Gentilissime amiche e amici, intendo salutare il nuovo anno raccontandovi una storia che testimonia l’effettiva esistenza di chi “predica benino e razzola malissimo”, tanto da convincere chiunque, senza sforzo alcuno, che gioca con le parole e nulla più. Voglio prima ricordare a tutti voi la genetica vocazione di questo giornale a dar voce ai più deboli senza tener conto in alcun modo dell’appartenenza politica, sia delle vittime che dei loro carnefici, sicché gli strali di seguito riportati saranno rivolti in modo casuale a un’area politica determinata, sicuri come siamo, del resto, che le medesime situazioni si sono verificate, si stanno verificando e si verificheranno ancora in tutti gli ambienti del malconcio sistema partitico e partitocratico italiano.
Insomma, ragazzi, nel 1995 Forza Italia assume nelle proprie sedi di molte Regioni Italiane decine di dipendenti, oggi in numero di quasi duecento.
Nel 2012 Forza Italia si scioglie (per la verità fa finta) come neve e l’acqua che ne segue rimpingua l’invaso del PDL, portandosi dietro i giovani dipendenti, per l’occasione dotati di apposito salvagente per resistere alla confusione generata dai marosi. Il vessillo del centro destra si regge quindi per anni anche grazie al lavoro (Signori politici? Comprendete questo strano termine o ve lo faccio spiegare da Umberto Eco?) di questi ragazzi che poi maturano e diventano donne e uomini, mettono su famiglia e si indebitano anche per comprar casa.
Gli esponenti di questa coalizione (ma non solo loro) si sono sempre eretti a supremi custodi delle più efficaci ricette per mantenere e creare occupazione, e ancor oggi, se solo potessero comandare come vorrebbero, creerebbero due miliardi (proprio così, gliel’ho sentito promettere io, che ridete?) di posti di lavoro, di cui quattro miliardi solo nel sud (non posso farci niente se non sanno far di conto). Da costoro ci dovremmo quindi aspettare che, almeno a casa loro, nelle sedi dei loro partiti, cioè, le cose girino alla grande, con assunzioni e accorgimenti in grado di mantenere quanto meno il livello occupazionale così com’è, in attesa di tempi migliori. Non è così, purtroppo, e, come accade quando si scopre che in tante sedi dei sindacati lavorano persone senza regolare assunzione, avverto la netta sensazione che siamo giunti al punto che defenestrare (politicamente, si intende) questi malinconici menestrelli sia ormai diventato un imperativo categorico.
È accaduto infatti, come è noto, che pochi mesi fa l’invaso del PDL s’è rotto ed è rinata (ma già esisteva) Forza Italia, sicché, come avvenuto in senso inverso nel 2012, ci si attendeva la rassicurante notizia che i dipendenti delle sedi del PDL riconfluissero in Forza Italia. Ahi, ahi, questa affascinante, proustiana recherche del tempo perduto ha portato a un repechage dei soli politici (almeno per ora), ma per molti sfortunati lavoratori il tempo della loro occupazione non sta seguendo la traiettoria circolare dei loro capi e presto, invece, terminerà la corsa su un binario morto. Difatti Il PDL, nei giorni scorsi, ha inviato lettere di licenziamento per i dipendenti di molte sedi regionali (specie del sud!). Nessuna proposta di sistemazione in altre sedi, licenziamento secco e brutale. E Forza Italia che ha fatto? E tutti quelli che alla corte del gran capo si sono abbuffati per anni di voti, incarichi e danaro (lecito, si intende), contando sulla forza lavoro delle sedi del partito? Volete proprio conoscere le mosse di questi esimi esponenti della politica italiana?
Mi risulta che si siano già trincerati, tutti quanti, dietro le callide frasi di circostanza, una mistura di traballanti giustificazioni tecnico-giuridiche sfocianti nella retorica più stucchevole, che vi risparmio e che però può descriversi ricorrendo a una espressione sintetica che le accomuna: “e che vuoi da me se il PDL non c’è più?” L’inclinazione ponziopilatesca sottesa al riferito atteggiamento, però, non può passare inosservata.
Giuridicamente la questione è tirata per i capelli ma entrare nel merito ci porterebbe lontano nel discorso; vi preciso solo che, a fronte degli scombussolamenti di questa coalizione, nonché dell’attuale formulazione dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori (frutto dell’italico vizio di raffazzonare le norme per dispensare contentini diretti a sedare gli inconcludenti litigi dei vari parlamentari), e tenuto altresì conto della cronica inefficienza dei Tribunali (che offrono molta confusione, perdita di tempo a iosa e poca Giustizia), è prevedibile che il PDL-FI mercanteggi il licenziamento, chiaramente ingiusto, con una manciata di stipendi elargiti con sufficienza e freddezza. Intendiamoci: il tutto in modo lecito e alla luce del sole. E qui li voglio! E già, perché il punto non è se la sporca manovra sia coperta da un “lavoretto pulito” costituito dal suggello di una conciliazione forzata o di una sentenza (della quale è preferibile fare a meno e in altra occasione vi dirò il perché).
No, il punto non è affatto di natura giuridica; semmai, sarebbe di ordine etico, ma anche in questo campo non mi avventuro perché un tema così vasto lascerebbe troppi spazi per i sofismi degli avvocati, d’ufficio e non, della gran Corte del PDL-FI. No, andiamo sul semplice-semplice, così non scomodiamo ancora il buon Umberto (Eco). Il problema vero, amiche lettrici e amici lettori, è soltanto uno: LA CREDIBILITA’. Premettiamo e diamo per certo che per questi licenziamenti sono responsabili TUTTI gli esponenti del PDL-FI, nessuno escluso, o perché hanno direttamente ideato questa genialata, o perché non l’hanno impedita, con qualsiasi mezzo utile.
Ora, immaginiamo quando andranno in giro per comizi, oppure ospiti dei talk show, ad ergersi ad esperti risolutori dei mali che affliggono il Paese, e parleranno inevitabilmente di come diminuire la disoccupazione; a questo punto chiediamoci: ma se in casa loro non sono stati in grado di evitare uno scempio così inverecondo (il PDL si sarà anche sciolto, ma i soldi del finanziamento pubblico in quale cassa è restato? E perché con quei soldi non si continua a mantenere i dipendenti?), come si potrà attribuire un cencio di credibilità a costoro? Chi li potrà mai votare? Gentilissimi politici di quest’area politica (ma gli altri non si “fruscino”, giungerà il tempo anche per loro), se pensate che questa storia passi in sordina vi sbagliate. E di parecchio.
Abbiamo appreso che nei primi giorni del 2014, presso le varie sedi regionali della Direzione del lavoro, inizieranno a tenersi gli incontri per la “Conciliazione” (alias mercanteggio) per i dipendenti sbattuti fuori in malo modo (eticamente); orbene, attenti a come vi comporterete in questa occasione, poiché se non assicurerete, senza condizione alcuna, una soluzione che mantenga i posti di lavoro che volete azzerare, vi garantiamo che da questo giornale, sui social network, in ogni occasione in cui sarà possibile incrociare le vostre facce in pubblico, saremo presenti a ricordare, a voi e a tutti quelli che vi ascoltano e vi seguono, ciò che state facendo e quindi le vostre contraddizioni, invero troppo insopportabili per consentirvi di governare in qualsiasi ambito pubblico. Vi sottrarremo tutti i voti dei cittadini che ci sarà possibile coinvolgere, in una lotta che non avrà tregua, perché siamo in tanti e siamo stufi. È una promessa. Ma sono certo, tuttavia, che questa lotta non ci sarà, perché siete tutti, uomini e donne, persone per bene e tornerete sui vostri passi, riconoscendo l’errore. È vero? Tanti auguri a tutti, quindi, specie ai lavoratori delle sedi del PDL-FI cui è stato riservato il privilegio di un licenziamento come regalo di Natale.