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Sito M5S va in tilt

Sito M5S va in tilt

cms_8106/m5s_logo_maglietta_fg.jpgSito del M5S in tilt. Slitta così il termine per la presentazione delle autocandidature alle parlamentarie del Movimento 5 Stelle, che sarebbe dovuto finire ufficialmente alle 12 ed è stato prorogato alle 17.

Tutti gli iscritti, per potersi candidare alla consultazione online, hanno infatti dovuto iscriversi alla nuova Associazione M5S: a farlo, tuttavia, un numero forse eccessivo di aspiranti parlamentari, tanto alto da bloccare il sito. E sui social e sui blog delle Stelle è montato il malcontento di molti aspiranti candidati che non hanno potuto accedervi.

AUTOCANDIDATURE – Dopo la scadenza del termine per le parlamentarie del Movimento 5 Stelle – posticipata “per poter garantire la più ampia partecipazione” – tra i parlamentari uscenti hanno scelto di non ripresentare la propria candidatura la senatrice sarda Manuela Serra – che su Fb ringrazia Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio e annuncia di voler continuare ad aiutare il M5S come attivista – e Riccardo Nuti, deputato palermitano sospeso in passato per il caso firme false insieme alle colleghe Giulia Di Vita e Claudia Mannino.

In un lungo post su Fb Nuti stronca il ’nuovo’ M5S: “Il Partito delle Stelle – scrive – non è il Movimento 5 Stelle” e “se per crescere si guarda al cattivo esempio, ovvero i partiti che hanno degradato il Paese, c’è il forte rischio di confondersi fra questi e a quel punto non si potrà che arrivare dove già costoro ci han portato”.

NUTI – Tra i punti contestati da Nuti, la clausola che obbliga i futuri parlamentari 5 Stelle a votare la fiducia a un governo targato M5S, così “la come multa in caso di allontanamento per dissenso politico come se il Partito delle Stelle avrà sempre ragione e rispetterà sempre il programma e a tradirlo sarà per forza il parlamentare. La storia ci insegna che in realtà non è così ma anzi può verificarsi il contrario”.

Dito puntato anche contro la gestione dei casi che riguardano esponenti indagati: “Nel Partito delle Stelle – denuncia Nuti – si possono candidare indagati e imputati che vuole il capo politico. Così lo stesso capo politico indagato si può candidare, i parlamentari che hanno un processo in corso si potranno candidare se il capo politico vorrà, altrimenti lo stesso capo politico potrà decidere a sua discrezione chi far fuori e chi no”.

MANTERO – Sarà della partita, invece, il deputato Matteo Mantero, che è stato in forse fino all’ultimo: “Se riterrete che in questi anni abbia fatto il mio dovere e pensate che la mia esperienza sia ancora utile sarò lieto e orgoglioso di essere ancora vostro portavoce, diversamente lascerò volentieri il mio posto a forze fresche”, scrive su Fb rivolgendosi agli attivisti M5S.

Scuola, rientro con sciopero

cms_8106/giovani_scuola.jpgTavolo al ministero dell’Istruzione, nella giornata di giovedì 4, e astensione dal lavoro l’8 gennaio sulla questione dei docenti diplomati magistrale. “Mentre l’Anief ha organizzato uno sciopero specifico della categoria insieme a Saese e Cub, con la partecipazione di Cobas e Unicobas con manifestazione nazionale presso Viale Trastevere, i sindacati rappresentativi sono stati invitati a un primo tavolo politico sulla questione: se la proposta dell’amministrazione non sarà soddisfacente, la contestazione assumerà dimensioni sempre maggiori”. Lo sottolinea la stessa associazione sindacale Anief sulla questione dei docenti diplomati magistrale.

“Nel frattempo, tutte le Rsu delle scuole italiane confermano lo stato di agitazione – continua Anief – Parallelamente, vanno avanti tutte le iniziative giudiziarie avviate dall’Anief presso le corti europee e nazionali per superare la sentenza della plenaria”.

“Le organizzazioni sindacali rappresentative non dovranno accontentarsi di una possibile fase transitoria da introdurre anche per il personale dell’infanzia e della primaria – sottolinea Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – sarebbe comunque un’ingiustizia, perché l’unica strada percorribile è che tutti i diplomati magistrale iscritti con riserva nelle GaE siano confermati nei ruoli, subito, a tempo indeterminato e determinato, anche attraverso la riapertura delle GaE per tutto il personale in possesso di abilitazione”.

Il 2018 parte con lo sconto

cms_8106/saldi_buste_fg.jpgIl 2018 parte con lo sconto. Tra oggi e sabato prenderanno il via in tutta Italia i saldi invernali 2018, primo grande appuntamento commerciale dell’anno. La prima regione a partire sarà la Basilicata, cui seguirà la Valle D’Aosta il 3 gennaio. In tutte le altre regioni, le vendite di fine stagione scatteranno venerdì 5 gennaio, con l’esclusione della Sicilia che inizierà per ultima sabato 6 gennaio, in coincidenza con l’Epifania.

Particolarmente elevata l’adesione di negozianti e consumatori: a partecipare alle prossime vendite di fine stagione saranno infatti circa 280mila attività commerciali, inclusa praticamente la totalità dei negozi di moda e di tessili, che praticheranno subito sconti del 30-40%. Interesse top anche tra i clienti: circa un italiano su due (il 47%) ha già deciso che approfitterà dell’occasione per fare almeno un acquisto, valutando di investire, mediamente, 150 euro a persona. E’ quanto emerge dall’indagine sui saldi invernali condotta da Confesercenti in collaborazione con SWG su un campione di 600 commercianti e 1.500 consumatori.

“Quest’anno gli sconti di partenza saranno più alti della media ed i saldi invernali somiglieranno un black friday ‘sotto casa’, solo più accessibile e di maggiore durata – spiega Roberto Manzoni, presidente di Fismo Confesercenti – E in più con tutti i vantaggi del negozio tradizionale: conoscere i prodotti ed essere conosciuti dal commerciante, con cui si costruisce un rapporto di fiducia, e poter valutare toccando con mano i prodotti da acquistare. Un’occasione di risparmio per i consumatori, ma anche di vendita per le imprese, che cercano l’inversione di tendenza dopo l’ennesimo anno fiacco. Anche le vendite di Natale, seppure positive, sono state sotto le attese. E senza una ripresa sostenuta, il settore del commercio moda continua a soffrire: nel 2017 sono spariti altri 2.400 negozi, più di 6 al giorno”.

Oltre al 47% di italiani che hanno già deciso di partecipare ai saldi, c’è anche un altro 41% di nostri concittadini che valuterà le occasioni di risparmio prima di decidere se acquistare o meno. L’aumento di interesse dei consumatori nei confronti dei saldi viene confermato dalle intenzioni di spesa: chi ha già deciso di acquistare prevede in media un budget di 150 euro a persona, e l’86% si dice pronto a spendere come o più dello scorso anno.

Si cercheranno, in particolare, calzature: un nuovo paio di scarpe è l’acquisto in saldo più desiderato dagli italiani, indicato dal 28%. Seguono i prodotti di maglieria, preferenza per il 22% di chi partecipa ai saldi, ed i pantaloni (14%). Alto l’interesse anche per i prodotti tessili e moda per la casa (9%) e per i capispalla, come giubbotti e giacconi, ricercati dal 7% dei consumatori.

Complessivamente, aderirà ai prossimi saldi una su tre delle oltre 800mila attività commerciali italiane. Quest’anno sarà particolarmente alto lo sconto medio di partenza: il 56% dei negozi partirà con il 30%, mentre il resto praticherà riduzioni iniziali ancora più sostanziose, comprese tra il 40 ed il 50% del prezzo di cartellino. Riduzioni più sostanziose del normale per sopperire ad un anno che, per il commercio moda, è stato ancora fiacco. Il 22% dei negozianti ha registrato durante l’anno una flessione delle vendite sull’anno precedente, contro un 18% che le ha viste crescere. Per sei negozi su dieci, invece, sono rimaste sostanzialmente stabili sullo scorso anno. E ancora molto lontane, dunque, dai livelli pre-crisi.

Lo stato di persistente sofferenza del settore risulta evidente dalle tante chiusure registrate durante l’anno: secondo le stime dell’Osservatorio Confesercenti, Le imprese del settore tessile, abbigliamento, pelli, cuoio e calzature nel 2017 sono diminuite rispetto al 2016 dell’1,9%, pari appunto a 2.406 imprese. Tra le regioni la diminuzione più forte si registra in Piemonte (-3,2%), Trentino A.A. (-3,4%), Umbria (-4,2%) e Valle d’Aosta (-6,9%). Più contenuti i cali di imprese del Lazio (-1,1%) e della Campania (-0,9%). Tra le province, la maglia nera va a Terni, dove la diminuzione di negozi di moda tocca il -8,5%. Seguono la provincia d’Aosta (-6,9%), Pavia (-5,2%) e Padova (-4,9%).

CODACONS – Il Codacons prevede però “l’ennesimo flop”: “Ancora una volta le vendite durante i saldi faranno registrare una contrazione – spiega l’associazione – Le famiglie infatti non prevedono di effettuare grandi acquisti durante gli sconti né dedicheranno significativi budget di spesa ai saldi, al punto che solo il 40% degli italiani conta di approfittare delle vendite di fine stagione per fare qualche acquisto nei negozi”. “Il flop dei saldi è da attribuire a diversi fattori – spiega il presidente Carlo Rienzi – Far partire gli sconti a ridosso delle festività natalizie e di Capodanno è una scelta suicida, perché i portafogli degli italiani risultano già svuotati dalle spese per regali, pranzi e cenoni; quest’anno poi ad influire è anche l’effetto “Black Friday” che, grazie ai suoi 4 giorni di sconti speciali nei negozi, ha portato molti consumatori ad anticipare acquisti che avrebbero magari fatto durante i saldi. Infine a decretare la morte delle vendite di fine stagione troviamo il commercio online il quale, grazie a promozioni valide tutto l’anno, attira un numero sempre crescente di cittadini”.

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4 Gennaio 2018