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‘TE VOJO BENE ASSAJE’ : L’UOMO ENRICO CARUSO

Enrico Caruso, ovvero “IL” tenore.

Il suo nome fu sinonimo di gloria, fama, onori, ricchezza, leggenda. Tutto ciò, oltre che per l’indiscusso talento, anche – e soprattutto – grazie al fatto che le sue registrazioni su dischi (le prime della storia della musica) gli consentirono – per primo – di travalicare confini e nazioni, raggiungendo una vastità di pubblico inimmaginabile fino ad allora.

Questa enorme notorietà gli permise, nel bene e nel male, di creare o distruggere la fama di qualsiasi compositore a lui contemporaneo.

Furono almeno novanta le canzoni scritte per lui o a lui dedicate. Lui stesso compose alcuni brani e questo, sicuramente, è una realtà del grande cantante meno nota ai più. In alcuni casi scrisse soltanto la melodia, in altri solo il testo; una sola volta entrambi.

Enrico Caruso nacque il 25 Febbraio del 1873 a Napoli. Era il momento storico-artistico in cui, di lì a poco, il melodramma si sarebbe affrancato dall’artificioso stile belcantistico per accogliere un nuovo gusto, fatto di autenticità e maggiore aderenza al reale vissuto. Si fa strada, in una parola, il Verismo con i suoi drammi, la sua crudezza, la sua passione. Questo fu sicuramente un aspetto che lo sostenne nell’ascesa della sua popolarità.

La sua voce, infatti, era dotata di un timbro caldo e “sincero” assai adatto al nascente gusto operistico. Inoltre, la sua personalità aperta e protesa verso la gente gli dava immediata presa sul pubblico, rendendolo gradito ed amato.

 Il fonografo e poi il grammofono, però, come scrivevo, gli diede la grande notorietà.

Enrico Caruso ebbe il merito di saper gestire la sua immagine anche al di fuori della scena: era generoso, amabile, disponibile anche verso chi non conosceva. Ebbe numerose relazioni con donne, che spesso lo trascinarono in tribunale. Per undici anni ebbe come compagna il soprano Ada Giacchetti, che aveva lasciato il marito e il figlio per lui. Da questa unione nacquero due figli, poi lei fuggì con l’autista di famiglia. Un tipo recidivo…

Ci fu poi il matrimonio con Dorothy Park Benjamin, nel 1918, che si rivelò, per fortuna, felice e stabile.

I suoi guadagni, stratosferici per l’epoca, gli permisero di collezionare arte, francobolli, monete. Amava il buon cibo, possedeva una casa lussuosa e si vestiva con altrettanto lusso.

Era anche un buon disegnatore. Realizzava caricature con destrezza e bravura, e spesso regalava quello che era uscito dalla sua matita. Usava riempirsi le tasche di monete d’oro per donarle ai macchinisti al termine delle produzioni che venivano terminate nel periodo natalizio. Fu prodigo anche con molti membri della sua famiglia, sostenendoli economicamente.

Tenne numerosi concerti di beneficenza e contribuì a raccogliere milioni di dollari per gli Alleati durante la Prima Guerra Mondiale. Pagava persino le tasse in anticipo, incredibile a dirsi!

Purtroppo morì prematuramente il 2 Agosto 1921 a causa di una peritonite acuta. Era tornato nella sua amata Napoli per riprendersi dall’operazione chirurgica subita a New York all’inizio di quell’anno, ma ciò non avvenne. Aveva solo 48 anni ma, per fortuna, il suo mito è ancora vivissimo e presente tra noi.

                                                                

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Data:

16 Giugno 2024