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SE BUTTASSIMO ALL’ARIA IL PALCOSCENICO?

Sale sul palco e si appresta ad entrare in scena. Non si cura di chi lo guarda. Non lo conosce. Non sa chi sia e nemmeno si preoccupa di saperlo. Ciò che importa è avere una parte. Una qualsiasi. In un mondo in cui ruoli sono ombre indefinite, il rimanente non conta. Importa solo giocare una funzione. Interessante comprendere le modalità con cui l’uomo di oggi si rapporta alla totalità della vita.

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Molto, forse più del dovuto, concentrato ad attirare l’attenzione di un pubblico invisibile. Viene ricercato il calore di una popolarità fredda ed in costante cambiamento. Così, anche l’uomo si sente profondamente destabilizzato. Il suo IO si confonde con le aspettative create e richieste da una società basata su interessi prettamente economici. Un tessuto organico di istituzioni e persone composto da ALTRI.

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Lui non fa altro che fare quello che gli viene suggerito in modi occulti. Si pensi, ad esempio, alla pubblicità televisiva di una nota marca di profumi dove con uno schiocco di dita, si ottiene tutto ciò che di materiale si desidera. Basta poco, no? Così pare. Ma il “sentire” è sempre messo in secondo o terzo piano. Tenendo comunque conto del fatto che riguarda l’esistenza intera e di tutti. Qualsiasi cosa noi facciamo, siamo sempre accompagnati da un sentimento. Amore, rabbia, preoccupazione, angoscia o/e tanti altri moti di cuore. Tuttavia il campo materiale sembra prevalere di gran lunga sul resto. Un’apparenza anche questa perché in fin dei conti ci si ritrova sempre con dei problemi in campo affettivo-sentimentale. Se non ci amiamo, il non-amore verso noi stessi si rispecchia in molteplici campi. Se ci amiamo, la nostra vita prende un piega diversa e ne risente positivamente anche la sfera economica.

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Educare al sentimento non è facile, meno ancora capire se stessi. Soprattutto perché non vi è nessun corso che insegni a immergerci nel nostro IO. Succede che nasciamo, cresciamo e ad un certo punto veniamo lanciati nel mondo come biglie alla rinfusa. Inizia lo spettacolo. Ci sono attori, comparse e pubblico. Non tutti siamo capaci di buttarci nella profondità delle cose. C’è chi preferisce rimanere sulla punta dell’iceberg e toccare l’acqua solo con la canna da pesca. Chi invece ama cogliere l’essenza e buttarsi a capofitto.

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Vi è addirittura chi, pur avendone l’opportunità, non ama partecipare e si limita a guardare e a giudicare la vita altrui con un cannocchiale e un pacchetto di pop-corn in mano. Altri invece, non avendo avuto molte possibilità di scelta, non possono far altro che sopravvivere e arrancare. In questo groviglio complicato quale è la vita, accade di tutto. L’esistenza si espande, si confonde, si estende e si lega a quella altrui. L’essere arriva dappertutto. L’apparenza rappresenta solo una piccolissima parte che viene mostrata come facciata.

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Poi, dietro, c’è un mondo intero. Che sia ora di abbandonare il personaggio assegnatoci e iniziare a vivere la vita per quello che è? Ossia spontaneità di sentimento, accoglienza per ciò che non capiamo, assenza di giudizio continuamente critico e amore per tutto ciò che viene. Se si cura la parte interiore -ciò che si vede meno ma che influenza tutto- il resto migliora di conseguenza. Il meglio è alle porte.

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Bisogna solo cambiare le regole, buttare all’aria il palcoscenico e scendervi con l’idea di essere se stessi e non dei burattini. Vivere depurati dalla convinzione che l’opinione altrui sia importante e liberi da quello che provoca dipendenza. Soli -nel senso di autonomi e capaci- ma insieme a tanti su un pianeta strabordante di umanità.

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Data:

25 Ottobre 2014