Questo è il titolo dell’ultima mostra d’arte che l’artista Claudio Medorini ha allestito nel centro storico di Foligno, presso la sede della Banca Fideuram di Corso Cavour, con vernissage il 21 Febbraio scorso.
La mostra sarà presente fino al 30 Marzo.

Aldo Claudio Medorini nasce a Lipari (nelle Isole Eolie), ed esordisce a diciannove anni con una mostra personale presso il Palazzo dei Priori di Perugia.
Si forma presso i maestri del suo tempo, sperimentando tecniche e stili che si rifanno al Surrealismo e alla Metafisica per giungere, infine, ad un suo modo che mira a rappresentare con stile personale la geometria nello spazio.
Nel 2012 crea un suo movimento pittorico, denominato “Nautismo” costituito da geometrie tridimensionali disposte sulla tela e alla ricerca di un criterio, di un senso, alla maniera di primordiali graffiti, come fossero i Nauti, appunto, antichi navigatori tra Terra, Mare e Cosmo. Ha al suo attivo molte mostre allestite sul territorio nazionale e numerosi premi, primo fra tutti il Leone d’oro assegnatogli nel 2024 alla Triennale Internazionale di Venezia.
Il Vernissage di cui sto scrivendo è stato presentato ed illustrato in modo estremamente piacevole, ricco e dettagliato dal prof. Alberto Iron D’Atanasio, storico e critico d’arte.

Lo studioso ha spiegato ai presenti come la pittura di Medorini si ispiri in origine alla concezione pagana secondo cui il trascendente era considerato come armonizzatore dell’immanente. Il professore si riferisce particolarmente a Virgilio ed Ovidio (70 a.C.) e ad una delle novelle di quest’ultimo, “L’ Asino d’oro”, che pone la donna come punto di unione tra le due entità: immanente e trascendente.
Proprio qui la pittura di Medorini trova la sua genesi. Nel DNA di Claudio Medorini è, infatti, presente il bagaglio filosofico ed artistico della Magna Grecia con in più l’impronta di una cultura che ha il mare intorno.
Il mare: meraviglioso elemento che “accoglie” e nello stesso tempo “apre all’andar via” al viaggio dell’anima, all’infinito.
Ecco, allora, che nei quadri ad olio su tela o su sughero realizzati con sopraffina tecnica, vivono i colori dell’artista (azzurro, oro, rosso, bianco), le sue forme e, soprattutto, la sua idea della donna, una donna un po’ evanescente, ma sempre estremamente bella secondo i canoni di una “antica” classicità.
Altra prerogativa di questo artista è la sua capacità di “raccontare” attraverso simboli e forme – usando l’informale puro o un misto con il figurativo – il suo vissuto profondo di uomo che ama la donna, la vita, l’amore.
“Senza fare i critici d’arte e cercare a tutti i costi quello che, magari, neanche c’è”, conclude il professor D’Atanasio, “ponetevi davanti all’opera e lasciate che essa vi guardi”.