Oggi parliamo di gatti. In particolare della razza Europea, sicuramente la più diffusa nel nostro continente e in quello americano.Forse sarete d’accordo con me: è la più amata dagli italiani. A questo proposito voglio raccontarvi di una dolcissima amica che qualche mese fa è volata sul “ Ponte dell’Arcobaleno”. Una bella leggenda degli Indiani d’America narra di un posto dove i nostri amici pelosi andrebbero, quando ci lasciano. Un posto incantevole alle soglie del nostro Paradiso. Lì felici aspetterebbero l’arrivo del loro amico umano per attraversare insieme il Ponte Arcobaleno.
La mia amica Mirtilla era una gattina tricolore di razza Europea, bellissima.La conobbi circa una decina di anni fa, nel quartiere romano di San Saba che frequento spesso per lavoro.
Roma, lo sapete, è una città piena di gatti di tutti i colori, dove quelli liberi sono curati dalle tante “Gattare” che li adottano e che formano spesso colonie feline all’aperto. Del resto vige una legislazione che li protegge e che regolamenta l’operato di coloro che se ne occupano.Da qui il famoso “Decalogo delle brave Gattare”. Spesso vedevo Mirtilla prendere il sole acciambellata sui motorini parcheggiati o passeggiare per le strade del quartiere.Cominciai a fare amicizia con lei, pensavo fosse una randagina e ogni volta che la incontravo le davo qualcosa da mangiare. Chi mi conosce lo sa bene: anch’io sono una “Gattara” doc., di quelle che hanno sempre croccantini e pappe varie in macchina. In breve tempo Mirtilla mi diede la sua fiducia e quando mi vedeva, mi veniva incontro, trotterellando tutta contenta.Mi sedevo sulla scalinata di San Saba e lei si accoccolava sulle mie ginocchia. Capitava spesso di prendere un po’ di sole e di guardare insieme il tramonto. Io le parlavo piano all’orecchio e lei alzava il suo musetto verso di me sfiorandomi col suo nasino rosa.Mirtilla sembrava capire quello che le dicevo. Condividevamo momenti di spensierata tenerezza e serenità. Per tutto il tempo faceva le fusa o la “pasta” sui vestiti che ricopriva di una lieve coltre di pelo. Non vi nascondo che più di una volta pensai di portarla a casa con me.
Parlando con altre signore della zona, venni a sapere che nel quartiere era conosciuta e amata da tutti per la dolcezza che dimostrava agli umani più che ai suoi simili. La mia amica pelosa era stata adottata fin da piccola da un medico del quartiere, appassionato di animali, che l’adorava. Pur avendo la possibilità di vivere in una bella casa con giardino, Mirtilla preferiva andare in giro libera e indipendente, tornando nella sua casa solo nei momenti di maggiore vulnerabilità.A tutti noi non restava altro che rispettare la sua natura di spirito libero. Mirtilla era un anima speciale.A volte cambiava zona per le sue passeggiate e per giorni non la vedevo al solito posto, così andavo a cercarla o chiedevo alle altre signore se l’avessero vista in giro. Altre volte mi aspettava sui motorini, davanti al portone d’ingresso dal quale sapeva sarei dovuta uscire.Ciò fino all’ultima volta, qualche mese fa. Sparì per non tornare mai più, lasciando nel cuore di tutti noi che le volevamo bene un grande vuoto. È a lei, la mia amata Mirtilla, che dedico questo articolo perché possa rimanere sempre nella memoria di tutte le persone che lo leggeranno. Quando pensiamo a uno stereotipo di gatto, ci viene in mente lui, il comune gatto domestico, l’Europeo.Spesso commettiamo l’errore di considerarlo come un gatto di strada. In realtà è una razza riconosciuta a tutti gli effetti dalla FIFE (Federazione Internazionale Felini ). Si tratta di una derivazione del gatto Soriano che prende il nome dall’antica “Sorìa” l’attuale Siria e che presenta un mantello tigrato, striato di nero su fondo marrone o beige con l’immancabile” M “sulla fronte.Secondo alcuni studi, la razza soriana – e dunque europea – discenderebbe direttamente dall’antico gatto egizio che nella civiltà dei Faraoni era considerato una divinità. La famosa dea Bast possedeva il corpo di donna e la testa di gatto con lo sguardo misterioso e incantatore. Rappresentava la fecondità e la bellezza, la luce e il calore benefico del sole. Col tempo divenne una dea del culto della Luna, tanto amata dai gatti.
Il gatto europeo sarebbe giunto in Europa attraverso le navi dei mercanti fenici, nonostante le leggi egizie proibissero l’esportazione dei gatti, ritenuti appunto sacri e proprietà dei Faraoni. I nostri amici pelosi erano molto apprezzati anche sulle navi per la loro capacità di dare la caccia ai topi.I romani, nel corso della loro espansione, diffusero il gatto in tutto il continente fino all’attuale Inghilterra. Il gatto Europeo ha un corpo muscoloso e robusto, occhi rotondi un po’ obliqui con intorno una sorta di mascherina più scura, zampe forti e solide, il pelo corto e lucido, coda di lunghezza media più spessa alla base con estremità arrotondata. È molto intelligente, curioso e giocherellone. Ha un forte istinto predatorio, ma è capace di grande sensibilità nei confronti dei suoi amici umani. Ne esistono diverse varietà, tutte accettate dallo standard di razza.Vari colori o semplicemente bianco e nero. Quello bianco con gli occhi blu spesso soffre di sordità congenita. L’Europeo a due colori viene classificato in base alla pezzatura del bianco: in bicolore, van o arlecchino. Quello “squama di tartaruga”, nella versione calico (nero – arancio – bianco) e calico diluito (grigio – crema – bianco) si distingue per una dominanza di bianco e una distribuzione a chiazze degli altri due colori. I gatti tricolore al 99% sono femmine. I maschi rappresentano un’eccezione possibile, ma molto rara a causa di un’anomalia genetica. Hanno infatti un cromosoma in più e questo li rende perlopiù sterili. Le cugine sono le versioni “tortie” con tre colori ben miscelati e non disposti in chiazze distinte e “torbie” con porzioni di bianco e tigrato nel resto del corpo.
Le versioni Smoke e Silver sono le più rare, divise in “silver tabby” e “silver smoke”. Il gatto Europeo tigrato, “tabby” può presentare varie tigrature. Poi c’è quello rosso chiaro, dal carattere simpatico e spesso vivace. Infine il tartarugato, ritenuto un portafortuna per la sua rarità. Una leggenda giapponese racconta di un gatto maschio di tre colori “Maneki neko” (gatto che chiama o che dà il benvenuto), che avrebbe salvato un viaggiatore, mostrandogli la via al riparo dal temporale, allontanandolo così da un albero, colpito da un fulmine pochi istanti dopo il suo passaggio. Il gatto Europeo si adatta bene alla convivenza con altri gatti e spesso anche con i cani.Vive in media 12 /14 anni.Preferisce spiluccare e se ha il cibo a disposizione, può arrivare anche a 16 pasti al giorno. I gatti hanno stomaco e intestino di dimensioni ridotte. Ciò è tipico dei cacciatori di piccole prede. Per questo devono mangiare poco e spesso.
Appuntamento della prossima settimana :”Il gatto nero tra leggenda e realtà”.
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