In Parlamento si torna a parlare del servizio militare obbligatorio. Tra Camera e Senato sono due proposte di legge che puntano dritto al ripristino dell’obbligo di servizio militare (o civile). Norme che potrebbero rimettere in discussione la legge Martino – governo Berlusconi – che ha tecnicamente ‘sospeso’ dal primo gennaio 2005 il servizio di leva obbligatorio in Italia. Venti anni senza ‘Naia’, in cui non sono però mancati i richiami al tema, con tanto di dibattito e posizioni a favore e contrarie al ritorno alla leva obbligatoria.
Le proposte in Parlamento
Nella legislatura in corso, la XIXesima, la proposta più recente per l’arruolamento per legge è quella presentata alla Camera il 15 maggio del 2024, a firma del deputato Eugenio Zoffili della Lega (“Istituzione del servizio militare e civile universale territoriale e delega al Governo per la sua disciplina”). Il progetto di legge del fedelissimo di Salvini punta a reintrodurre la leva universale – sei mesi obbligatori per ragazzi e ragazze – dando seguito a quanto preannunciato dallo stesso Matteo Salvini al raduno degli Alpini di Vicenza, lo scorso 12 maggio. Il leader della Lega, ospite delle penne nere, aveva parlato della necessità di ripristinare il servizio militare, definito “una grande forma di educazione civica da impartire ai ragazzi”. Il testo è stato depositato alla Camera e sta proseguendo il suo iter per l’assegnazione alle commissioni parlamentari competenti per materia.
Due sono le opzioni previste nella pdl, che viene ‘depositata’ in questi giorni a Montecitorio: “formazione militare o impiego di tipo civile, che coinvolga per sei mesi tutti i cittadini italiani tra i 18 e i 26 anni di età”. La Lega, nel testo, chiede che i sei mesi della nuova leva siano poi svolti ‘esclusivamente sul territorio nazionale e nella propria regione di residenza o domicilio, con priorità alla propria provincia, salvo espressa richiesta del cittadino ad essere impiegato in altri ambiti territoriali nazionali e previa disponibilità e autorizzazione dell’Autorità preposta”.
A ridosso della uscita leghista non mancò una sottolineatura del ministro della Difesa, Guido Crosetto (“Le forze armate non possono essere pensate come un luogo per educare i giovani, cosa che deve essere fatta dalla famiglia e dalla scuola”), che bocciò di fatto la proposta di Salvini, con argomenti che poi furono ripetuti anche dal presidente del Senato, Ignazio La Russa, pronto a ribadire la contrarietà a un servizio militare obbligatorio. Dal Consiglio regionale Friuli-Venezia Giulia è invece arrivata in Senato un ddl per l”Istituzione del servizio civile o militare obbligatorio’, un testo presentato lo scorso marzo e non ancora assegnato in Commissione, articolato sulla falsariga della proposta di Zoffili.
Tornando alla Camera, sul tema di un ritorno al servizio militare – ma di tipo volontario – si trova in fase di assegnazione la proposta firmata dal meloniano Edmondo Cirielli. Un testo di ‘delega al Governo per l’istituzione di un Servizio nazionale militare di volontari per la mobilitazione’. Si tratta nello specifico dell'”istituzione e il funzionamento di un Servizio nazionale militare di volontari per la mobilitazione (SNM), con il compito prioritario della difesa della Patria, sancito dall’articolo 52 della Costituzione”, come si legge nell’art.1. Un sistema che quindi resta in linea con la volontarietà dell’adesione al servizio, aperto ai cittadini che “intendono concorrere alla difesa delle istituzioni, della collettività e dei beni della Patria, nel territorio nazionale e all’estero”, viene spiegato nel testo di Cirielli.
Iniziativa quest’ultima che ne richiama un’altra a firma leghista, sulla ‘riserva militare’, depositata dal presidente della Commissione Difesa della Camera, Nino Minardo, a febbraio scorso. Una sorta di bacino di riservisti, da costituire sul modello israeliano. Una forza da mobilitare rapidamente in caso di grave minaccia per la sicurezza del Paese o di stato d’emergenza. Un mini-esercito supplementare che, secondo la proposta, potrebbe essere mobilitato dal governo sia in tempo di conflitto o di grave crisi suscettibili di ripercuotersi sulla sicurezza dello Stato, sia per la difesa dei confini nazionali, sia in caso di dichiarazione dello stato di emergenza di rilievo nazionale da parte del Consiglio dei ministri. Anche in questo caso non mancarono le polemiche, visto che la catena di comando dei riservisti portava direttamente a Palazzo Chigi, prevedendo un via libera delle Camere al suo impiego in tempi brevi.
Anche il senatore di Fratelli d’Italia, Roberto Menia, vicepresidente della Commissione Affari Esteri e Difesa di Palazzo Madama presenterà a breve una sua proposta di legge per il ripristino del servizio militare obbligatorio. “Sì – dice interpellato dall’AdnKronos -, sto proprio adesso mettendo a punto un ddl in questo senso. Certo, non penso a un ritorno a quello che è stato in passato il servizio militare, ma sei mesi di naia, non solo per i ragazzi, ma anche per le ragazze, non farebbe affatto male alle giovani generazioni italiane”. Permettendo di “ridare a loro moralità, indirizzi e spingerli al rispetto delle norme, cosa che purtroppo mi pare sia oggi carente”, sottolinea il senatore di Pieve di Cadore.
Per Menia però non ci si deve fermare però al solo compito educativo delle caserme: “Io -aggiunge- sto vedendo che questa cosa è all’ordine del giorno in tanti altri paesi, come per esempio in Croazia, mentre la Svizzera già prevede il ‘richiamo'”. “La nostra stessa Costituzione -ricorda il senatore meloniano- dice che la difesa della Patria è dovere del cittadino, e credo che il servizio militare risponda a quanto prevede appunto la Carta italiana”.
Nell’idea di Menia “si tornerebbe a una visione interclassista della nostra società, dove i giovani potrebbero tornare a fare un’esperienza collettiva che di sicuro può solo fare bene”. Non sono mancate sul tema le posizioni diverse, anche al ministero della Difesa “ci sono posizioni diverse, tra gli stessi militari”, ammette Menia, ma io dico che “bisogna lavorare su questa cosa, magari si può ripartire da proposte come la mini-naia proposta tempo fa da La Russa, pensando sempre che una volta fatto il servizio obbligatorio, chi vuole resta nelle forze armate, e si può specializzare, formandosi per acquisire quelle competenze che sono sempre più necessarie in un mondo dove ci sono tanti conflitti, anche vicino a noi”.
(da AdnKronos)
Dal punto di vista militare sei mesi di “Naja” non servono a nulla. Al giorno d’oggi gli eserciti devono essere altamente specializzati. Dal lato patriottico la “Naja” è addirittura negativa, visto il bullismo e le angherie chiamati con l’eufemismo di “Nonnismo” . Sorvoliamo per amor di Patria sull’inefficienza delle Forze Armate.