Ianuarius cioè gennaio era il mese dedicato a Giano… Durante il secondo sec. a.C. divenne primo mese dell’anno derivante dalla parola “ianua” porta: quindi gennaio era la porta dell’anno. Ma, a sua volta ianua veniva da Ianus, Giano, una delle divinità più antiche dei Romani, nessun equivalente dio dall’antica Grecia. Detto “dio degli dei”perché non aveva nessun padre, era quello a cui ci si appellava per primo (primo come il mese di gennaio) prima di intraprendere un viaggio, un cambiamento: di situazione, interiore e non, oppure per attraversare passaggi di fortuna o passaggi importanti come una costruzione sovrastata da un arco ecc. ecc.
In epoche arcaiche questo dio lo troviamo già ma segue i ritmi della natura solamente sorvegliandone gli aspetti più importanti come la semina e la raccolta.
Col passar del tempo, questa divinità diventò molto più importante.
In teoria era il dio che presiedeva alle porte e alle chiavi, in pratica era colui che proteggeva coloro che principalmente dovevano intraprendere un lungo viaggio di qualsiasi tipo, anche dell’animo.
Era chiamato Giano bifronte perché aveva due facce. Lungi dal pensare male, la gente sapeva che la sua”porta”, come tutte le porte serve ad entrare e ad uscire ed egli guardava a vista le due direzioni.
In un particolare momento di profonda tristezza, può capitare di non poterne più, di sentire una grande angoscia perché la vita ci costringe continuamente a superare ostacoli e prove, mentre ormai le nostre gambe non si reggono più in piedi e sentiamo una grande stanchezza. Il nostro viaggio si inceppa: oddio!!
Ancora un passaggio stretto da attraversare, le mie gambe traballano insieme al mio corpo e cado. Che male! E’ buio ed io non ho la forza di tirarmi su…Comincio a gridare, qualcuno verrà…La mia testa è pesante ed io mi muovo a stento…Finalmente un’amica mi aiuta a rialzarmi ma l’equilibrio è perso e rischio nuovamente di cadere ma lei mi sorregge fino ad una porta: la mia amica guarda lì intorno.
Dovrebbe esserci una chiave, infatti apre la porta e, sulla soglia, le mie gambe si inchiodano: da che parte devo andare? Non lo so più…Tra le varie piccole cose che si fanno per decidere se è Parkinson, c’è n’ è una molto significativa. Il medico riproduce artificialmente un “passaggio stretto”, come, ad esempio, due file di sedie poco distanti che, il paziente deve attraversare. Ora non più, ma allora, mi sentivo mancare solo all’idea di passarci in mezzo. Il parkinsoniano adora i grandi spazi, evidentemente ne ha bisogno in questa parte della propria vita, spazi semplici così come la natura ce li porge. Non si è accorto che il suo spazio nella società o in famiglia si è così ridotto che quasi soffoca, trema e si divincola come se ormai non avesse più aria…. Ogni porta, ogni soglia ed ogni passaggio stretto simboleggiano la decisione che non si sa più prendere: che fare? Seguire il cuore! Risponde una vocina, la nostra vocina silente, come la definisce Osho, famoso saggio indiano. Ma è un pezzo che non l’ascoltiamo più perché parla a bassa voce e noi abbiamo ascoltato altro. Vado di qua o vado di là? Questo è l’uomo moderno, l’uomo scisso: sempre mille pensieri per la testa, fa una cosa e ne pensa un’altra. I parkinsoniani hanno sempre mille preoccupazioni per sé e per gli altri e, con le loro tensioni, hanno irrigidito il corpo e reso impossibile il sonno…
Dobbiamo rilassarci, abbiamo un dio che ci verrà in soccorso, ma chi è in fondo Giano? E’ la voce del cuore, la ns parte divina che non parlava da un pezzo perché in confusione dato che,di alcune cose, ne “abbiamo fatto una “malattia” a furia di pensarci su, immersi troppo a lungo nella tristezza. Non tutti quelli che si sono trovati allo stesso modo con problemi vari, depressione ecc. ecc si sono ammalati. Ma a tutti coloro che si sono ammalati, è sfuggita la situazione di mano. Probabilmente le loro difese fisiche e psicologiche erano troppo basse.
Che fare? Rimettiamoci in contatto con la nostra parte più bella: il nostro cuore, lì abita la nostra creatività. Il creare è una qualità divina e se ci dedichiamo a fare qualcosa in particolare che amiamo molto, senz’altro verrà fuori una cosa bella ed originale. Ora che siamo in stretto contatto con la nostra parte spirituale, quante cose scopriamo di noi, quante persone meravigliose abbiamo conosciuto grazie alla malattia!!Da soli o insieme, bussiamo ad un’altra porta: quella dell’allegria.
Ora possiamo riprendere il nostro viaggio e, finchè sarà in gioiosa compagnia non potremo sbagliare strada perché essa stessa ci danzerà incontro.
A volte, bisogna perdersi per trovarsi.