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SANTA VERONICA GIULIANI

Orsola Giuliani, universalmente conosciuta con il nome di Veronica, è una mistica cristiana che non può non lasciare stupiti. La sua vita, infatti, è costellata di fenomeni psichici e visioni come mai nella storia di nessun essere umano, e questo fin dalla sua più tenera età.

Vessata dai nemici di Cristo, è stata anche insignita dei più alti doni spirituali, comprese le sacre stigmate.

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Santa Veronica Giuliani – sullo sfondo il suo monastero a Città di Castello

Orsola nasce a Mercatello sul Metauro – nelle Marche – il 27 dicembre 1660. È l’ultimogenita dei sette figli nati da Francesco Giuliani e Benedetta Mancini. Fin da piccolissima la sua vita è un susseguirsi di fatti straordinari come quando, a soli cinque mesi, cammina da sola per andare a venerare un quadro raffigurante la SS. Trinità. O come quando, a sette mesi, si mette a parlare per rimproverare un mercante disonesto: “Fate la giustizia, che Dio vi vede!”.

Non è certo usuale che una creatura umana sia insignita di tali doni, a meno che ciò non sia funzionale alla sua missione in questo mondo. Andiamo a vedere.

All’età di due o tre anni, Orsola ha frequenti visioni di Gesù e Maria che le sorridono e dialogano con lei attraverso le immagini sacre sparse per la casa. Per non parlare del momento della Messa: durante l’elevazione, la piccola vede Gesù che la invita a sé e, nel suo entusiasmo di bambina, gli corre incontro a braccia aperte.

Il giorno in cui la madre riceve la Comunione prima di esalare l’ultimo respiro, Orsola vede l’ostia sfolgorante di luce e grida: “Date anche a me Gesù!”.

Prima di morire, mamma Benedetta chiama accanto a sé le sue cinque figlie e a ciascuna assegna, come rifugio, una piaga del Crocifisso. Alla piccola Orsola tocca quella del Sacro Cuore.

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Il cuore di Santa Veronica Giuliani e gli strumenti della Passione che vi sono stati impressi

Orsola ha soltanto sette anni quando rimane orfana della mamma; questo grande dolore non fa che accentuare la sua unione a Dio e il desiderio di imitare Gesù nella sua Passione Redentrice. Consapevole che l’amore deve tradursi in opere concrete, dona generosamente ai poveri tutto ciò che può ma il suo desiderio supremo è fare la prima Comunione. Giorno e notte supplica la Madre di Dio di farle questa grazia finché, il 2 febbraio 1670, riceve la santa Eucaristia. In quel momento così speciale Gesù le appare e le dice: “Pensa a me solo! Tu sarai la mia sposa diletta!”.

Sette anni dopo – 7 luglio 1677 – nonostante il parere contrario del padre, che la adora, varca la soglia del monastero delle Clarisse Cappuccine di Città di Castello, dove vivrà per tutto il resto della sua vita.

Non è facile, per Orsola, rinchiudersi tra le mura di un chiostro perché il suo carattere esuberante e il fascino che esercita su chiunque la incontri – compresi i giovanotti – la distolgono dai suoi propositi di santità. Ma non è una che si lascia abbattere, ha una tempra da vera combattente e sa bene per cosa vale la pena lottare nella vita.

Divenuta monaca, i doni mistici di cui è favorita fin dall’infanzia si moltiplicano, al punto che l’autorità ecclesiastica inizia ad interessarsene. Dal 1695 fino a cinque mesi prima della sua morte scrive, per obbedienza ai suoi superiori, la storia della sua vita e dei fenomeni straordinari che l’hanno caratterizzata, riempiendo ben 44 volumi per oltre 21.000 pagine. Si tratta dei famosi Diari. Diari che la Santa scrive di getto senza mai rileggerli e spesso sotto dettatura della Madre di Dio, come ben si evince nell’ultima pagina: “E adesso, figlia mia, fà punto”.

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Santa Veronica scrive il “Diario” sotto dettatura della Vergine Maria (foto tratta dal film: “Il risveglio di un gigante”

Suor Veronica si è fin da subito distinta per la sua umiltà, accettando di buon grado qualunque incombenza gli venga proposta. Cuoca, infermiera, Maestra delle Novizie e, infine, Abbadessa, esercita ognuna di queste cariche in spirito di servizio alla comunità. Ma anche la sua pietà non passa inosservata: rigida con se stessa, è amorevole e piena di compassione per le sue consorelle, in particolar modo per le inferme. Qui la sua carità diventa inventiva, direi ingegneristica; infatti è la prima a portare l’acqua corrente all’interno delle mura domestiche.

Sorridente e dolce in pubblico, nel segreto della sua cella suor Veronica affronta a più riprese il demonio che tenta di distoglierla dai suoi santi propositi colpendola ripetutamente nel corpo e nello spirito. Ma lei non cede, aggrappandosi ancora di più alla sua fede e all’amore per Gesù e Maria. Capisce che coloro che ricevono grandi doni hanno anche grandi responsabilità, quindi accetta di buon grado qualunque sofferenza per la conversione dei peccatori.

Nonostante la sua fragilità (mangia appena e dorme solo due ore a notte), si offre a Dio quale “mezzana”, ovvero mediatrice e corredentrice in favore dell’umanità, come la Vergine Maria. Offerta prontamente accettata. Ma Dio non si lascia vincere in generosità e accorda alla sua amata Veronica i più alti doni che la storia della mistica ricordi.

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Stigmatizzazione di Santa Veronica – dettaglio

Nel 1694 riceve nel capo l’impressione delle spine e dopo tre anni di digiuno a pane e acqua, il Venerdì Santo 5 aprile 1697, riceve le sacre stigmate. Non soltanto nel suo corpo ma anche nel cuore. Durante l’autopsia si constata, infatti, che non soltanto il suo cuore è trafitto da parte a parte ma anche che sulle pareti dei ventricoli le sono stati impressi gli strumenti della Passione.

Ecco come la Santa racconta questo fatto incredibile: “In un istante vidi uscire dalle sue santissime piaghe cinque raggi splendenti; tutti vennero alla mia volta; e io vedevo i detti raggi divenire come piccole fiamme. In quattro vi erano i chiodi e in uno la lancia d’oro, ma tutta infuocata, e mi passò il cuore da banda a banda, e i chiodi passarono le mani e i piedi”.

Naturalmente tale altisonante privilegio viene vagliato dalla Chiesa con estremo rigore e severità. Suor Veronica viene messa alla prova in ogni maniera per vagliarne l’umiltà e l’obbedienza; viene persino privata della Comunione e rinchiusa per cinquanta giorni in una cella simile ad una prigione. Trattata da pazza e da bugiarda, ha tuttavia sempre risposto porgendo l’altra guancia, al punto che il Vescovo non può che riferire al Santo Uffizio tali parole: “Veronica obbedisce ai miei ordini nella maniera più esatta e non mostra, riguardo a questi duri trattamenti, il più leggero segno di tristezza, ma al contrario, una tranquillità indescrivibile e un umore gioioso”.

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Urna della Santa e il suo vero volto

Suor Veronica viene prontamente riabilitata e, da allora, venerata come una Santa vivente.

Muore come ha vissuto: obbedendo. Dopo 33 giorni di malattia, il padre confessore le dice: “Suor Veronica, se è volontà di Dio che l’ordine del suo ministro intervenga in quest’ora suprema, vi comando di rendere lo spirito”. E lei, prontamente, chiude gli occhi a questo mondo per riaprirli nell’altro. È il 9 luglio 1727.

Beatificata da Papa Pio VII il 18 giugno 1804, è stata canonizzata Gregorio XVI.

Il suo corpo è venerato sotto l’altare maggiore della chiesa delle Cappuccine in Città di Castello.

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Data:

4 Luglio 2023