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SIRIA – UE sospende alcune sanzioni e mette alla prova il nuovo governo

L’Ue tende la mano alla Siria, ma si dichiara pronta a fare dietrofront qualora le nuove autorità non attuino le misure politiche necessarie ad una vera svolta democratica del Paese. In primo luogo, deve essere garantita la tutela delle minoranze religiose e il rispetto dei diritti umani e delle donne.

Per questo motivo, i ministri degli Esteri dell’Unione hanno stilato un programma per un graduale allentamento delle sanzioni sinora imposte al regime del deposto Assad, che di fatto coprivano tutti i settori. Sarà un approccio “passo dopo passo”, ha affermato Kaja Kallas, alto rappresentante Ue, cosciente di quanto “fragile” sia il futuro che attende la Siria.

Le restrizioni verranno allentate, per il momento, soltanto nel settore bancario, dell’energia e dei trasporti, ovvero settori basilari perché l’economia possa riprendersi e perché si possano creare delle condizioni minime di crescita. Tutte le altre sanzioni restano invece in piedi, a cominciare da quelle sulle armi, vista la presenza di un’ancora forte preoccupazione verso l’organizzazione che ha preso il potere, così come quella di una “possibile radicalizzazione”. Fiducia sì, ma timida e condizionata: se le nuove autorità seguiranno una certa direzione, “noi saremo pronti a fare la nostra parte”, ha concluso la Kallas.

Nel frattempo, per bocca dello stesso nuovo leader Ahmed al Sharaa, sono stati intrapresi alcuni processi di riforma e di transizione che porteranno ad una nuova Costituzione, con l’auspicio che possa durare “il più a lungo possibile”. Purtroppo, però, il processo richiederà molto tempo: l’approvazione potrebbe richiedere fino a tre anni, ne serviranno invece quattro per poter indire le elezioni, in quanto sarà necessario affrontare alcune questioni preliminari, come la realizzazione di un censimento accurato della popolazione. Considerato il curriculum dell’Hayat Tahrir al-Sham (Hts), ancora etichettata come organizzazione terroristica dalle Nazioni Unite e dalla stessa Unione Europea, la strada appare tutta in salita.

Prima di affrontare il tema della ricostruzione di un paese dilaniato, sarà inoltre fondamentale considerare la necessità della sua riunificazione. La Siria resta un paese frammentato, religiosamente e politicamente, e presenta diverse zone controllate da una diversa moltitudine di miliziani. La stessa Hts, cellula residuale di una più grande coalizione anti-Assad, in precedenza controllava la provincia di Idlib. Inoltre, resta in piedi il nodo dei curdi, saldamente stabiliti nel nord-est e controllanti da soli il 30% di tutto il paese. Infine, l’ultimo e non meno importante nodo da sciogliere è quello costituito dai rapporti con la Russia, già fraterna amica di Assad e che il nuovo fronte al potere sembra non voler abbandonare. La Siria condivide interessi strategici con Mosca, ha infatti dichiarato Al Sharaa.

Mohammed al Bashir è attualmente il capo del governo ad interim, figura politica che Hts si è portata dietro da Idlib. La scelta è stata tollerata dal resto dei gruppi, in ragione della posizione di sicurezza garantita da al Sharaa, il quale a sua volta sembra voler mettere alle spalle il passato mirando ad offrire una nuova immagine di sé certamente meno radicalizzata. La Banca Centrale è stata affidata ad una donna, Maysaa Sabrine e ciò costituisce senza dubbio un buon segnale, così come lo sono le prime misure economiche intraprese a favore di alcune liberalizzazioni. Ciononostante, “il verdetto non può ancora essere pronunciato”, ha dichiarato Eliena Valtonen, ministra degli Esteri finlandese. La riunione del Consiglio Europeo dello scorso 19 dicembre aveva chiarito il fatto che si debba dare sostegno alla Siria la quale, “a seguito della caduta del regime criminale di Assad”, ha davanti a sè “un’occasione storica di riunire e ricostruire il paese”. Così come era stata sottoscritta “l’importanza di un processo politico inclusivo e a guida siriana che risponda alle legittime aspirazioni del popolo siriano”.

L’allentamento delle sanzioni deliberato resta dunque un processo reversibile. “Valuteremo le azioni del nuovo governo e, se necessario, faremo marcia indietro. Si tratta di una sospensione, non di una revoca”, è stato puntualizzato.

(Foto interna di copertina: Ahmed al Sharaa, fonte Observer Diplomat)

Data:

28 Gennaio 2025

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