L’Unione Europea chiede conto all’Italia delle agevolazioni e facilitazioni sulle tasse, ovvero il taglio del 100% sull’Ici, poi diventata Imu e del 50% sull’Ires, cioè la tassa sul reddito nelle attività di sanità e istruzione della Chiesa. E il debito della Chiesa nei confronti dello Stato potrebbe ammontare a circa 4 miliardi di euro.
Il quotidiano“Repubblica”, riporta di un sistema di favore che per l’Antitrust europeo distorce in malo modo il mercato, favorendo i beneficiari rispetto ai concorrenti che invece le tasse le pagano tutte e fino in fondo. Aiuto di Stato discriminatorio. Il caso è stato aperto nel 2006 da una denuncia dell’ex deputato Maurizio Turco e del fiscalista Carlo Pontesilli, entrambi del Partito Radicale.
Dopo le prime archiviazioni da parte di Bruxelles e numerose contro denunce, nel 2012 hanno ottenuto la condanna del regime fiscale di favore concesso ad alberghi, scuole e cliniche gestite dagli enti ecclesiastici, vi è da precisare che i fruitori di queste strutture la cui proprietà è legata alla Chiesa pagano regolarmente quanto dovuto secondo regolare tariffa. Ma Bruxelles stranamente non ha ritenuto di andare fino in fondo.
Di contro la Corte di Giustizia del Lussemburgo, con una decisione del 29 ottobre u.s., ha dato completamente torto alla Commissione europea. Con questa decisione la Corte di Giustizia del Lussemburgo ha riaffermato, con forza, che: ”La Legge è uguale per tutti”. Così Bruxelles ha pochissimo tempo per giustificare la decisione di non chiedere i rimborsi.