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Strage Gaza, tra i 61 morti anche una neonata

Strage Gaza, tra i 61 morti anche una neonata

61 morti, tra cui una neonata palestinese e 2.700 feriti. E’ il triste bilancio della giornata di scontri a Gaza, avvenuta in concomitanza con l’inaugurazione dell’ambasciata americana a Gerusalemme. Non è chiaro se la piccola vittima, identificata come Leila al-Ghandour di otto mesi, sia deceduta per aver inalato gas lacrimogeni negli scontri fra le forze israeliane e i manifestanti palestinesi lungo la linea di demarcazione della Striscia di Gaza. A renderlo noto un funzionario del ministero della Salute di Gaza, citato dall’agenzia di stampa Dpa e coperto da anonimato. In precedenza era stata questa la dinamica confermata dallo stesso ministero per la morte della piccola Leila. Ora il funzionario – coperto da anonimato perché non autorizzato a parlare con i media – ha riferito di un’indagine in corso sulle cause del decesso della neonata.

Due invece i palestinesi uccisi nei nuovi scontri scoppiati oggi con le forze israeliane secondo quanto riferito dal ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas. Secondo il ministero, entrambi i palestinesi sono rimasti uccisi a est del campo profughi di al-Bureij, nella zona centrale dell’enclave.

NAKBA – Secondo Khaled Batch, il capo del comitato organizzatore delle proteste della società civile, oggi non sono previste nuove manifestazioni alla barriera del confine tra la Striscia di Gaza e Israele in quanto si svolgeranno i funerali delle vittime. La tensione però resta altissima. Oggi ricorre infatti l’anniversario della Nakba, (la Catastrofe), l’esodo dei palestinesi dopo la creazione di Israele nel 1948, e si temono nuovi scontri. Manifestazioni di protesta sono previste anche in Cisgiordania.

NETANYAHU – Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha difeso l’operato delle forze militari che, ha detto, hanno agito in auto difesa contro Hamas che ha portato in 13 diversi punti della barriera che divide la Striscia di Gaza 40mila persone. “Tutti i paesi hanno il dovere di difendere i loro confini”, ha affermato. L’Anp ha denunciato il “massacro” e proclamato tre giorni di lutto e uno sciopero generale, e le Nazioni Unite “oltraggiose violazioni dei diritti umani”.

LUTTO NAZIONALE – Per commemorare le 59 vittime palestinesi, il governo dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) ha proclamato uno sciopero generale e tre giorni di lutto nazionale in Cisgiordania e a Gerusalemme est. Dal canto suo, la Turchia ha deciso di richiamare i propri ambasciatori a Washington e Tel Aviv in segno di protesta per le violenze commesse dai soldati israeliani contro i manifestanti nella Striscia di Gaza e ritenendo gli Stati Uniti corresponsabili. L’annuncio è stato dato dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che ha proclamato tre giorni di lutto nazionale. Erdogan ha poi annunciato che venerdì terrà un incontro straordinario sulle vittime palestinesi e ha chiesto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di convocare una riunione di emergenza.

ONU – “Spari ingiustificati”. L’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani contesta Israele all’indomani del bagno di sangue a Gaza e fa appello alla “moderazione”. “Un tentativo di avvicinarsi o attraversare o danneggiare la barriera non rappresenta una minaccia per la vita, non costituisce un rischio di lesioni gravi e non è un motivo sufficiente per l’uso di munizioni vere”, ha detto il portavoce Rupert Colville durante una conferenza stampa a Ginevra.

“Ancora una volta sembrano essere state ignorate” le regole sull’uso della forza in base al diritto internazionale, ha incalzato. “Sembra che chiunque sia passibile di essere ucciso o ferito da colpi d’arma da fuoco”, ha proseguito, affermando che il lancio a distanza di pietre e molotov da parte dei palestinesi non costituiva una minaccia per la vita poiché le forze israeliane erano ben protette.

“Sottolineiamo, ancora una volta, che la forza letale può essere utilizzata solo come ultima misura, non prima, e solo in caso di minaccia immediata per la vita o di rischio di lesioni gravi”, ha proseguito, chiedendo un’inchiesta “indipendente e trasparente” per tutte le vittime delle proteste della ’Grande Marcia del Ritorno’ iniziate il 30 marzo scorso.

L’Alto commissario Onu per i diritti umani condanna “le terribili e mortali violenze” di ieri a Gaza denunciando la situazione del “già fatiscente sistema sanitario” dell’enclave palestinese ulteriormente messo a dura prova nelle ultime ore.

Il Consiglio di sicurezza ha rispettato un minuto di silenzio in ricordo dei palestinesi uccisi. L’inviato di pace dell’Onu per il Medio Oriente, Nikolay Mladenov, riferendo sugli scontri ai 15 membri del Consiglio, ha affermato che “non ci sono giustificazioni” per le violenze che si sono consumate ieri al confine tra la Striscia e Israele.

Kim minaccia di annullare il summit con Trump

cms_9213/kim_nordcorea_stop_nucleare_afp.jpgIl leader nordcoreano Kim Jong Un ha minacciato di annullare il vertice con il presidente Donald Trump il prossimo 12 giugno per colpa delle manovre militari congiunte con Seul. E’ quanto riporta l’agenzia sudcoreana Yonhap.

La Corea del Nord ha intanto sospeso l’incontro che si doveva svolgere domani e che era un follow up dello storico vertice tra Kim ed il presidente sudcoerano Moon Jae-in. Per Pyongyang infatti le esercitazioni chiamate “Max Thunder”, confermate da Washington e Seul, sono una “provocazione militare in contrasto con gli sviluppi politici positivi nella penisola coreana”, sempre secondo quanto riportato da Yonhap.

Gli Stati Uniti dovranno prendere delle attente decisioni riguardo al futuro del pianificato summit tra Usa e Corea del Nord alla luce di questo provocatorio putiferio militare condotto in maniera congiunta con le autorità sudcoreane”, conclude, appunto con la minaccia di annullare il summit con Donald Trump, la dichiarazione nordcoreana.

E’ previsto per venerdì l’inizio delle esercitazioni militari congiunte Stati Uniti e Corea del Sud a cui partecipano circa 100 aerei, caccia B-52 e F-15. Washington e Seul affermano che queste esercitazioni – che i due Paesi realizzano periodicamente sulla base dell’accordo di difesa reciproca firmato nel 1953 – hanno uno scopo puramente difensivo, anche se rappresentano un necessario rafforzamento delle capacità di risposta in caso di attacco esterno.

Washington continua tuttavia a preparare il vertice. Questa la risposta della portavoce del dipartimento di Stato che è apparsa colta di sorpresa, riporta il sito The Hill, dalla domanda durante il briefing quotidiano con la stampa, riguardo alle minacce nordcoreane. La portavoce, Heather Nauret, ha affermato che non vi sono state comunicazioni tra Stati Uniti e Corea del Nord riguardo alle dichiarazioni riportate dall’agenzia sudcoreana Yonhap.

Incubo in volo: parabrezza esplode a 10mila metri

cms_9213/cina_aereo_sichian_afp.jpgIncubo a bordo. Il parabrezza della cabina di pilotaggio di un aereo si è infranto ad una quota di 10mila metri e il co-pilota è stato quasi ’risucchiato’ fuori dall’aereo.

E’ quanto accaduto a un volo della Sichuan Airlines, in Cina, dove – fortunatamente – tutto si è concluso bene e il comandante Liu Chuanjian ha potuto raccontare la disavventura al quotidiano ’Chengdu Economic Daily’.

“Non ci sono stati segnali di allarme. Improvvisamente il parabrezza si è incrinato ed è esploso rumorosamente. In un istante il mio co-pilota è stato risucchiato per metà fuori dalla cabina” ha raccontato. “Ogni cosa nella cabina ha preso a volare per aria. Gran parte degli strumenti ha smesso di funzionare e non riuscivo a sentire la radio. L’aereo tremava così violentemente che non riuscivo a leggere gli strumenti”.

LA CINTURA – Grazie alla cintura di sicurezza allacciata, il co-pilota è stato poi riportato all’interno della cabina di pilotaggio, con solo qualche graffio sul volto e un polso slogato.

LA TEMPERATURA – Nel frattempo, la temperatura all’interno della cabina era scesa a meno 40 gradi e solo dopo una rapida discesa durata cinque-sei secondi, il comandante è riuscito ad afferrare una maschera di ossigeno e a riprendere manualmente controllo dell’aereo.

L’ATTERRAGGIO – Nella manovra un altro membro dell’equipaggio è rimasto ferito ma nessuno dei 119 passeggeri a bordo ha subito conseguenze. Inevitabile, per il volo della Sichuan Airlines partito da Chonqing (in Cina) e diretto a Lhasa (in Tibet), l’atterraggio di emergenza a Chengdu, mezz’ora dopo il decollo.

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16 Maggio 2018