L’Italia d’oggi mi fa pensare ad alcune nazioni sud Americane che, quando l’economia fa acqua, la disoccupazione aumenta e si fa fatica a sopravvivere, si organizza un gran bell’incontro di calcio o si attende il carnevale per vedere scendere in piazza “una marea di gente” festosa e canterina. Da noi, grazie alle notizie pilotate e diramate da, quasi tutti, i telegiornali e quotidiani di partito…si fa festa tutto l’anno seguendo assiduamente programmi quali :“Grande fratello”, X factor, Amici di Maria, Uomini e donne, L’isola dei famosi, Chi l’ha visto o Quarto grado. Gli italioti, non potrebbero vivere senza conoscere il nome del vincitore dell’ultimo talent o poter disquisire sull’innocenza o colpevolezza dell’amante tradito di Vattelappesca?
Purtroppo la maggior parte degli elettori non conosce minimamente quello che quotidianamente possano inventarsi a Montecitorio ma, tutti o quasi tutti, sarebbero pronti a descrivere nei minimi particolari, nome, cognome, età, abito indossato e stilista che ha disegnato l’abito della ministra: tal dei tali.
Il crac di alcune banche o le perdita dei risparmi di correntisti raggirati da promotori finanziari, passa in secondo ordine. Viva la democrazia di fatto e di pensiero. Secondo una ricerca politica-antropologica, il filosofo greco Platone diceva che “le leggi sono in grado di guidare lo stato verso ciò che è utile per la comunità…Le leggi sono indispensabili, poiché garantiscono la libertà ai cittadini, ma devono essere scritte con la saggezza e il buon senso umano…. senza esagerare, perché è su queste caratteristiche che si basa una forma di buon governo”.
L’estrema libertà politica e morale è destinata a corrompere la loro stessa natura per trasformare i politici in paradossi viventi. Insomma Platone, in tempi non sospetti, aveva radiografato l’attuale situazione politica, meglio conosciuta come “democrazia”, definendola “ una dittatura eletta da “uomini” resi schiavi dalla loro libertà”.I governi che antepongono i “loro personali interessi” alle reali necessità dei cittadini andrebbero paragonati ai beceri padri di famiglia che, non avendone le possibilità, pur di soddisfare i propri “vizi, facessero prostituire la propria moglie e figlie femmine. Gli stessi individui, per poter disporre quotidianamente, di una somma di danaro che personalmente non sarebbero stati in grado di procurarsi, imporrebbe anche ai figli maschi di andare a rubare o ad elemosinare. O tempora o mores!
Come accettare un governo che fa sperpero di denaro pubblico tagliando fondi alla scuola, alla sanità, alle pensioni minime e all’assistenza dei diversamente abili per foraggiare banche, benefit e aumenti dei loro stipendi. (aerei di Stato costosi e inutilizzabili, auto blu, assegni di fine mandato o vitalizi intoccabili e alienabili ) Troppi privilegi per i nostri parlamentari che ufficialmente costano quasi il doppio dei colleghi francesi e cinque volte quelli spagnoli. Oltretutto i nostri deputati usufruiscono di “passi” per la libera circolazione ferroviaria, marittima, autostradale ed aerea su tutto il territorio nazionale. Come se non bastasse, per i trasferimenti dal luogo di residenza all’aeroporto più vicino e tra l’aeroporto di Roma-Fiumicino e Montecitorio, intascherebbero un rimborso trimestrale pari a 3.323,70 euro e, udite udite, persino un rimborso forfettario di oltre tremila euro l’anno per le spese telefoniche e un’assistenza sanitaria integrativa per potersi curare nelle migliori cliniche quando gli pare.
Allo scopo di ridurre gli sprechi e di apportare miglioramenti al bilancio dello stato, lor signori si sono inventata la “spending review”, che per loro non ha alcun valore. Al contrario, la stretta di cinghia, rimane valida per gli anziani che qualora dovessero aver bisogno di un collirio, di una protesi dentaria o di una crema antidolorifica, dovranno mettere mano al portamonete, solitamente vuoto, decurtando per l’ennesima volta la pensione miserrima che lo stato le concede. Continuare ad elencarne i benefici immeritati dei nostri governanti sarebbe troppo facile. Le considerazioni verbali dei cittadini nei confronti di simili ingiustizie sono irripetibili ma, come sempre. nessuno osa ribellarsi nemmeno cambiando opinione sul partito politico che ha sempre votato.
Se ne deduce che il vecchio motto “ad ognuno quello che si merita” rispecchi in pieno la personalità smidollata di molti cittadini pecoroni.