Il primo passo, dopo il terremoto scatenatosi questa estate, all’interno del calcio italiano per la figuraccia ai mondiali in Brasile, è stato fatto. Così, tra polemiche e veleni, all’Hotel Hilton di Fiumicino, è stato eletto, alla terza votazione, con il 63,63% dei voti, il nuovo Presidente della FIGC: Carlo Tavecchio. Il 71enne, ex presidente della Lega Nazionale Dilettanti dal 1999, ha potuto contare sull’appoggio della Lega di serie B, della Lega Pro, della serie D e della maggioranza dei club di serie A, nonostante la vigilia fosse stata fortemente caratterizzata da polemiche per le frasi razziste pronunciate dal neo presidente della FIGC, a proposito del calciatore Optì Pobà.
Il suo primo pensiero dopo la vittoria è rivolto ai club che non lo hanno votato:“Sarò il presidente di tutti”. Il mio ringraziamento – ha aggiunto – va a tutti coloro che mi hanno confermato la fiducia e sostenuto anche nei momenti difficili”. Tra la proposta di cambiamento del diretto concorrente Albertini, il cui programma di rinnovamento partiva dai giovani, e l’auspicata unità delle Leghe, determinante per lo sviluppo del calcio italiano secondo l’idea di Tavecchio, ha avuto la meglio quest’ultima.
Delusione per la sconfitta, invece, ha manifestatoil vicepresidente federale Demetrio Albertini: “Grande rammarico – ha dichiarato – per la sconfitta e in bocca al lupo al neo presidente, Tavecchio. E’ difficile – aggiunge – sconfiggere il corporativismo. Questa è la dimostrazione che in Italia non c’è la volontà di cambiare rotta”. Senza voler giudicare in anticipo l’operato dell’ex sindaco di Ponte Lambro, Tavecchio, non si può non affermare che si tratti di una vittoria che ha diviso l’Italia sportiva, che ha scontentato tutti che quelli che speravano in un rinnovamento totale del calcio, a cominciare dagli interpreti. Ed invece, come spesso accade in Italia, sconfiggere la burocrazia e il corporativismo è cosa ardua. C’è una sorta di resistenza al cambiamento ed una mancanza di coraggio che non permette di modificare il sistema fino in fondo. Da anni si dice che il sistema calcio è malato, allora, ci si chiede, perché il paziente non si vuol curare davvero? Insomma sembra difficile parlare di rinnovamento e di sviluppo del calcio quando gli interpreti sono sempre quelli che hanno contribuito, sia pure in maniera diversa, alla debacle del calcio italiano. Un duro compito aspetta ora il neo presidente Tavecchio. In primis, quello di dimostrare, con azioni concrete ed efficaci, misure anti razziste. Intanto ci sarà, il 18 agosto, il primo Consiglio federale. Diversi i nodi da sciogliere, tra cui quello del nuovo C.T. della nazionale ( potrebbe già esserci la comunicazione ufficiale lo stesso giorno) e la governance con la nomina dei vicepresidenti.