Gufo in macramè – Opera dell’Autrice
“Dalla scrittura al linguaggio come dalla maglia al filo da raggomitolare di nuovo per una nuova maglia. Gli snodi si sciolgono ridando libertà alle parole. E le virgole che fine fanno?
Come quei quadri si raccapezzano tra colori sbiaditi e tra trenini della spesa il servo fedele anticipa il padrone e batte alla cassa l’importo senza resto.
Come un amore terminato, le parole abbandonano una ad una la scena tra noi due e restano le virgole e i punti, gli spazi che sempre più vuoti si interpongono tra noi fino poi a scomparire anch’essi.
Oggi c’è una nuova cometa e si chiama speranza, rottura col vecchio e aggancio col nuovo.
In questa storia del segno che diventa simbolo, l’umanità cerca le sembianza, il filo del tenere il tempo tra le dita e dunque il soldo.
Compagni, anarchici, crisantemi ammollati e non l’indifferenza del cocomero arrossisce la massaia che Botero immortala all’uscita nuda e senza sesso in fiordaliso di gardenia tra due salami e due provole affumicate ma con gradiente di tattilità in indice volumetrico di stima al lardo, entelechia della sera pensile e soda.
E dalla finestra l’uomo senza qualità indice il processo al sacchetto, quella plastica che Christo ha rubato alla platea dei desiderosi e con cui sta incartando il ponte di Brooklyn mentre passa il treno delle tre e un quarto, e qualcuno vi sbadiglia dentro.”
Qual filo dalla maglia s’aggomitola
e disfa il vecchio per rifarlo nuovo
a libertà ogni nodo già capitola
la parola si smuove dal suo covo
E le virgole che fine hanno fatto?
Si ritrovano smunti di colore
i quadri, e fra i trenini della spesa
il fedel servo anticipa il signore
batte alla cassa importo senza resa
Come amore che porte più non apre
parole in fila lasciano la scena
tra noi, virgole, punti e spazi sempre
più vuoti, fino a perdere la vena
C’è una cometa nuova, la speranza
s’aggancia al nuovo e rompe con il vecchio
L’umanità che cerca la sembianza
e il simbolo, del segno divien specchio
il fil che tiene il tempo tra le dita
e dunque il soldo, sfoglia preferita
Compagni ed anarchici, i crisantemi
a bagno, non il rubro cocco méro
che indifferente arrosa di eritemi
la massaia eternata da Botero
è nuda, senza sesso in fiordaliso
di gardenia tra provole e salami
ma con gradiente di tatto colliso
che indice di stima al lardo acclami
entelechia di sera appesa e soda
Dall’alto l’uomo senza requisito
proclama un bel processo a quei sacchetti
di plastica che il Christo ha pur rapito
alla platea bramosa di banchetti
ora il ponte di Brooklyn sta involgendo
e passa il treno delle tre e un quarto,
dove qualcuno è dentro sbadigliando
ignaro di asfissiare nell’incarto