Sequestrata nave Mare Jonio
“Nelle ultime ore la Guardia di Finanza ha sottoposto a sequestro la Mare Jonio, al momento alla fonda all’isola di Lampedusa”. E’ quanto si apprende da fonti del Viminale.
“Questo sequestro amministrativo della nave è veramente surreale, noi siamo stati autorizzati a entrare in acque territoriali, è un dispetto fatto a noi per non tornare in mare a salvare vite umane. Ma tanto ci torneremo, perché la giustizia ci darà ragione. Qui siamo davanti a un conflitto istituzionale enorme”. A parlare con l’AdnKronos è Alessandra Sciurba, portavoce di ’Mediterranea’, che commenta il sequestro della GdF. Lunedì sera la nave è entrata in acque territoriali dopo avere fatto sbarcare i 31 migranti rimasti a bordo.
“Ci è stato consegnato nella notte il provvedimento di sequestro amministrativo e una multa di 300.000 per avere violato il decreto sicurezza – spiega Sciurba che si trova ancora a Lampedusa – è un conflitto istituzionale: siamo entrati dopo l’autorizzazione della Guardia Costiera, dopo avere avviato le pratiche di sbarco. L’approdo doveva essere stamattina ma per la concomitanza dell’arrivo del traghetto ci hanno detto di potere attraccare solo alle 10”.
“Invece – aggiunge Sciurba – invece poco dopo, a mezzanotte, ci è stato consegnato il provvedimento e hanno preso l’armatore e il comandante e li hanno portato in caserma per la verbalizzazione. L’averci contestata di aver violato il decreto Salvini con un’autorizzazione formale di un’autorità di questo Stato crea una situazione davvero surreale che sembra rinviare più a una sana ’vendetta’ da parte di chi non sopporta che qualche vola la giustizia prevalga come è successo ieri”.
“Per noi – aggiunge Sciurba – la cosa importante è avere portato le persone a terra in sicurezza. E torneremo presto in mare, non ci fermerà nessuno. E’ una situazione davvero surreale. Ma la giustizia sarà ripristinata come è accaduto altre volte. Solo che questo dispetto rischia di tenere lontana dal mare per un po’ una nave e mentre ci sono bambini, come i 22 salvati da noi, che ci lasciano la pelle in mare”.
Psicosi ’Samara’, altri 3 avvistamenti a Roma
Samara Morgan continua a terrorizzare i romani. Dopo gli episodi dei giorni scorsi, lunedì sera sono state tre le segnalazioni arrivate alla centrale operativa della Questura di Roma. Il primo avvistamento alle 23:31 a Torre Gaia, in viale Santa Rita da Cascia, dove la ragazzina del film ’The Ring’ si è materializzata in strada per molestare i passanti. Venticinque minuti più tardi era invece in via Lucino Murena, nel quartiere Tuscolano, per approdare poi all’1:58 nel parco Meda in via dei Monti Tiburtini.
La nuova moda, partita da Catania e diffusasi in fretta, ha suscitato la dura reazione dei comitati di cittadini di Roma che si sono detti “pronti ad organizzare le ronde”.
Roma, poliziotto si suicida davanti a sede reparto Volanti
Un ispettore delle Volanti della Polizia si è suicidato con un colpo di pistola davanti alla sede del reparto, in via Guido Reni a Roma. Ancora da chiarire le cause del gesto dell’uomo, che aveva 60 anni.
Chiedono 10 euro per provare le scarpe, cliente si rifiuta
Una ragazza, entrata in un negozio di articoli sportivi della provincia, ha misurato alcune paia di scarpe decidendo, alla fine, di non acquistarle. Si è sentita, però, chiedere, perentoriamente, dal negoziante la somma di 10 euro che pretendeva poiché la giovane aveva provato le scarpe. Una richiesta, le ha spiegato il commerciante, legata agli ’abusi’ di chi prova le scarpe per poi acquistarle su qualche sito di e-commerce e spendere meno. La ragazza, sorpresa per la richiesta, ha segnalato che la tassa non era indicata da alcun cartello nel locale e si è rifiutata di pagare. Nei giorni successivi, passando davanti al negozio, ha scoperto che è stato esposto all’interno un cartello che informa del costo di 10 euro per la prova delle calzature.
A riportare l’accaduto è Federconsumatori Modena, spiegando che “sono diversi i casi segnalati, tutti relativi al negozio ’Kiki Sport’ di Mirandola, in quello che probabilmente è il primo caso in Emilia Romagna, dopo quelli recenti in Toscana (Sarzana e Prato) e a Trento”. “Un’altra signora di Mirandola – riporta ancora l’associazione – ha segnalato di aver appreso della richiesta solo una volta all’interno del negozio e di aver abbandonato immediatamente il locale”.
“Sulla legittimità di una richiesta di questa natura – spiega Federconsumatori – ci sono pareri contrastanti: per alcuni sarebbe legittimo richiedere una quota per una sorta di ’consulenza’ sull’acquisto, meglio se come acconto per un futuro acquisto. Per altri si tratta di una richiesta illegittima, che va segnalata alle autorità competenti, che debbono sanzionare l’esercente”.
“Le stesse associazioni del commercio – spiega Federconsumatori – si sono espresse criticamente su questa modalità, non appoggiandola. In ogni caso, è necessario che una regola così discutibile, come quella di far pagare la prova di abiti o calzature, sia indicata con grande evidenza all’ingresso del locale commerciale, e non al proprio interno. Questo per consentire al cliente di scegliere se entrare o meno. Inoltre deve essere specificato che la regola sarà applicata a tutti i non acquirenti, e non in modo arbitrario”.
“Con queste chiare indicazioni – spiega l’associazione dei consumatori – il commerciante si troverebbe probabilmente con una clientela ’selezionata’ ma anche con una notevole riduzione del volume d’affari. Perché pare evidente che non siano modalità ’artigianali’ come questa a consentire al piccolo commercio di competere coi giganti del web; una modalità che al contrario crea soltanto effetti controproducenti”.
“Ma il tema – ammette Federconsumatori – esiste e siamo disponibili a ragionare di modalità legittime, come ad esempio il divieto di fotografare le merci in negozio e i dati posti sulle relative scatole, segnale assai probabile dell’intenzione di acquistare sul web quanto si è provato in negozio”. L’invito di Federconsumatori Modena, in ogni caso, è quello di non entrare nei negozi che espongono cartelli dove si comunica la possibilità di essere chiamati a pagare la prova di abiti o scarpe. Qualora la cosa non sia indicata, bisogna sempre rifiutarsi di pagare, valutando una segnalazione dei fatti alla polizia municipale.