“Mentre nel mondo sono stati superati i 5 milioni di casi di Covid-19, riconosciamo l’importanza di costruire unità e solidarietà globale per imparare gli uni dagli altri e sconfiggere il virus ovunque”. Lo sottolinea il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, in conferenza stampa a Ginevra.
“Una parte fondamentale della risoluzione dell’Assemblea mondiale di questa settimana è stata quella secondo la quale, oltre a combattere Covid-19, i governi devono anche garantire che vengano mantenuti i servizi sanitari essenziali. Quando i sistemi sanitari sono sopraffatti, i decessi per epidemie e malattie prevenibili e curabili aumentano notevolmente”, ha ricordato.
Il “primo candidato vaccino contro Covid-19 ad aver raggiunto la sperimentazione clinica di fase I è risultato sicuro, ben tollerato e in grado di generare una risposta immunitaria contro Sars-CoV-2 nell’uomo”, secondo una ricerca cinese pubblicata su ’The Lancet’. Lo studio, condotto in aperto su 108 adulti sani a Wuhan, ha mostrato risultati promettenti dopo 28 giorni: i risultati finali saranno valutati in 6 mesi. Sono comunque necessari ulteriori studi per stabilire se la risposta immunitaria indotta dal vaccino protegge efficacemente dall’infezione Sars-CoV-2, fanno sapere i ricercatori. Ma intanto è già partito un trial randomizzato e controllato di fase 2 su 500 adulti.
I risultati pubblicati oggi “rappresentano un’importante pietra miliare. Lo studio dimostra che una singola dose del nuovo vaccino per Covid-19 Ad5-nCoV con vettore adenovirale di tipo 5 produce anticorpi e cellule T specifici in 14 giorni, rendendolo un potenziale candidato per ulteriori indagini”, afferma Wei Chen dell’Istituto di biotecnologia di Pechino, responsabile dello studio. “Tuttavia – precisa – questi risultati devono essere interpretati con cautela. Le sfide nello sviluppo di un vaccino per Covid-19 non hanno precedenti e la capacità di innescare queste risposte immunitarie non indica necessariamente che il vaccino proteggerà gli esseri umani” da Sars-Cov-2. Insomma, i risultati “sono molto promettenti, ma siamo ancora molto lontani dall’avere questo vaccino disponibile per tutti”.
Attualmente sono più di 100 i candidati vaccini in fase di sviluppo in tutto il mondo. Quello valutato in questo studio è il primo ad essere stato testato sull’uomo, evidenziano i ricercatori. Il vaccino utilizza un virus del raffreddore comune indebolito (che infetta facilmente le cellule umane, ma non è in grado di causare malattie) per fornire materiale genetico che codifica per la proteina di Spike, usata dal virus per penetrare nelle cellule. Il sistema immunitario crea così anticorpi che riconosceranno la Spike e combatteranno il coronavirus.
Lo studio ha valutato la sicurezza e la capacità di generare una risposta immunitaria con diversi dosaggi del nuovo vaccino Ad5-nCoV in 108 adulti sani tra 18 e 60 anni che non presentavano infezione da Sars-CoV-2. I volontari hanno ricevuto una singola iniezione intramuscolare del nuovo vaccino Ad5 a dose bassa, media o elevata. I ricercatori hanno analizzato il sangue dei volontari a intervalli regolari dopo la vaccinazione per vedere se il vaccino stimolava il sistema immunitario. Il prodotto sperimentale è stato ben tollerato a tutte le dosi senza eventi avversi gravi entro 28 giorni dalla vaccinazione. Entro 2 settimane dalla vaccinazione, tutte le dosi del vaccino hanno innescato un certo livello di risposta immunitaria, e alcuni partecipanti presentavano anticorpi neutralizzanti contro Sars-CoV-2.
Gli stessi autori osservano che i principali limiti dello studio sono le dimensioni ridotte del campione, la durata relativamente breve dello studio e la mancanza di un gruppo di controllo randomizzato, cosa che limita la capacità di evidenziare reazioni avverse più rare al vaccino o di fornire prove concrete della sua capacità di generare un reazione immunitaria.
A Wuhan è già stato avviato uno studio di fase II randomizzato, in doppio cieco contro placebo, sul vaccino Ad5-nCoV per determinare se i risultati raccolti in questo lavoro possono essere replicati e se si verificano eventi avversi fino a 6 mesi dopo la vaccinazione. Lo studio coinvolge 500 soggetti sani adulti: 250 volontari a cui è stata somministrata una dose media, 125 a cui è stata data una dose bassa e 125 a cui è stato dato un placebo. Per la prima volta questo trial includerà soggetti sopra i 60 anni, un’importante popolazione target per il vaccino.
Sono 130 i morti in Italia per Coronavirus nelle ultime 24 ore. Lo rende noto la Protezione Civile. Dall’inizio dell’emergenza le vittime sono 32.616, ma continua a scendere il numero dei malati e dei pazienti in ospedale. I ricoverati con sintomi sono 8.957, con una decrescita di 312 unità rispetto a ieri. Cala anche il numero dei pazienti in terapia intensiva (595, -45) e delle persone che si trovano in isolamento domiciliare (49.770, -1.281).
Gli attualmente positivi sono diminuiti di 1.638 unità nelle ultime 24 ore, per un totale di 59.322. I guariti sono invece aumentati di 2.160 da ieri e in tutto sono 136.720. I casi totali dall’inizio dell’emergenza sono 228.658 (+652). In tutto sono stati eseguiti 3.318.778 tamponi, i casi testati sono 2.121.847.
“La curva epidemica procede come ci siamo detti, non ci sono innovazioni, si mostra chiaramente in calo e i dati continuano a garantire lo stesso tipo di profilo” di persone colpite da Covid-19, “persone anziane, prevalentemente donne”. A dirlo il presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss), Silvio Brusaferro, in conferenza stampa all’Iss a Roma. “Tanto più andremo verso un numero di casi limitato – ha aggiunto – tanto più la segnalazione dei casi diventerà sensibile per intercettare precocemente scostamenti, e questo è veramente un bene”.
L’indice di contagio Rt “oscilla molto” a seconda delle aree, ma si mantiene sotto il valore di 1 in tutte le Regioni italiane, tranne che in Val d’Aosta, dove è pari a 1,06. “La capacità di intercettare” precocemente eventuali focolai “è la chiave di lettura di questa e delle prossime settimane sottolinea Brusaferro – Non possiamo escludere un aumento, ma è legato alla capacità di intercettare i casi, e questo è soprattutto vero dove i casi sono pochi”.
Quella che emerge dal monitoraggio è dunque “una mappa a varie velocità” delle regioni italiane e per Molise e Umbria si parla di “piccoli picchi”, subito rientrati. “Il caso dell’Umbria – ha spiegato riferendosi ai dati della precedente rilevazione che mostravano un innalzamento nella fascia del rischio – è stato oggetto di grosso dibattito”. Questa regione, però, fa notare l’esperto, “ha un numero molto limitato di casi. Laddove ci sono piccoli scostamenti i sistemi di alert lo segnalano, ma ovviamente faccio notare che la scala è di 20-25 casi, diversa rispetto a mille-2 mila casi”. “Lo stesso vale per il Molise – ha aggiunto Brusaferro – che ha avuto un picco legato a un evento, una cerimonia funebre. Parliamo anche in Molise di 10-20-30 casi. Pochi casi. Questo si traduce in un Rt”.
Ci sono poi due estremi, “sono intervalli di confidenza”, e questi dati per le due regioni in questione apparivano in salita. Brusaferro ha però puntualizzato: “Le regioni che la scorsa settimana hanno creato grande scalpore oggi sono chiaramente più basse questa settimana”. Il dato rilevato “si riferisce ai primi di maggio, questo ci dice che c’è grande oscillazione” che viene fotografata dal monitoraggio e “che ci dà un elemento dinamico. Laddove ci sono pochi casi, ci segnala l’importanza di averli segnalati. Garantisce che quel sistema sanitario regionale è in grado di intercettarli rapidamente”.
Insomma “le nostre misure hanno funzionato, la curva ci dice che in tutte le regioni hanno funzionato, sia dove il virus ha circolato di più sia dove ha circolato di meno e dove oggi si hanno casi molto limitati. Oggi però il virus ancora circola. Anche se in calo, circola e non possiamo permetterci di allentare le misure di comportamento individuale”
L’analisi dei dati mostra “un netto trend in calo in Lombardia, sebbene sia la regione più colpita. E questo è un segnale positivo”, ha sottolineato Brusaferro aggiungendo che i dati del monitoraggio della situazione di Covid-19 in Italia “non mostrano segnali di sovraccarico delle terapie intensive”.
“Non è una pagella, non è un giudizio. Mi spiace leggere interpretazioni con promossi e bocciati. Non è questo il tema. Questo è un sistema di attenzione, che aiuta il livello locale a intervenire rapidamente”, ha puntualizzato. Tutto questo, ha spiegato, serve “per continuare a garantirci quei gradi di libertà faticosamente conquistati. L’uso di questo strumento deve essere uno dei navigatori. E i dati che abbiamo oggi sono dati buoni un po’ per tutto il Paese”.
“Sta crescendo la quota degli asintomatici o dei paucisintomatici. Questo perché le Regioni si stanno orientando verso l’aumento dei tamponi e verso il contact tracing e questo garantisce la diagnosi di nuovi casi soprattutto asintomatici. E’ un segnale di come il Servizio sanitario nazionale in tutte le sue articolazioni riesca a intercettarli”., ha detto ancora Brusaferro ribadendo che la presenza di situazioni a diverse velocità in Italia, “con regioni in cui da giorni non ci sono stati decessi e il numero di casi è molto limitato”, mentre in Lombardia si notano ancora più casi, anche se “il trend è in netto calo”.
“Nei giorni scorsi – ha ricordato – parlavamo di piccole zone rosse ancora in Italia, ma la capacità del Servizio sanitario nazionale di intercettarle vuol dire che riesce ad agire precocemente e a mettere in atto misure chirurgiche di controllo. Oggi possiamo permetterci di aggiungere livelli di libertà e di vedere l’impatto che avranno. Dalla prossima settimana avremo i dati che ci consentiranno di capire meglio come sta evolvendo la situazione. Oggi i dati ci danno la garanzia che in tutte le regioni c’è capacità di intervenire e, se la prossima settimana si avranno curve in qualche situazione in aumento, che è uno scenario possibile, il sistema sarà capace di agire”.