Ancora una volta si torna ad uccidere nel centro di una cittadina in provincia di Siracusa. Salvatore Ragusa, muratore di 32 anni senza precedenti penali, è stato ucciso all’alba dello scorso 27 febbraio a Carlentini (SR), in Piazza Marchese. Erano le 06:35 circa, l’uomo si trovava davanti alla sua abitazione ed era appena uscito di casa per recarsi al lavoro, come ogni lunedì mattina. A un tratto, lo stesso è stato raggiunto da 6 colpi di pistola, una calibro 7,65. 5 pallottole sarebbero andate a segno, tra cui il colpo fatale alla testa, frequente nelle esecuzioni mafiose.
Il profilo personale della vittima, tuttavia, farebbe pensare a una vicenda di natura privata, anche in considerazione del fatto che, due ore dopo l’esecuzione, nelle stradine del rione Santuzzi, è comparsa la madre della vittima la quale, correndo disperata, gridava contro la nuora: “E ora me l’ha ammazzato…”. Sono stati alcuni passanti, dopo aver visto il cadavere dell’uomo, a chiedere l’intervento dei Carabinieri, che sono prontamente intervenuti e hanno subito avviato le indagini per risalire agli autori dell’assassinio.
Secondo il Sostituto Procuratore Tommaso Pagano, le modalità con le quali Salvatore Ragusa è stato ucciso non lascerebbero pensare a questioni private. Bisognerà però ascoltare tutte le persone informate sui fatti per avere un quadro chiaro, tra le quali la stessa moglie, che da un anno pare non convivesse più con la vittima, in quanto tornata ad abitare con i suoi genitori insieme al figlio di un anno. Secondo alcune voci che si stanno rincorrendo nei vicoli, sembra che il bambino vedesse solo di tanto in tanto il suo papà, per via di una tumultuosa separazione. Inoltre, la madre della vittima avrebbe raccontato agli investigatori: “Mio figlio ogni sera veniva a dormire a casa mia. Purtroppo, per colpa della moglie non ci vedevamo più da anni, ma negli ultimi tempi era tornato a rispettarmi e a quella non ci stava bene…”.
Al momento, il quadro sembra essere ancora molto confuso. Il Colonnello dei CC Luigi Grasso continua a lavorare su ogni fronte, senza scartare nessuna ipotesi, neanche quella legata all’ambito lavorativo. Non si esclude che un complice possa aver accompagnato l’autore dell’omicidio.