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“Sono bambina, non una sposa”

Giorgia Butera, Alessandra Lucca, Valentina Polini e Federica Simeoli, sono liete di invitarVi alla Presentazione Ufficiale della Campagna di Sensibilizzazione “Sono bambina, non una sposa” per la tutela dei Diritti Umani delle Spose Bambine. 27 ottobre 2014 – ore 17.00 a Augusta, Salone di Rappresentanza della Casa Comunale.

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“A seguito della giornata di alto livello sul tema delle spose bambine ed organizzata da Onu Italia, che si tè tenuta lo scorso il 22 Settembre 2014, manifestiamo la nostra volontà di promuovere una campagna di sensibilizzazione, da promuovere in ogni contesto possibile, partendo dal sistema scolastico. Siamo convinte che il sapere diffuso e condiviso, per quanto riguarda la condizione dei diritti umani negata, possa contribuire ad una presa di consapevolezza utile ad un fenomeno di cambiamento”. E’ iniziata così la campagna di sensibilizzazione, partita dalla Sicilia e, che si è diffusa rapidamente in vari ambiti. “Sono Bambina, Non Una Sposa”, proclamata lo scorso 22 Settembre che è stata preceduta da Onu Italia, nella giornata del 21 Settembre 2014.

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Il Presidente del Senato della Repubblica, Pietro Grasso, ha inviato una lettera di Encomio. I complimenti sono arrivati dalla Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini. Il Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, ha inviato Lettera di Encomio, apprezzando l’impegno messo in atto, leggiamo nella stessa : “Il suo lavoro e quello delle sue amiche va nella direzione giusta per portare all’attenzione della pubblica opinione questi problemi”.

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La campagna nasce in seguito al mio ultimo testo pubblicato, – sono una scrittrice prolifica -, sono sociologa ed attivista sociale. Il testo, dal titolo: “Per quanto riguarda, ho fatto la mia scelta” fotografa la condizione della donna in ambito internazionale; in occasione delle varie presentazioni mi sono resa conto che ponevo l’accento sempre più nei confronti delle spose bambine ed aborti selettivi. Il testo è uscito nel mese di giugno. Arriviamo alla campagna. Intorno il 15 Settembre realizziamo il manifesto ed, invio un solo comunicato all’Onu. Decidiamo che la campagna dovesse uscire il 22 Settembre, ma l’Onu anticipa l’uscita, il 21 Settembre, presentando la giornata di alto livello sul tema: spose bambine, matrimoni precoci e forzati. Da lì, l’esplosione mediatica, il manifesto è diventato virale in rete. Le più altre Cariche dello Stato, hanno inviato Lettere di Encomio. Siamo state invitate ad un incontro presso il Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale, per l’area Diritti Umani. Andremo prestissimo. Cosa faremo? La campagna è conoscenza del fenomeno, sicchè la diffusione mediatica è sovrana. Intendiamo svolgere su due livelli il nostro operato, sul territorio italiano e quello estero. Sul territorio italiano, procederemo con incontri pubblici dedicati e non; il nostro obiettivo è organizzare, anche, incontri nelle scuole. Stiamo già procedendo al calendario degli incontri. Per ciò che concerne l’estero, abbiamo ad inviarcela campagna alla Qatar Foundation, stiamo intraprendo contatti con alcuni rappresentanti di Governo di vari Paesi, ma soprattutto associazioni che operano nei vari territori esteri per diffondere il tutto. Siamo certe, che far sapere: “Potete dire di No, possa essere l’inizio di un nuovo Mondo”.

Giorgia Butera

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L’Italia è dalla parte delle spose bambine: vittime di una violazione dei diritti umani che ne limita l’istruzione delle giovanissime donne e provoca danni alla loro salute fisica e emotiva. È una priorità dell’agenda italiana all’Onu, come e’ stato sottolineato dalla Rappresentanza Permanente alle Nazioni Unite nel corso di un evento organizzato al Palazzo di Vetro. I matrimoni precoci e spesso forzati trovano profonde radici negli squilibri di potere tra donne e uomini, in stereotipi e leggi che rispecchiano l’idea che la donna debba ricoprire un ruolo sociale e familiare subalterno, regolato da modelli patriarcali, sul consenso al controllo sociale sul corpo e sulle scelte sessuali delle donne.

Nel 2013 nei Paesi in via di sviluppo una bambina ogni 3 si sposa prima dei 18 anni, 1 su 9 e costretta a sposarsi addirittura prima dei 15. Le bambine prive di istruzione hanno il triplo di probabilità in più di sposarsi prima dei 18 anni rispetto a quelle con livello di istruzione secondario o più alto.
Nei 4 Paesi in cui i matrimoni precoci sono più diffusi – Niger, Chad, Bangladesh e Guinea – oltre il 60% delle ragazzine prima dei 18 anni è sposata. Le figlie di madri giovani analfabete hanno la più altra probabilità di abbandonare la scuola, sposarsi giovani e ricadere nella povertà. Stiamo assistendo a spose bambine dell’età di 8anni.
Circa 70 milioni di donne nel mondo in via di sviluppo (esclusa Cina) tra i 20 e i 24 anni, oltre una su tre, si sono sposate prima dei 18 anni. Se la tendenza attuale proseguirà, entro il 2020, 142 milioni di bambine si sposeranno prima di aver compiuto 18 anni.
Parliamo di 14,2 milioni di bambine sposate ogni anno, vale a dire 37.000 ogni giorno. Almeno 50 mila ragazze tra i 15 e i 19 anni muoiono a causa di complicazioni durante la gravidanza e il parto. Inoltre, se una madre ha meno di 18 anni, il rischio che il suo bambino muoia nel primo anno di vita è del 60% più alto di uno nato di una donna che ha superato i 19 anni.
Si calcola che ogni giorno, nei paesi in via di sviluppo, circa 20 mila ragazze sotto i 18 anni partoriscono, ossia 7,3 milioni all’anno. Di queste circa 2 milioni hanno meno di 15 anni. Se si includono tutte le gravidanze, anche quelle che non arrivano al parto, il numero è molto più alto. Perché il corpo di una bambina non è pronto ad affrontare uno sforzo simile. Così, ogni anno muoiono 70 mila adolescenti che per complicanze legate alla gravidanza. E sono 3,2 milioni gli aborti a rischio. Il 95% delle nascite da madri adolescenti si verifica nei paesi in via di sviluppo, dove d’altronde si concentra l’88% di tutta la popolazione
adolescente. Ma anche nei paesi cosiddetti sviluppati capita alle ragazze di rimanere incinta: ci sono 680 mila adolescenti madri ogni anno, la metà delle quali negli Stati Uniti.Il matrimonio forzato è quello in cui una o entrambe le persone coinvolte devono unirsi contro la propria volontà. Secondo l’articolo 16 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, è innanzitutto una violazione dei diritti umani.
Il citato articolo recita: “Il matrimonio potrà essere concluso solo con il libero e pieno consenso dei futuri sposi”. Il concetto è stato ribadito in sede Onu anche dalla Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW) e dalla Convenzione sul consenso al matrimonio, l’età minima per il matrimonio e la registrazione dei matrimoni (CCM) adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 7 novembre 1962. Quest’ultima al punto 1 stabilisce: “Non verrà contratto legalmente alcun matrimonio senza il pieno e libero consenso dei partners”.
Giorgia Butera, Alessandra Lucca, Valentina Polini e Federica Simeoli

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Data:

18 Ottobre 2014