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Siria: proseguono le violazioni del diritto internazionale

Gli ultimi aggiornamenti riportano che le forze di Ankara, avrebbero schierato una massiccia divisione meccanizzata lungo il confine di Idlib, nel nord-ovest siriano. Tale schieramento sarebbe composto da 300 unità carrozzate e 1400 soldati e costituirebbe senz’altro un’evidente violazione delle disposizioni del diritto internazionale. Si pensi al Titolo III del 1° Protocollo addizionale della Convenzione di Ginevra, circa i metodi e i mezzi di guerra, nel quale si premette che la scelta di tali fattori in ogni conflitto non è illimitata, né tanto meno priva di criteri da seguire, per non parlare dello stesso Preambolo, il quale riporta che: “Le Alte Parti contraenti, proclamando il loro ardente desiderio di vedere la pace regnare fra i popoli, ricordando che ogni Stato ha il dovere, in conformità della Carta delle Nazioni Unite, di astenersi nelle sue relazioni internazionali dal ricorrere alla minaccia o all’impiego della forza contro la sovranità, l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di ogni Stato, o in qualunque altro modo incompatibile con gli scopi delle Nazioni Unite […]”, si vincolano a rispettare quanto stabilito dal suddetto documento.

Il pretesto utilizzato dalla Turchia sarebbe stato quello di ’garantire con tutti i mezzi l’adempimento dell’accordo di Sochi’, ovvero l’accordo Putin-Erdogan sulla stabilizzazione di una “safe zone” estesa a est del fiume Eufrate per 440 km lungo il confine con la Turchia. Sul fronte interno invece la Turchia in tutta risposta al mancato supporto europeo riapre le frontiere con la Grecia; al momento, secondo Ankara, sono 130 mila le persone che si sono spostate dalle zone interne per cercare di entrare nel territorio Ue. Purtroppo il conflitto siriano continua ancora ad essere fonte di una crisi umanitaria calzante che nelle ultime settimane ha raggiunto picchi inauditi di brutalità e violazioni dei diritti umani, e mentre migliaia di profughi, di cui una buona percentuale è costituita da bambini,si ritrovano stipati sulle frontiere terrestri e non solo, vista l’importante affluenza verso le isole dell’Egeo, un razzo sparato dall’aviazione di Damasco ha centrato una strada nel centro cittadino di Idlib , aprendo un cratere nell’asfalto e colpendo con schegge e detriti i palazzi che si affacciano sulla via: nove i morti, cinque erano bambini.

È possibile che possa esistere una sola motivazione che possa giustificare tanta crudeltà? E quello che fa più rabbia è l’indifferenza dei poteri forti nei confronti delle sofferenze che ormai sono davanti agli occhi di tutti, poteri che sembrerebbero rispondere come in un gioco di ruolo solo a provocazioni e strategie di base e interesse politico. “Chi cerca di mettere alla prova l’unità dell’Europa resterà deluso. Manterremo la linea e la nostra unità prevarrà. La Turchia non è un nemico e le persone non sono mezzi per raggiungere un obiettivo”, ha detto la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che ieri si è recata alla frontiera greca con i presidenti delle altre istituzioni europee e il premier Kyriakos Mitsotakis, annunciando lo stanziamento di 700 milioni di euro in aiuto di Atene, definita lo “scudo” d’Europa.

Data:

5 Marzo 2020