Traduci

SAN MATTEO, APOSTOLO ED EVANGELISTA

San Matteo, noto anche come Levi, è uno dei dodici apostoli di Gesù. 

La sua figura è centrale nella Tradizione cristiana, in quanto non soltanto è membro della ristretta cerchia dei seguaci del Maestro, ma è anche l’autore di uno dei quattro Vangeli che hanno influenzato profondamente la fede e la cultura occidentale.

“San Matteo” (dettaglio) – Caravaggio (1602)

Prima di essere un discepolo, Matteo era un esattore delle tasse a Cafarnao, in Galilea. Questa professione non faceva di lui una persona rispettabile, tutt’altro. Gli esattori, infatti, erano spesso immanicati con gli occupanti Romani e praticavano la corruzione. Il racconto evangelico ci riporta che Gesù lo chiamò proprio mentre era al suo banco delle tasse: “Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli li ammaestrava. Nel passare, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Egli, alzatosi, lo seguì.” (Marco 2, 13-14)

Ciò dimostra che tutti sono degni di ricevere la divina chiamata e che non è necessario essere dei santi per poter udire la voce di Dio. Dio chiama tutti, e non aspetta che siamo irreprensibili e senza macchia; anzi, ci tende la mano proprio quando siamo nel “luogo” in cui non vorremmo o non dovremmo essere. È lì che lo incontriamo sicuramente.

Per quanto riguarda Matteo, questo incontro segnò un cambiamento radicale nella sua vita ed egli, senza colpo ferire, lasciò tutto per seguire il Maestro.

In fondo, la chiamata ci raggiunge quando siamo pronti ad udirla. Anche se non ce ne rendiamo conto.

“La chiamata di San Matteo” – Caravaggio (1599-1600)

Matteo era un pubblicano, ovvero un funzionario a servizio dell’Impero Romano. Il suo compito era raccogliere le tasse, diritto per il quale pagava una somma fissa sperando di recuperare l’investimento e di arricchirsi attraverso le imposte raccolte. Persone come lui erano viste con disprezzo dal popolo ebraica, poiché considerati collaboratori dell’occupante romano e truffatori.

Vale la pena riprendere il racconto della chiamata di Matteo-Levi, raccontata dal protagonista stesso: “Andando via di là, Gesù vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù li udì e disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».” (Matteo 9,9-13)

Il passo evangelico è interessante, in quanto ci mostra la consapevolezza che Matteo aveva di se stesso. La sua chiamata da parte del Maestro, infatti, è subito seguita da un insegnamento sul peccato e i peccatori. Matteo si ritrova in queste parole di Gesù, si riconosce peccatore, malato, bisognoso del “medico” divino. La sua è una testimonianza in piena regola: Se sono stato chiamato io – sembra dirci – chiunque può esserlo!

L’angelo, simbolo dell’evangelista San Matteo – dipinti di Caravaggio

L’amore, la misericordia, la guarigione sono un DIRITTO per tutte le creature che ne hanno bisogno, non un merito. Ecco che Matteo, raccontando la sua storia, ci rende partecipi di un’esperienza che lo ha sconvolto profondamente, fin nelle viscere: quella di sentirsi amato, a prescindere dal suo comportamento e dal giudizio dei più. Il suo è un messaggio di consolazione rivolto a quanti si sentono indegni, emarginati, giudicati. Matteo ci dice che Dio, attraverso Gesù, non ci giudica ma che, anzi, riesce a vedere quanto di bello e puro c’è o ci può essere in ciascuno di noi. Dio vede il potenziale nascosto ai nostri stessi occhi.

Vediamo, ora, il contenuto del Vangelo secondo Matteo.

La prima osservazione da fare è che si tratta del testo evangelico più antico: scritto probabilmente tra il 70 e l’80 d.C., si distingue per il suo contenuto e il suo stile. 

Il Vangelo si rivolge principalmente a un pubblico giudaico, dimostrando che Gesù è il Messia promesso nelle Scritture. Matteo enfatizza il rispetto della Legge e delle tradizioni ebraiche, presentando Gesù come il nuovo Mosè che reca con sé una rivelazione più profonda, o meglio, la sua compiutezza. La genealogia di Gesù, presente all’inizio del Vangelo, crea infatti un ponte tra le promesse fatte a Israele e la venuta del Cristo.

“Martirio di San Matteo” – Caravaggio (1599-1600)

Secondo la tradizione, Matteo predicò il Vangelo in diverse regioni, tra cui la Giudea, la Persia e l’Etiopia, ed è proprio qui che subì il martirio.

La Leggenda vuole che, dopo aver predicato il Vangelo e convertito molti pagani, fu arrestato e condannato a morte. La versione più diffusa racconta che Matteo fu ucciso con una spada, mentre un’altra variante narra che fu decapitato.

In molte opere d’arte, San Matteo è rappresentato con simboli quali l’angelo (associato al suo Vangelo), una penna e un libro, a sottolineare il suo ruolo di evangelista.

Matteo è venerato come Santo, Apostolo ed Evangelista e la sua memoria è celebrata il 21 settembre.

Autore:

Data:

21 Settembre 2024

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *