Traduci

SERVIZIO CONTRO IL POTERE – Lorenzo Biagi

Qual è il rapporto tra servizio e potere nella nostra società e nella chiesa?

Come possono queste due realtà comunitarie confrontarsi con il messaggio di Gesù che, fin dal cristianesimo delle origini, risulta alternativo alla logica del potere? 

Servizio contro potere, il libro del filosofo Lorenzo Biagi pubblicata dalle Edizioni Messaggero Padova, mette a confronto queste due entità – Società e Chiesa – con il messaggio evangelico, focalizzandosi sulle «novità di Gesù», come recita il sottotitolo.

L’AUTORE

Lorenzo BIAGI è docente di antropologia e filosofia allo Iusve di Venezia-Mestre di etica ed educazione all’ISSR “Giovanni Paolo I” di Treviso. Tra le sue pubblicazioni con Edizioni Messaggero Padova ricordiamo Oltre ChatGPT. Elogio del racconto (con Stefano Didoné, 2024); Cercare sempre (2022); Uomo (2020); Politica (2017); Corruzione (2014).

Secondo l’autore un pensiero cristiano oggi deve riflettere in maniera più sistematica e radicale sul potere e sulla sua fisionomia così aleatoria e insieme così determinante nella nostra vita, tanto più che la stessa comunità cristiana, per storia e organizzazione, non è stata e non è tutt’ora estranea ai processi di potere stabilitisi in Occidente. Nel saggio egli propone una prassi conviviale basata sul servizio da vivere come contropotere, ossia da una parte come vera e propria alternativa al potere, dall’altra come comportamento di comunità cristiane che mostrano che si può vivere insieme senza il potere e grazie alla reciprocità del servizio.

Così il saggista e scrittore Giancarlo Gaeta, già docente di Storia del cristianesimo antico e Storia delle religioni all’Università di Firenze, nella prefazione al volume: «Queste pagine di Lorenzo Biagi – le considerazioni che egli vi svolge sul rapporto tra potere e servizio quale paradigma su cui commisurare la fedeltà all’insegnamento vissuto di Gesù e perciò le ricadute sul senso stesso della vita cristiana – sono prossime alla mia percezione di ciò che ne è del Cristianesimo in quello che mi appare un mutamento d’epoca per la civiltà occidentale, un vero e proprio transito storico che ne coinvolge ogni forma di pensiero e di pratica. Con questo stato delle cose le confessioni cristiane hanno provato a commisurarsi nel corso del Novecento (la Chiesa cattolica con il rinnovamento conciliare, le Chiese riformate confrontandosi con il pensiero moderno), ma senza avere piena coscienza di ciò che era in gioco, salvo rare eccezioni. […] Di fatto, il Cristianesimo, particolarmente nella versione cattolica, esce in frantumi dal confronto con la modernità, lungamente vissuto come se in gioco non ci fosse stato altro che il predominio ideologico e perciò il controllo sociale. Neppure il concilio ha modificato in radice questo stato delle cose, malgrado l’intuizione iniziale che fosse oramai tempo per la Chiesa di riconoscersi in una situazione critica pari a quella attraversata dalla società civile. Incapace di mettersi radicalmente in gioco, essa è stata inevitabilmente ripresa da un passato oramai sterile. […] Per questo occorre che i cristiani tornino a interrogarsi sul proprio linguaggio, e dunque su che cosa si parla quando si discute di fede, di salvezza, di redenzione, di escatologia. E che le Chiese tornino a essere ciò che istituzionalmente non sono più da molto tempo, cioè presenze essenzialmente antimondane, libere dalla presa della nuova figura che il mondo sta assumendo, e perciò in grado di opporre fattivamente il comandamento dell’amore alle nuove coniugazioni dell’imperio della forza».

Data:

16 Novembre 2024

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *