Celebrandosi Gesù Cristo Signore dell’Universo, domenica 20 novembre 2016 è giunto a conclusione l’Anno Santo con la chiusura della Porta Santa della Basilica di San Pietro aperta da Papa Francesco l’8 dicembre 2015, in coincidenza con la solennità della Immacolata Concezione.
Inevitabile, ora che è appena finito, interrogarsi su questo 65° Giubileo che, secondo la connotazione già annunciata dal Papa il 13 marzo 2015, passa alla storia come “straordinario”, sotto vari aspetti.
Innanzitutto, a distanza di 50 anni dalla chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano ll che aveva delineato la svolta nel senso dell’apertura del dialogo con il mondo intero senza preclusione alcuna; tendendo proprio al compimento di quella riforma ancora non del tutto realizzata, questo Giubileo è stato fatto cadere molto prima dei 25 anni canonici di distanza dal precedente indetto da papa Woityla nel 2000.
Inoltre, per la prima volta nella storia Cristiana, è stato “decentrato” in tutte le diocesi del mondo presso le quali, grazie all’apertura di una propria Porta Santa, iniziando dalla prima aperta da papa Francesco il 29 Novembre 2015 a Bangui capitale della Repubblica Centrafricana, l’attraversamento “in preghiera” da parte dei pellegrini ha permesso loro di “lucrare” indulgenze, al di là delle Porte Sante capitoline e vaticane.
Soprattutto, resta “straordinario” il carattere “tematico”, con la bolla pontificia dell’11 Aprile 2015 consacrato al “Misericordiae Vultus” cui si sono improntati gli eventi sommatisi nell’ottica di questo Papa per il quale, soprattutto nella criticità del nostro tempo, compito della Chiesa è proprio quello di abbattere le differenze in un mondo in cui si semina il terrore e dilagano le guerre, brandendo la diversità religiosa con i toni più feroci culminati nelle derive dell’Islamismo contro la Cristianità.
Così, pure, in linea con la missione evangelica, in questo Anno Santo è stato centrale il richiamo all’attenzione in favore delle categorie più fragili (anziani, malati, disabili, carcerati) alle quali sono state dedicate rispettive Giornate Giubilari che, insieme con gli incontri dei Venerdì della Misericordia, si sono sommate alle Giornate mondiali: della Gioventù, del Volontariato, della Pace.
A sottolineare detto peculiare indirizzo, la chiusura del Giubileo è coincisa con il 3° Concistoro di Papa Francesco che, nominando anche un Vescovo siriano e lo stesso Vescovo di Bangui fra i 16 nuovi Cardinali, ha consegnato loro l’anello dell’elevazione alla porpora con l’incentivo a prodigarsi per abbattere i muri: della “indifferenza” che, a largo raggio, riduce al silenzio la voce di chi soffre; nonchè quelli della “diffidenza” e della “inimicizia” verso coloro che, quali migranti, venendo da terre lontane e avendo lingua- costumi- abitudini- tradizioni religiose diverse, sono visti come “nemici”.
Nessun dubbio circa il contenuto della lettera apostolica “Misericordia et misera”, quale proiezione della “missione” che, prospettata nelle linee programmatiche del Giubileo, è affidata al mondo intero; auspicandone la continuità nel mantenere la porta aperta alla comprensione, alla tolleranza e all’accoglienza dei più bisognosi, fra cui i profughi; in conformità con i desiderata della personalità carismatica di questo Pontefice che sembra volersi rapportare, non tanto all’interno della Cristianità Cattolica, quanto all’esterno della stessa cercando quel dialogo con tutte le genti in una riconciliazione-abbraccio universale che, nel reciproco perdono, possa superare le divisioni preconcette che, dal passato, riverberano ancora nel presente.