Rafforzamento delle Forze Turche al Confine
La Turchia e le milizie alleate stanno rafforzando il dispiegamento di unità al confine con la Siria, e nuovi sviluppi potrebbero essere imminenti. Fonti ufficiali statunitensi confermano che la situazione è in evoluzione. I curdi si rivolgono a Donald Trump, chiedendogli di mantenere la promessa che “gli Stati Uniti non li abbandoneranno” e che “tuteleranno la dignità e la sicurezza di coloro che sono stati alleati fedeli nella battaglia per pace e sicurezza”. Nel frattempo, il Wall Street Journal riporta che cresce il timore che la Turchia, alleato degli USA e membro della NATO, stia preparando un’incursione su vasta scala nel territorio controllato dai curdi siriani, sostenuti dagli USA.
Colloqui ad Ankara
Oggi i riflettori sono puntati su Ankara per i colloqui tra la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il leader turco Recep Tayyip Erdogan. I colloqui si concentrano sulla Siria del dopo-Assad e sul Medio Oriente in generale. Il confine tra Turchia e Siria è lungo 900 chilometri, e in Siria restano circa 900 truppe USA. Il dispiegamento di forze turche, che include combattenti di milizie e commando, nonché unità di artiglieria, è concentrato in gran numero nei pressi di Kobane, una città a maggioranza curda in Siria, sul confine nord con la Turchia. Negli anni passati, Kobane è stata la città simbolo della resistenza curda all’ISIS. Secondo uno degli ufficiali citati dal giornale, un’operazione turca oltreconfine potrebbe essere imminente.
Precedenti Invasioni Turche
I movimenti attuali sembrano analoghi a quelli che la Turchia decise prima dell’invasione del 2019 nel nordest della Siria, quando l’allora presidente Donald Trump decise per un ritiro parziale delle truppe USA dalla regione e poi contribuì alla mediazione per un cessate il fuoco in cambio della rinuncia da parte dei curdi di chilometri di terre al confine a favore dei turchi. Un altro ufficiale americano parla di “pressing per la moderazione”.
Richieste dei Curdi agli USA
Ilham Ahmed, funzionario dell’amministrazione curdo-siriana, ha confermato i timori direttamente a Trump, che il 20 gennaio tornerà alla Casa Bianca, spiegando che appare probabile un’operazione militare turca e sollecitando pressioni su Erdogan affinché non invii truppe oltre il confine. L’obiettivo della Turchia, che dal 2011 ha accolto tre milioni di rifugiati siriani e che ha sempre sostenuto in questi anni l’opposizione armata al regime di Assad, è “stabilire un controllo di fatto sulla nostra terra prima che lei si insedi”, ha scritto Ahmed in una missiva a Trump che il Wall Street Journal è riuscito a vedere. “Se la Turchia procedesse con l’invasione, le conseguenze sarebbero catastrofiche”, ha aggiunto. “Dal confine possiamo vedere i turchi che ammassano forze e la nostra popolazione civile vive nel timore costante di morte e distruzione imminente”. Ahmed ha avvertito che un’invasione turca potrebbe provocare più di 200.000 sfollati tra i civili curdi solo a Kobane.
Scontri e Operazioni Militari
La scorsa settimana, il segretario di Stato USA, Antony Blinken, era in Turchia. Sabato, Ankara ha riaperto la sua ambasciata a Damasco. Con la fine dell’era Assad in Siria, sono ripresi scontri tra i curdi siriani e i gruppi sostenuti dalla Turchia, e si sono intensificate le operazioni turche contro le Forze Democratiche Siriane (FDS o SDF), a guida curda, che sono state sostenute dagli USA ma che Ankara vede come un’estensione del PKK, considerato organizzazione terroristica.
Fallimento dei Colloqui e Rafforzamenti Militari
Ieri, secondo un portavoce delle FDS, sono falliti colloqui tra curdi siriani e milizie sostenute dalla Turchia a Kobane, e ora le FDS notano “significativi rafforzamenti militari” a est e a ovest della città. Ahmed ha sollecitato Trump affinché sfrutti “il suo approccio unico alla diplomazia” per convincere Erdogan a fermare qualsiasi operazione pianificata.
Dichiarazioni di Trump e Influenza della Turchia
Sempre ieri, Trump ha affermato che “la Turchia ha fatto una presa di potere ostile, senza perdite di vite umane”. Nel dopo-Assad, osservava nei giorni scorsi Asli Aydintasbas della Brookings Institution, citata dal New York Times, “quello che è incontestabile è che l’influenza della Turchia crescerà solo, sia a livello politico che economico”.
Conclusioni
La situazione in Siria rimane estremamente tesa, con la Turchia che rafforza le sue forze al confine e i curdi che cercano il sostegno degli Stati Uniti per evitare un’invasione. I colloqui tra i leader internazionali e le dichiarazioni di Trump aggiungono ulteriori dinamiche a un contesto già complesso. La comunità internazionale osserva con attenzione, sperando in una risoluzione pacifica che possa garantire stabilità e sicurezza nella regione.