I giudici della Corte d’assise d’appello di Roma hanno condannato Vincenzo Paduano alla pena di trent’anni di reclusione per l’omicidio commesso nel 2016.
La vittima, Sara Di Pietrantonio, il 29 Maggio di due anni fa era stata raggiunta dal suo assassino dopo aver accompagnato a casa il suo nuovo ragazzo.
Paduano si era accostato alla vettura della ragazza e l’aveva costretta a fermarsi, a quel punto si era intrufolato nell’auto di Sara e, dopo un’animata discussione, secondo la ricostruzione, avrebbe cosparso l’abitacolo di alcool. La ragazza terrorizzata era corsa fuori dall’auto in cerca di aiuto, ma, raggiuntala, il suo omicida, dopo averla strangolata, avrebbe tentato di distruggere il cadavere, cospargendolo di alcool e incendiandolo con un accendino.
Una morte orribile, un omicidio il cui colpevole, dopo aver tentato di aggrapparsi a vari alibi, ammise la sua responsabilità in un interrogatorio durato 8 ore. Tra i due c’era stata una relazione durata due anni, nel corso della quale Sara aveva già lasciato il suo ex altre volte, almeno tre, fino alla decisione definitiva. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, la ragazza era apparsa preoccupata nell’ultima settimana prima del delitto per la morbosità del giovane, tanto da averne parlato anche ad alcuni amici.
Dopo la sentenza d’appello, la mamma di Sara, come già era avvenuto nel processo di primo grado, si è dichiarata soddisfatta pur con le dovute cautele, ricordando che i gradi di giudizio sono tre, che Paduano certamente ricorrerà in cassazione e che con ogni probabilità l’assassino è tutt’altro che pentito, dal momento che la strada da percorrere è ancora lunga e che probabilmente sarà necessario un percorso specifico di riabilitazione.
Alla vicenda di Sara, nell’ottobre dello scorso anno, si sono ispirati Daniele Autieri, Stefano Pistolini e Giuseppe Scarpa per il soggetto di un docufilm, realizzato e presentato alla Festa del Cinema di Roma 2017, che apre nuovi squarci di verità sulla vicenda di cronaca giudiziaria.
A ricostruire la vicenda oltre alla madre di Sara, Concetta Raccuia, una serie di interviste inedite alle amiche intime della vittima e al fidanzato, Alessandro Giorgi, ultimo ad aver visto la ragazza prima dell’incontro fatale col suo assassino.
Non resta che attendere l’esito definitivo, con la sentenza di Cassazione (al cui giudizio con ogni probabilità ricorrerà Paluano) di questa triste e, ahimè, non isolata vicenda, comune a tante altre donne vittime di femminicidio per mano di uomini sedicenti innamorati, che non hanno la benché minima idea di cosa sia l’amore e soprattutto il rispetto.