A fondamentare la libertà di eutanasia in demenza avanzata, si introduce la nuova sentenza della Corte suprema olandese, volta a presentare una chiarificazione giuridica riguardo la questione la cui interpretazione applicata alle sottospecie concrete avrebbe in passato prodotto innumerevoli fraintendimenti. La sentenza della Corte infatti in conformità alla sua funzione nomofilattica, scaturisce dalla necessità di stabilire delle linee interpretative univoche circa la questione eutanasia, sulla scia di un processo inedito che nel 2016 avrebbe prosciolto una dottoressa accusata di aver proceduto all’atto, su una paziente affetta da Alzheimer in stato avanzato, senza un effettivo rinnovo del consenso.
È quindi nell’interesse dello stato che il pubblico ministero, a processo concluso, avrebbe rimesso il caso sotto l’attenzione della massima giurisdizione olandese, la quale oggi stabilisce che :”L’eutanasia si può attuare anche quando il paziente è incapace di esprimere la sua volontà a causa di una demenza avanzata”, precisando che in tal caso “il medico può dare seguito ad una domanda pregressa scritta”. I Paesi Bassi quindi pionieri nell’evoluzione del diritto all’eutanasia, primi al mondo ad aver proceduto alla sua legalizzazione, avrebbero compiuto un ulteriore sviluppo, poiché sulla base di quanto pronunciato dalla Corte, i medici potranno procedere all’eutanasia anche nel caso di pazienti che non si trovino nelle condizioni di rinnovare la propria scelta a causa dello stato di demenza, naturalmente attenendosi sempre ai limiti previamente imposti , che circoscrivono questa possibilità solo al caso in cui i pareri di due professionisti, convergano nel dichiarare l’impossibilità di un miglioramento nelle condizioni del paziente, la cui sofferenza insopportabile, designa l’eutanasia come soluzione ragionevole.