovici. “Da commissario sono stato piuttosto accusato negli ultimi anni in Europa di essere dalla parte della flessibilità, di non essere abbastanza duro, io sono sempre stato per le regole con la dose di flessibilità che autorizzano. Anche per l’Italia, ma non posso distorcere le regole”, ha scandito il commissario europeo agli Affari economici e monetari.

“Ho evocato il rischio italiano come un rischio per la crescita, per la coesione della zona euro, per il Paese stesso. Con una volontà politica assoluta della Commissione, a partire da me stesso, di non provocare, di non accettare una crisi tra Roma e Bruxelles – ha sottolineato – Abbiamo bisogno dell’Italia per quello che è, un Paese fondatore della comunità europea e cuore della zona euro”. “Sono persuaso – ha proseguito – che l’avvenire dell’Italia sia al cuore della zona euro e dell’Europa. Ci sono sempre paradossi elettorali: osservate che mentre il governo su questi argomenti è su posizioni se non esitanti quantomeno non sempre leggibili, la popolazione italiana è molto attaccata all’appartenenza dell’Italia all’euro”.

Di Maio: “Margini di dialogo con l’Ue”

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“Io credo che ci siano i margini per un dialogo e per un confronto” con l’Europa sulla manovra. Così Luigi Di Maio, parlando con i giornalisti in sala stampa alla Camera in merito alla bocciatura arrivata nelle scorse ore da parte della Commissione europea. “L’importante – prosegue – è non far percepire che la Ue stia chiedendo all’Italia di fare macelleria sociale. Noi non siamo d’accordo se dobbiamo ridurre la platea di quota 100 o i cittadini che devono prendere il reddito di cittadinanza. Non siamo d’accordo se non ci permettono di rimborsare i truffati dalla banche”.

“Per tutto il resto, se vogliamo lavorare sui tagli agli sprechi, sulla riorganizzazione della spesa pubblica, siamo d’accordo: ci diano una mano”, però “non si può pensare che per uno 0,4 di deficit in più l’Italia sia colpevole di aiutare per la prima volta pensionati, disoccupati e lavoratori che meritano la pensione. Non si può trattare l’Italia in questo modo – rimarca il vicepremier – dopo che per anni si sono massacrati gli italiani e per la prima volta c’è un governo che sta aiutando i cittadini”.

“La procedura di infrazione va discussa, prima di tutto. Io credo nella discussione – sottolinea Di Maio -. Spero che ci sia il più possibile dialogo e confronto perché noi vogliamo spiegare le nostre ragioni, vogliamo spiegare le ragioni del perché una procedura di infrazione non sia giusta in quanto la nostra manovra vuole ridurre il debito pubblico aiutando le fasce più deboli della popolazione”. E su una eventuale manovra correttiva prima delle europee, aggiunge: “Escludo questa possibilità. Voglio lavorare per migliorare la legge di bilancio durante il lavoro in Parlamento che si sta facendo”.

COMMISSIONE UE – Di dialogo parla anche l’Ue. “Vogliamo assicurarci che ci sia un dialogo positivo e appropriato tra la Commissione europea e le autorità italiane”, dice il vicepresidente Jyrki Katainen, rispondendo a Bruxelles, in conferenza stampa, alla domanda se la Commissione ritenga che sia utile incontrare il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che sabato sera avrà una cena di lavoro a palazzo Berlaymont con Jean-Claude Juncker. Quindi “non vogliamo perdere alcuna opportunità per incontrare le autorità italiane, perché la soluzione a questo problema arriva attraverso la discussione, non c’è altro modo”.

“Vogliamo evitare che le conseguenze negative delle politiche economiche di uno Stato membro si trasmettano ad altri Paesi. Vogliamo avere un vero dialogo, una vera discussione non solo con le autorità italiane ma anche con altre parti della società, come il settore privato e i sindacati”.

“Spazzacorrotti’, primo ok alla Camera

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Primo via libera alla Camera al ddl che contiene le misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione, le norme sulla prescrizione dei reati, sulla trasparenza dei partiti e dei movimenti politici. Il provvedimento ha ottenuto 288 voti a favore, 143 contrari. Gli astenuti sono stati 14.

A favore del provvedimento si sono espressi i deputati della Lega e del M5S; contro i gruppi del Pd, Fi, Fdi, Leu, del gruppo Misto e del Maie. Il testo passa ora al Senato, ma dovrà necessariamente tornare alla Camera in terza lettura, per ripristinare le versione originale del ddl che non prevedeva le norme che allentano le sanzioni sul peculato.

In aula al momento del voto erano presenti 443 deputati su 630, gli astenuti sono stati 12, portando il numero dei votanti a 431. Alla Lega-M5S che sulla carta hanno 346 deputati, sono mancati 58 voti, essendosi fermati a quota 288. Tante le defezioni anche nella file dell’opposizione, se si considera che complessivamente i gruppi di minoranza contano 283 deputati.

Pd, Martina si candida

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“Ci candidiamo, al plurale, con l’idea di portare al Pd persone che hanno voglia di lavorare insieme e pensare al futuro dell’Italia”. Lo ha detto Maurizio Martina, lanciando la sua candidatura al Congresso Pd dal circolo del quartiere San Lorenzo. “Il mio primo gesto è quello di riconoscere che non c’è futuro per il Pd e la sinistra senza un ritorno a una idea partecipativa, larga di politica – ha aggiunto -. Serve un progetto che si riesca ad animare dal basso, dai territori, da una idea di politica per tutti e non solo di politica per forza”.

Al Pd serve un Congresso “che liberi energie e chiami al centro giovani e donne, i protagonisti fondamentali della nostra proposta. Senza di loro la sinistra non è alternativa né cambiamento” ha detto Martina. “L’unità delle forze democratiche è un valore: mi faccio garante di un percorso che metta al centro questa consapevolezza. Faccio mio il grido di piazza del Popolo, unità”.

“Dobbiamo fare un Congresso per l’Italia pensando che è un mezzo, non un fine, per andare oltre gli steccati, le correnti, i capetti, i capibastone”. Lo ha detto Maurizio Martina. “Dobbiamo andare oltre un Congresso tattico per far avanzare un Congresso delle idee, libero, partecipato, dove ognuno mette quello che può -ha aggiunto il candidato alla segreteria-. Un Congresso che eviti la trappola dei veti e contro veti, di prospettiva, di una bella battaglia delle idee”.

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23 Novembre 2018