La ricerca di ultima generazione dispone di un laboratorio naturale costituito dagli organoidi (termine che indica la riproduzione di organo, ndr), una serie di cervelli in miniatura, completi di corteccia, che permettono di poter studiare le problematiche di carattere neurologico. I cervelli taglia small sono ottenuti dalle cellule staminali in provetta. La loro attività (che risulta essere simile a quelle del cervello di un embrione di alcune settimane) viene monitorata dall’elettroencefalogramma.
La prima miniatura organoide del cervello nata in laboratorio è stata messa a punto dall’università di San Diego con l’esito di questa ricerca, recentemente pubblicato sul sito Biorxiv, che ha realizzato un ulteriore step per una migliore comprensione di malattie di carattere neurologico, quali l’epilessia e la schizofrenia.
Il risultato dell’ultima sperimentazione legata ai mini cervelli generati in laboratorio è stato reso noto in questi giorni mediante la pubblicazione dello studio sulla rivista Nature. La ricerca è stata prodotta dell’università di Harvard, capitanata dall’italiana dott.ssa Paola Arlotta.
Sappiamo che i primi mini cervelli sviluppati in provetta che simulavano il cervello umano sviluppavano un mix di tipi cellulari in modo imprevedibile. Il passo avanti fatto dalla nuova ricerca italo-americana conduce ad una svolta importante. Questo studio, infatti, è stato indirizzato dall’équipe di ricerca verso la creazione di organoidi di medesima qualità, indistinguibili gli uni dagli altri; tale risultato offre la possibilità di utilizzare i mini cervelli per studiare malattie neurologiche, e poter facilmente confrontare i risultati della sperimentazione. “Questo ci darà la certezza sulle differenze davvero significative sulle cellule colpite e sui meccanismi molecolari alterati” dichiara la biologa italiana.
Gli organoidi di ultima generazioni (provenienti da cellule staminali comprensivi di corteccia) sono completi e “sani”; i mini cervelli sono capaci di produrre la mielina (sostanza che avvolge le connessioni delle cellule nervose e che difetta, per esempio, nei pazienti affetti da sclerosi multipla), ed essendo tutti di uguale qualità risultano idonei ad essere utilizzati per studiare malattie delicate del sistema nervoso, territorio ancora poco esplorato e per alcuni versi inaccessibile.
Precipuo compito della ricerca è quello di abbattere i muri ancora alzati, per avvicinarsi quanto più possibile ai segreti della black box, per una migliore comprensione del funzionamento del complesso meccanismo cerebrale.