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Salvini: “Islam incompatibile con la Costituzione”

Salvini: “Islam incompatibile con la Costituzione”

cms_8379/salviniJPG.jpg“La questione culturale di fondo è se l’Islam, l’applicazione letterale del dettato di Maometto, oggi è compatibile con i nostri valori, con la nostra libertà e con la nostra Costituzione. Ho fortissimi dubbi. Che l’Islam rappresenti un rischio è evidente, se la dichiarazione islamica dei diritti dell’uomo prevede che la giustizia islamica prevalga sulla giustizia nazionale per me è un problema”. Così il segretario della Lega e candidato premier Matteo Salvini.

Stamane a Umbertide per una visita al cantiere del centro culturale islamico il leader del Carroccio ha scandito: “Chiudere le moschee illegali, voglio sapere chi finanzia, chi c’è dietro, da dove arrivano i soldi, chi predica e cosa predica”.

“E’ un dato di fatto – ha aggiunto – che nell’interpretazione letterale del Corano, che non è un testo interpretabile come per altre religioni, ma è la parola del profeta, la donna vale meno dell’uomo, la giustizia islamica prevale su quella italiana, quindi io non voglio che in casa mia si insedino persone per cui la donna vale meno dell’uomo”.

“Io non ho mai avuto problemi con altre religioni, il problema dell’Islam – ha spiegato Salvini – è che è una legge e non una religione e secondo me è incompatibile coi nostri valori, i nostri diritti, le nostre libertà. Se dietro questa moschea c’è un regime islamico fondamentalista che finanzia, perché devo avere nel cuore dell’Umbria un insediamento di un Paese islamico oltranzista? Ci sono fondi del Qatar, non è un mistero, non ho servizi di intelligence. Ho detto no a Berlusconi sul condono edilizio per gli abusi e ribadisco il no per iniziative di questo genere su cui ci sono diverse inchieste aperte”.

’Resto al Sud’, già oltre 5000 domande da under 36

cms_8379/arcuri_domenico_primopiano.jpgA tre settimane dall’apertura dello ’sportello’ web, sono 5.143 le domande – già presentate o in compilazione – per ’Resto al Sud’, l’incentivo del governo rivolto ai giovani under 36 che vogliono fare nuove imprese nel Mezzogiorno. I progetti finora ricevuti da Invitalia sono 875 ed è già in corso la valutazione in base all’ordine cronologico di arrivo. Entro il 15 febbraio, quindi con un forte anticipo rispetto ai tempi previsti, saranno anche approvate le prime iniziative.

Le oltre 800 proposte di nuove imprese già presentate prevedono investimenti per 56,3 milioni di euro, con richieste di agevolazioni per 26,5 milioni e la creazione di 3.201 nuovi posti di lavoro. Il finanziamento medio richiesto è di circa 66.000 euro per progetto. Le agevolazioni coprono fino al 100% delle spese: il 35% a fondo perduto, il 65% con un finanziamento bancario garantito dal Fondo di garanzia delle Pmi. I relativi interessi saranno a carico dello Stato.

Tra le otto regioni interessate dall’incentivo, al primo posto c’è la Campania con il 49,3% delle domande, seguita da Sicilia (15,8%), Calabria (13,2%), Sardegna (8%), Abruzzo (6,8%), Puglia (3,6%), Molise (1,7%), Basilicata (1,6%). Il settore turistico-culturale è il più rappresentato con quasi il 43% dei progetti, al secondo posto le attività manifatturiere (27%), quindi i servizi alla persona (13%). Il 37% dei proponenti si colloca nella fascia d’età 30-35 anni e il 38% di essi ha un elevato livello di istruzione (laurea, master, dottorato di ricerca). Significativa la quota di under 25, che arrivano al 32% del totale.

“Con ’Resto al Sud’ – afferma l’amministratore delegato di Invitalia, Domenico Arcuri – mettiamo in condizione i giovani di inventarsi un lavoro e non semplicemente di aspettarlo o di essere costretti a cercarlo lontano dalla propria terra d’origine. I numeri ci confermano che nel Mezzogiorno c’è una forte vocazione imprenditoriale da incoraggiare e sostenere, anche con l’obiettivo di consolidare i segnali di crescita provenienti dal tessuto economico meridionale. Per il secondo anno consecutivo, infatti, il Sud è cresciuto più del Nord. Siamo convinti – prosegue Arcuri – che gli under 36 stiano cogliendo l’opportunità di avviare un’impresa con un incentivo che per la prima volta può coprire il 100% degli investimenti e che consente di abbattere il muro, spesso invalicabile soprattutto nel Mezzogiorno, dell’accesso al credito”.

Per favorire la presentazione delle domande, è prevista una rete di enti accreditati che, in ogni regione, forniscono assistenza gratuita ai giovani neoimprenditori. Sono più di quaranta i soggetti già accreditati. Nell’elenco, consultabile e aggiornato quotidianamente sul sito di Invitalia, figurano, tra gli altri, il Comune di Napoli, Unioncamere Calabria, le Camere di commercio di Potenza e di Foggia e numerose associazioni territoriali.

Anche sul fronte bancario è stato attivato un meccanismo per facilitare le procedure di concessione dei finanziamenti ai neo imprenditori. Invitalia e Abi hanno, infatti, firmato una convenzione che stabilisce le modalità di erogazione del contributo da parte delle banche e alla quale gli istituti di credito possono aderire. La lista degli istituti che hanno raccolto l’invito è già numerosa e comprende, tra gli altri, Mediocredito Centrale-Banca del Mezzogiorno, Unicredit e molte banche di credito cooperativo.

Istat: nascite al minimo storico

cms_8379/neonati.jpgNel 2017 sono nati in Italia 464mila bambini, il 2% in meno rispetto al 2016 quando se ne contarono 473mila. Risulta battuto, pertanto, il precedente record di minimo storico dall’Unità d’Italia. Le nascite registrano la nona consecutiva diminuzione dal 2008, anno in cui furono pari a 577mila. Lo rileva l’Istat nel Report sugli indicatori demografici per il 2017.

La riduzione delle nascite rispetto al 2016 interessa gran parte del territorio, con punte del -7,0% nel Lazio e del -5,3% nelle Marche. Soltanto in quattro regioni si registrano incrementi: Molise (+3,8%), Basilicata (+3,6%), Sicilia (+0,6%) e Piemonte (+0,3%).

Il 19,4% delle nascite stimate per il 2017 è da madre straniera, una quota in lieve flessione rispetto al 2016 (19,7%), mentre l’80,6% è da madre italiana. In assoluto, i nati da cittadine straniere sono stimati in 90mila, il 3,6% in meno dell’anno prima. Di questi, 66mila sono quelli avuti con partner straniero, 24mila quelli con partner italiano. I nati da cittadine italiane sono 374mila, con una riduzione dell’1,6% sul 2016.

POPOLAZIONE – La popolazione residente in Italia al 1° gennaio 2018 – sottolinea l’Istat – scende a 60 milioni 494mila, quasi 100 mila in meno rispetto all’anno precedente, con una diminuzione dell’1,6 per mille. Nel 2017 si stima un sostanziale pareggio di bilancio tra il saldo naturale (nascite-decessi), -183mila unità, e il saldo migratorio con l’estero, +184mila. Le ordinarie operazioni di assestamento e revisione delle anagrafi (saldo migratorio interno e per altri motivi) comportano, inoltre, un saldo negativo per 96mila unità. Nel complesso, pertanto, la popolazione diminuisce di 95mila unità.

Il calo della popolazione, rileva l’Istat, non riguarda tutte le aree del Paese. Regioni demograficamente importanti, come Lombardia (+2,1 per mille), Emilia-Romagna (+0,8) e Lazio (+0,4), registrano variazioni di segno positivo. L’incremento relativo più consistente è quello ottenuto nella Provincia autonoma di Bolzano (+7,1) mentre a Trento si arriva al +2 per mille. Sopra la media nazionale (-1,6 per mille) si collocano, seppur contraddistinte da variazioni di segno negativo, anche Toscana (-0,5) e Veneto (-0,8). Nelle restanti regioni, dove la riduzione di popolazione è più intensa rispetto al dato nazionale, si è in presenza di un quadro progressivamente caratterizzato dalla decrescita che va dalla Campania (-2,1 per mille) al Molise (-6,6).

ETA’ MEDIA – Al 1° gennaio 2018 – rileva l’Istat – il 22,6% della popolazione ha un’età superiore o uguale ai 65 anni, il 64,1% ha età compresa tra 15 e 64 anni mentre solo il 13,4% ha meno di 15 anni. L’età media della popolazione ha oltrepassato i 45 anni. Non si rilevano variazioni significative sulla speranza di vita alla nascita: 80,6 anni per gli uomini e 84,9 anni per le donne. Il gap di sopravvivenza tra donne e uomini scende a 4,3 anni.

“L’invecchiamento della popolazione è influenzato da molteplici fattori che comprendono i livelli di mortalità, di fecondità, i servizi per la salute e gli stili di vita degli individui – sottolinea l’Istat – Fattori che non smettono di far sentire la loro azione anche in Italia e che, a ritmo lento ma regolare, stanno progressivamente mutando il profilo per età della popolazione”.

STRANIERI RESIDENTI – Gli stranieri residenti in Italia al 1° gennaio 2018 sono 5 milioni 65mila e rappresentano l’8,4% della popolazione residente totale. Per gli stranieri risultano positivi sia il saldo naturale (+58mila) sia il saldo migratorio estero (+256mila). Tra le poste in negativo sono invece da segnalare 132mila cancellazioni per irreperibilità e 224mila cancellazioni per acquisizione della cittadinanza italiana (+11%).

IMMIGRAZIONI INTERNAZIONALI – Anche nel 2017 le immigrazioni internazionali si confermano più alte delle emigrazioni, contribuendo positivamente allo sviluppo demografico e compensando lo squilibrio determinato dalla dinamica naturale negativa. Il saldo migratorio netto con l’estero stimato è pari a +184mila unità (3 per mille residenti). Di entità superiore a quello dell’anno precedente (+144mila), quello conseguito nel 2017 è prodotto da un più elevato numero d’ingressi, pari a 337mila (+12%) e da una riduzione delle uscite, pari a 153mila (-2,6%). Le immigrazioni dall’estero risultano al terzo anno di crescita consecutivo dal 2014 mentre le emigrazioni registrano per la prima volta un’inversione di tendenza dopo un periodo di continua e repentina crescita durato ben nove anni (dal 2008 al 2016), in cui le uscite sono passate da 62mila a 157mila unità.

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9 Febbraio 2018