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S&P conferma rating Italia a BBB con outlook negativo (Altre News)

S&P conferma rating Italia a BBB con outlook negativo

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L’Italia evita il downgrade di S&P che l’avrebbe avvicinata verso il pericoloso status di ’junk’: l’agenzia infatti ha confermato il rating sul nostro debito sovrano a BBB, mantenendo le prospettive negative. S&P ha comunque anticipato la possibilità di un taglio al giudizio se il rapporto debito /Pil non riuscisse a tornare su un chiaro percorso discendente nei prossimi 3 anni o in caso di deterioramento del mercato quanto alle condizioni di finanziamento. S&P stima una crescita del debito pubblico lordo italiano al 153% del PIL entro la fine del 2020 con un tasso di disoccupazione in Italia in salita all’11,2% nel 2020. S&P ha anche confermato a BB il rating della Grecia a BB, ma migliorando a positivo – da stabile – l’outlook.

PIL ITALIA NEL 2020 – Le misure di stimolo economiche per l’1,5% del Pil decise dal governo italiano, assieme agli effetti della crisi coronavirus, dovrebbero portare il deficit dei conti pubblici nel 2020 al 6,3% del Pil che a sua volta registrerà una contrazione vicina al 10%. Lo stima S&P nell’analisi in cui conferma il rating sul nostro Paese. Per l’agenzia il debito pubblico lordo italiano aumenterà al 153% del PIL entro la fine del 2020, prima di scendere progressivamente al 140% entro il 2023 grazie all’atteso rimbalzo della nostra economia.

ACQUISTI BCE – S&P prevede “che la maggior parte del debito sovrano italiano, creato a seguito della crisi, sarà acquistato dalla Bce” nell’ambito dei programmi che porteranno gli acquisti netti di attività dell’Eurotower che nel 2020 supereranno nettamente il 9% del PIL dell’area dell’euro. E l’impegno assunto dai vertici della Bce – aggiunge l’agenzia – “significa che il governo italiano sarà in grado finanziarsi a tassi nominali di circa lo 0,8% in media quest’anno rispetto al tasso di indebitamento medio del 2,5% sul proprio debito esistente. In termini nominali, e in assenza di un significativo deterioramento degli oneri finanziari, l’Italia pagherà meno per coprire il suo debito totale quest’anno e fino al 2021-2023, rispetto al 2019”.

Gualtieri: “Intervento poderoso senza precedenti per ripartire tutti insieme

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“Cinquantacinque miliardi per le famiglie, per le imprese, per la sanità, e ulteriori risorse per la liquidità e per proteggere le nostre aziende. E poi, cancelliamo tutti gli aumenti dell’Iva previsti per i prossimi anni”. Così in un post su Facebook il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri sintetizza le misure del governo.

“Un intervento poderoso, senza precedenti, necessario – sottolinea Gualtieri – per sostenere e aiutare il Paese in questo momento così difficile, e per provare a ripartire tutti insieme”.

DEBITO PIU’ ALTO DELLA STORIA REPUBBLICANA – “Il quadro di bilancio del presente documento indica che, includendo gli effetti dei prossimi provvedimenti, l’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche quest’anno salirà al 10,4 per cento del Pil, mentre il debito pubblico raggiungerà il livello più alto della storia repubblicana, il 155,7 per cento del Pil” ha detto il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri nella premessa al Def pubblicato oggi sul sito del Mef. “Secondo la nuova previsione, nel 2021 il deficit scenderà al 5,7% del Pil e il rapporto debito/pil diminuirà al 152,7%. Si tratta di livelli assai elevati, che richiederanno uno sforzo pluriennale di risanamento all’interno di una strategia di sviluppo equo e sostenibile a livello sociale e ambientale”.

PRESSIONE FISCALE – “Una volta inclusi gli effetti del decreto in corso di preparazione e il beneficio degli 80 euro mensili (che diventeranno 100 con il taglio del cuneo fiscale sul lavoro già legiferato), la pressione fiscale scenderà dal 41,9 per cento del 2019, al 41,8 per cento nel 2020 e al 41,4 per cento nel 2021”.

DECRETO APRILE – La dimensione del prossimo decreto, il cosiddetto dl Aprile, sottolinea il ministro dell’Economia nella premessa al Def che è stato appena pubblicato sul sito del Mef, “è molto rilevante, essendo stata cifrata in 55 miliardi in termini di maggiore indebitamento netto su quest’anno e 5 miliardi a valere sul 2021, al netto dei maggiori oneri sul debito pubblico. L’intervento sul 2020 è equivalente al 3,3 per cento del Pil, che assommato al Cura Italia porta al 4,5 per cento del Pil il pacchetto complessivo di sostegno all’economia, a cui si aggiungono garanzie per circa il 40 per cento del Pil. Sul saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato, in termini di competenza e in termini di cassa, gli effetti del decreto ammontano a 155 miliardi di euro nel 2020 e 25 miliardi nel 2021, a cui si sommano, per il 2020, i 25 miliardi del decreto Cura Italia”.

PIL – “In considerazione della caduta della produzione e dei consumi già registrata e di queste difficili prospettive di breve termine, la previsione ufficiale del Pil per il 2020, che risaliva alla Nota di Aggiornamento del Def del settembre scorso, è stata abbassata da un aumento dello 0,6% a una contrazione dell’8%. Questa nuova previsione sconta una caduta del Pil di oltre il 15% nel primo semestre e un successivo rimbalzo nella seconda metà dell’anno”. “Il recupero del Pil previsto per il 2021 – rileva Gualtieri – è del 4,7%, una valutazione prudenziale che sconta il rischio che la crisi pandemica non venga superata fino all’inizio del prossimo anno. Come richiesto dalle linee guida concordate a livello europeo, il presente documento presenta anche uno scenario di rischio, in cui l’andamento e la durata dell’epidemia sarebbero più sfavorevoli, causando una maggiore contrazione del Pil nel 2020 (10,6%) e una ripresa più debole nel 2021 (2,3%), nonché un ulteriore aggravio sulla finanza pubblica”.

ELIMINAZIONE AUMENTO IVA E ACCISE – “Il forte aumento dell’imposizione indiretta previsto dalla legislazione vigente a inizio 2021 striderebbe con la fase di difficoltà che il Paese sta attraversando. Il Governo ha pertanto deciso di includere nel nuovo decreto l’eliminazione degli aumenti dell’Iva e delle accise, previsti dal 2021. In una fase che auspichiamo sarà di ripresa e col riaccendersi del desiderio di intraprendere e innovare, l’intonazione della politica fiscale dovrà, infatti, rimanere espansiva, sia pure nei limiti di una gestione oculata della finanza pubblica”.

PERIODO DI RILANCIO – “È evidente che dopo uno shock quale quello subìto quest’anno e che ci auguriamo non si protragga anche nel 2021, l’economia avrà bisogno di un congruo periodo di rilancio durante il quale misure restrittive di politica fiscale sarebbero controproducenti”. “Non è tuttavia troppo presto per elaborare una strategia di rientro dall’elevato debito pubblico. Tale strategia – sottolinea Gualtieri – dovrà basarsi non solo su un bilancio primario in surplus, ma anche su una crescita economica assai più elevata che in passato, il che richiederà un rilancio degli investimenti pubblici e privati incentrati sull’innovazione e la sostenibilità nel quadro di una organica strategia di sostegno alla crescita e di riforme di ampia portata”.

LA RIAPERTURA PER GRADI – “Nelle ultime settimane le misure di controllo dell’epidemia hanno prodotto una graduale riduzione del numero di nuovi casi registrati di infezione e di ricoveri in terapia intensiva. Tuttavia, il tributo pagato giornalmente in termini di vite umane è ancora elevato e l’appiattimento della curva dei contagi non è pienamente conseguito. Di conseguenza, le misure di distanziamento sociale e le chiusure produttive sono state estese fino ai primi di maggio e si prevede che la successiva riapertura delle attività produttive procederà per gradi”.

LA SEMPLIFICAZIONE – Successivamente a questi interventi, dato il prolungarsi della chiusura di molte attività produttive e data l’esigenza di preservare i settori dell’economia che probabilmente continueranno a essere sottoposti a vincoli operativi, si è intrapresa la preparazione di due nuovi provvedimenti che il Governo si accinge a sottoporre al Parlamento. Il primo è un decreto contenente ulteriori misure di sostegno a lavoratori e imprese per aumentarne la resilienza e preparare al meglio la fase di ripresa. Il secondo sarà dedicato a una drastica semplificazione delle procedure amministrative in alcuni settori cruciali per il rilancio degli investimenti pubblici e privati (soprattutto appalti, edilizia, commercio, controlli)”.

Il prossimo decreto, sottolinea il ministro, “riprenderà tutti gli interventi del Cura Italia, rafforzandoli e prolungandoli nel tempo onde rispondere alle esigenze della prossima fase di graduale riapertura dell’economia. In particolare, oltre alle misure di sostegno al lavoro, all’inclusione e al reddito, e a quelle per la salute, la sicurezza e gli Enti territoriali, vi saranno significativi interventi per la liquidità e la capitalizzazione delle imprese, per il supporto ai settori produttivi più colpiti dall’emergenza, per gli investimenti e l’innovazione”.

L’EUROPA – “La risposta dell’Unione e dell’Area euro ha acquisito proporzioni ragguardevoli e rappresenta un’importante protezione per il nostro Paese” ha detto il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. “La fase di preparazione del Def e del prossimo decreto – sottolinea il ministro – è stata accompagnata da un’intensa interlocuzione all’interno dell’Ue sulla risposta alla crisi pandemica. L’Italia ha sostenuto con coerenza e fermezza l’idea che uno shock di portata inusitata e di natura simmetrica quale l’attuale pandemia dovesse essere affrontato con il massimo grado di coordinamento e solidarietà. Ciò vale anche per quanto riguarda il finanziamento dei costi relativi alle misure di sostegno all’economia adottate dagli Stati membri”. “Grazie allo spirito di collaborazione che ha contraddistinto tutte le parti pur con le note differenze di vedute iniziali – rileva Gualtieri-, si sta oggi profilando un ventaglio di risposte Europee alla crisi. Esse comprendono il futuro fondo per finanziare gli ammortizzatori sociali, denominato SURE e che potrà arrivare fino a 100 miliardi; l’ampliamento delle risorse della Banca Europea per gli Investimenti (Bei) per garantire fino a 200 miliardi di nuovi prestiti a livello Ue; la nuova linea di credito (Pandemic Crisis Support) del Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes), che potrà arrivare fino al 2 per cento del Pil dei Paesi che vorranno farne richiesta; ed infine, il costruendo Fondo per la Ripresa, che nelle intenzioni del Governo italiano dovrà essere lo strumento più importante e decisivo per il rilancio dell’economia e il futuro sviluppo dell’Unione negli anni post-crisi”. “Se si considera anche la straordinaria dimensione del programma di acquisti di titoli con creazione di base monetaria (quantitative easing) della Banca Centrale Europea, la rivisitazione delle regole sugli aiuti di Stato e la sospensione delle usuali prescrizioni del Patto di stabilità e crescita la risposta dell’Unione e dell’Area euro ha acquisito proporzioni ragguardevoli e rappresenta un’importante protezione per il nostro Paese” conclude Gualtieri.

Def, ’cigno nero’ Covid affossa economia

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Via libera del Consiglio dei ministri al Documento di Economia e finanza e allo scostamento del deficit da 55 miliardi per finanziare gran parte del Dl Aprile, atteso per fine mese. Le stime del Def tratteggiano uno scenario a tinte fosche per effetto del ’cigno nero’ del coronavirus che hanno messo in ginocchio l’economia. La crescita crolla infatti dell’8%, il deficit lieviterà al 10,4% e il debito pubblico di quest’anno viaggerà verso il record del 155,7%.

Un’evoluzione difficile, se non impossibile, da immaginare fino a pochi mesi fa: l’Italia senza l’emergenza Covid-19 infatti avrebbe segnato un rialzo del pil dello 0,6% e un calo del disavanzo all’1,8%. Dalla crescita ai consumi, dalla spesa delle famiglie ai redditi, dall’export ai conti pubblici, il quadro invece appare molto diverso.

CRESCITA A PICCO. Previsioni alla mano, il Def indica una contrazione della crescita 2020 dell’8% per poi segnare un rimbalzo nel prossimo anno a +4,7%. In particolare lo shock diretto del lockdown sull’economia italiana per poco meno di due mesi, per l’esatteza 8 settimane, fa registrare un calo del prodotto interno lordo di 6,9 punti percentuali, condizionato anche dall’accresciuto livello di incertezza. In termini di pil nominale l’Italia rispetto al 2019 a causa del coronavirus vede andare in fumo 126 miliardi. Non solo, nell’ipotesi di uno scenario avverso con una seconda ondata di contagi il pil potrebbe calare a picco al -10,6%.

DEFICIT E DEBITO RECORD. La revisione al ribasso della crescita e le misure anti-contagio spingono al rialzo l’asticella del rapporto con deficit e debito. Il disavanzo passa dal 2,2% stimato lo scorso dicembre al ben più alto 10,4%, per poi calare al 5,7% il prossimo anno. Il debito pubblico schizza al 155,7% dal 134,8%; nel 2021 dovrebbe scendere al 152,7%. Ma il governo assicura che “è sostenibile” e “verrà ricondotto verso la media dell’area euro nel prossimo decennio”, si legge nella bozza del Def.

PRIVATIZZAZIONI. Le stime tengono conto di proventi da privatizzazioni e altre operazioni pari a 0,2% del pil all’anno nel 2020-21.

DISOCCUPAZIONE. Secondo le stime sul mercato del lavoro contenute nel Def, nel 2020 il tasso di disoccupazione salirà all’11,6% e occupazione calerà del 2,2%, con un monte di ore lavorate che crolla del 6,3%.

GIU’ REDDITI E SPESA FAMIGLIE. I redditi da lavoro dipendente, secondo quanto si legge nella tabella del Def, nel corso dell’anno dovrebbero registrare una contrazione del 5,7%. La spesa delle famiglie dovrebbe crollare addirittura del 7,2%.

MOTORE CRESCITA IN PANNE, CALANO CONSUMI E EXPORT. Nel 2020 i consumi dovrebbero segnare un declino del 7,2%; l’export segnerebbe -14,4% e l’import -13,5.

DEROGHE EDILIZIA E APPALTI. Nel Def il governo annuncia un nuovo pacchetto di interventi urgenti di semplificazioni e deroghe per rilanciare gli investimenti pubblici e privati nell’edilizia e nel commercio, tra gli altri settori interessati.

RIALZI IVA ADDIO. Nel Def il governo annuncia lo stop all’automatismo delle clausole di salvaguardia: una scure da 20,1 mld di rialzi Iva e accise per il prossimo anno in caso di mancato raggiungimento degli impregni Ue di bilancio

Fase 2, accordo governo-parti sociali: “Più sicurezza per lavoratori”

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Stop a quelle aziende che non assicurano il rispetto delle regole per la sicurezza e tutela della salute sul posto di lavoro e via alla possibilità, per i lavoratori delle aree più colpite dal Coronavirus “di misure aggiuntive specifiche, a partire dal tampone, per le quali il datore di lavoro fornirà la massima collaborazione”. Per tutti gli altri lavoratori, invece, sarà di fatto “il medico competente a poter suggerire l’adozione di eventuali mezzi diagnostici ritenuti utili al contenimento del virus, all’interno delle indicazioni delle autorità sanitarie”. E’ questa la mediazione sui punti più controversi raggiunta da imprese e sindacati, con l’apporto del governo, sulle integrazioni al Protocollo per il contrasto e il contenimento della diffusione del Covid -19, che dovrà fronteggiare la fase 2 di lotta al Coronavirus che da 4 maggio prevede la fine del lockdown per molte aziende, manifattura, costruzioni nonché di alcuni servizi e di qualche attività commerciale collegata alle imprese che riapriranno.

Una intesa trovata solo al termine di un lunghissimo round iniziato nel pomeriggio di ieri e terminato solo alle 10 di questa mattina; 17 ore di confronto serrato che hanno visto imprese e sindacati più volte ad un passo dalla rottura. Poi la quadra: sulle sanzioni sfuma la richiesta dei sindacati di restituzione di incentivi fiscali per le aziende che non rispettano le indicazioni mentre sui tamponi per tutti e la valutazione del rischio viene chiamato in causa il medico competente. Ma una cosa Cgil, Cisl e Uil sembrano aver incassato al netto di tutto: una maggiore ’cogenza’ dell’accordo.

ll governo infatti ha aperto alla possibilità di inserire il Protocollo in appendice in un prossimo Dpcm cosa che darebbe all’intesa una esigibilità più forte nei confronti delle aziende. Il condizionale è d’obbligo, ovviamente, visto che la decisione finale spetta al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che firma il provvedimento ma la disponibilità del ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, è stata netta. Ad essere riscritti anche alcuni passaggi relativi al trasporto e allo smart working. Nel capitolo dedicato alla mobilità infatti è auspicato l’incentivo a forme di trasporto sul luogo di lavoro da parte delle aziende ma salta l’indicazione di utilizzare apposite navette ad hoc con adeguato distanziamento.

Così anche sullo smart working, che resta tra le possibilità da percorrere, è stata semplificata e riscritta la previsione che l’azienda possa dover rafforzare le misure di supporto per la prevenzione dei rischi connessi a questa tipologia di lavoro, fornendo assistenza nell’uso di apparecchiature e software nonché dagli strumenti di videoconferenza.

Il testo comunque è stato salutato positivamente da tutti i ’firmatari’, Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Confindustria, Rete Imprese Italia, Confapi, Alleanza cooperative, Confimi, Federdistribuzione e Confprofessioni. “Il Protocollo è un passo avanti, è stata rafforzata la tutela della salute”, commenta il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo. E anche la Cisl e la Uil condividono nonostante la maratona sul filo dell’intesa. “Alla fine ha prevalso il senso di responsabilità e sono state adottate le migliori soluzioni che è stato possibile condividere”, dice il leader Uil, Carmelo Barbagallo. “L’accordo è una sintesi equilibrata e responsabile”, chiosa Annamaria Furlan, segretario generale Cisl.

Soddisfatta anche la Cgil. “Un accordo positivo, utile, che mantiene la salute e la sicurezza dei lavoratori e dei cittadini la prima condizione per la ripresa dell’attività produttiva. Abbiamo fatto passi in avanti e ora dobbiamo dare gambe alla sicurezza dei lavoratori e alla ripresa produttiva”, commenta il leader Maurizio Landini che sottolinea l’importanza del “coinvolgimento delle rappresentanze sindacali aziendali e dei comitati territoriali “inserito nel protocollo e che avranno il compito di garantire la massima adesione allo spirito e alla lettera del protocollo stesso.

SANZIONI: la prosecuzione delle attività produttive può avvenire solo in presenza di condizioni che assicurino alle persone che lavorano adeguati livelli di protezione. La mancata attuazione del Protocollo che non assicuri adeguati livelli di protezione determina la sospensione dell’attività fino al ripristino delle condizioni di sicurezza.

TAMPONI: “qualora, per prevenire l’attivazione di focolai epidemici, nelle aree maggiormente colpite dal virus, l’autorità sanitaria competente disponga misure aggiuntive specifiche, come ad esempio, l’esecuzione del tampone per i lavoratori, il datore di lavoro fornirà la massima collaborazione”. Per gli altri lavoratori, “il medico competente applicherà le indicazioni delle Autorità Sanitarie. Il medico competente, in considerazione del suo ruolo nella valutazione dei rischi e nella sorveglia sanitaria, potrà suggerire l’adozione di eventuali mezzi diagnostici qualora ritenuti utili al fine del contenimento della diffusione del virus e della salute dei lavoratori”.

INFORMAZIONI: l’azienda fornisce un’informazione adeguata sulla base delle mansioni e dei contesti lavorativi, con particolare riferimento al complesso delle misure adottate cui il personale deve attenersi in particolare sul corretto utilizzo dei DPI per contribuire a prevenire ogni possibile forma di diffusione di contagio.

CERTIFICAZIONI: L’ ingresso in azienda di lavoratori già risultati positivi all’infezione da COVID 19 dovrà essere preceduto da una preventiva comunicazione avente ad oggetto la certificazione medica da cui risulti la “avvenuta negativizzazione” del tampone secondo le modalità previste e rilasciata dal dipartimento di prevenzione territoriale di competenza.

SANIFICAZIONI: nelle aree geografiche a maggiore endemia o nelle aziende in cui si sono registrati casi sospetti di Covid-19, in aggiunta alle normali attività di pulizia, è necessario prevedere, alla riapertura, una sanificazione straordinaria degli ambienti, delle postazioni di lavoro e delle aree comuni. I detergenti per le mani devono essere accessibili a tutti i lavoratori anche grazie a specifici dispenser collocati in punti facilmente individuabili

SMART WORKING. Il lavoro a distanza continua ad essere favorito anche nella fase di progressiva riattivazione del lavoro in quanto utile e modulabile strumento di prevenzione, ferma la necessità che il datore di lavoro garantisca adeguate condizioni di supporto alla persona del lavoratore e alla sua attività, assistenza nell’uso delle apparecchiature, modulazione dei tempi di lavoro e delle pause.

ORARI LAVORO: L’articolazione del lavoro potrà essere ridefinita con orari differenziati che favoriscano il distanziamento sociale riducendo il numero di presenze in contemporanea nel luogo di lavoro e prevenendo assembramenti all’entrata e all’uscita con flessibilità di orari.

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Data:

25 Aprile 2020