Presentato il ricorso contro il voto online che a settembre ha incoronato Luigi Di Maio candidato premier del M5S. Lo riferisce all’Adnkronos l’avvocato Lorenzo Borrè. Il ricorso è stato presentato al Tribunale di Roma su mandato dell’iscritto Riccardo Di Martiis. Oggetto dell’impugnazione, spiega Borrè, la presunta “violazione dell’articolo 7 del Non Statuto che attualmente dispone l’incandidabilita di quanti siano sottoposti a procedimento penale ’qualunque sia la natura del reato ad essi contestato’”.
“Altri motivi – prosegue l’avvocato – riguardano l’illegittimità delle regole che hanno limitato la candidabilita ai soli portavoce, in violazione del principio di uguaglianza degli associati; l’esclusione della candidabilita degli espulsi reintegrati dal Tribunale per i quali pende attualmente il giudizio di merito; vizi di omessa comunicazione a diversi associati dell’indizione delle votazioni; conseguente impossibilità di esercizio del voto per mancanza di informazione; disfunzioni del sistema operativo che non hanno consentito il voto ad altri iscritti”.
Intercettazioni, via libera a nuove regole
Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legislativo sulla disciplina delle intercettazioni. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, nella conferenza stampa a palazzo Chigi dopo il Cdm. Il premier ha parlato di “decisione importante”, dopo 15 anni di tentativi in materia.
Il decreto legislativo di riforma delle intercettazioni rappresenta “un punto di equilibrio”, “un fatto rilevante”, di cui “bisogna dare atto al ministro della Giustizia e al governo” ha sottolineato Gentiloni.
Sulle intercettazioni “è evidente che ci sono stati degli abusi“, ha evidenziato il premier, e che ciò richiede “una disciplina più stringente senza ledere il diritto di cronaca e senza ridurre l’utilità di questo strumento, ma fissando dei meccanismi che rendano sempre più difficile gli abusi” quando si tratta di “questioni irrilevanti” o quando si viola “la riservatezza di persone non coinvolte”.
“Avremo ovviamente un passaggio parlamentare – ha concluso – per arricchire nelle commissioni questa proposta ma finalmente dopo anni di discussione abbiamo una soluzione che a mio avviso è giusta ed equilibrata”.
LA RIFORMA – “La normativa non interviene sulla libertà di stampa e sul diritto di cronaca, ma interviene sulla procedura attraverso la quale vengono selezionate le intercettazioni” ha detto il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, illustrando i contenuti del decreto legislativo.
“Un primo vaglio – ha affermato – viene effettuato dalla polizia giudiziaria, naturalmente sotto il controllo del magistrato che conduce le indagini. Un vaglio che spinge a togliere ciò che non è penalmente rilevante dall’insieme delle intercettazioni che vengono utilizzate nel corso del procedimento”.
Inoltre, “c’è un meccanismo che può portare anche a un contraddittorio con la difesa per verificare se ciò che viene prodotto è rilevante penalmente e l’ultima parola è rimessa a un giudice terzo”, ha proseguito Orlando, ricordando che “per fare questo è previsto un archivio riservato” e ci sono misure che rafforzano i diritti della difesa come l’impossibilità di trascrivere le intercettazioni tra il cliente e l’avvocato.
Il decreto prevede, quindi, ha continuato Orlando, norme per rafforzare l’”individuazione delle responsabilità nella custodia delle intercettazioni, tanto quelle dell’archivio riservato quanto quelle che devono essere riprodotte nel dibattimento”.
“Insomma – ha proseguito – abbiamo messo una serie di vincoli che non riducono la capacità di indagine ma riducono il rischio della fuga di notizie quando le notizie non siano penalmente rilevanti”. “Si tratta di un intervento che implica una modifica dell’assetto amministrativo delle procure”.
Orlando ha sottolineato la “maggiore responsabilizzazione” che deriva dalla riforma per chi gestisce le informazioni e anche una procedura che consenta attraverso il contraddittorio tra le parti di togliere ciò che non si ritiene penalmente rilevante. Il Guardasigilli ha evidenziato che le intercettazioni non vengono disposte “per far luce sulla sfera personale e privata dei singoli, ma sono disposte per perseguire dei reati e cerchiamo di costruire gli strumenti perché non ci si discosti” da quel principio.
In pensione a 67 anni, la partita resta aperta
Nessun dietrofront sul meccanismo dell’adeguamento dell’età pensionabile alle aspettative di vita ma via a un tavolo per esentare dall’automatismo le categorie di lavori gravosi. E’ il risultato dell’incontro di oggi a palazzo Chigi tra governo e sindacati sull’aumento dell’età pensionabile a 67 anni a partire dal 2019. Intanto sono già stati presentati emendamenti bipartisan al decreto fiscale che prevedono il rinvio del decreto direttoriale sull’innalzamento dell’età pensionabile. La partita dunque resta aperta e il confronto va avanti.
IL GOVERNO – “Il principio dell’adeguamento dell’età alle aspettative di vita resta confermato in quanto considerato pilastro del meccanismo previdenziale e insieme ai sindacati abbiamo stabilito un tavolo tecnico che sarà anche politico sulla possibilità di distaccare le categorie assoggettate a lavori gravosi dal meccanismo automatico di regolazione”, ha spiegato Padoan.
Nel tavolo tecnico ’’si considererà la possibilità di modificare i meccanismi che determinano la cadenza dell’età pensionabile, sotto il vincolo che le eventuali modifiche non intacchino la sostenibilità del sistema previdenziale, che è il pilastro fondamentale della sostenibilità finanziaria’’, ha sottolineato il ministro dell’Economia. “Abbiamo concordato – ha aggiunto – che, nel tavolo tecnico, si concorderà la possibilità di moderare i meccanismi di cadenza dell’adeguamento dell’età pensionabile’’.
A quanto si apprende, il premier Paolo Gentiloni avrebbe spiegato ai sindacati la posizione del governo: “La premessa è non superare i principi generali della norma sull’aspettativa di vita. Quei principi rimangono validi e non possono essere messi in discussione per la credibilità internazionale del paese”. “Possiamo però discutere con le parti sociali di situazioni specifiche eventualmente da correggere per sottrarre alcune categorie all’automatismo in ragione della gravosità di alcuni mestieri individuando queste fasce di lavoro, con la sostenibilità economica”, ha proseguito.
“L’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita non è una decisione di questa legge di bilancio. E’ una norma varata dai governi precedenti che è già stata attuata due volte in questi anni. Il Parlamento è naturalmente sovrano ma noi non escludiamo che si possa correggere qualcosa in un tavolo tecnico di confronto con le parti sociali”, avrebbe detto Gentiloni disegnando il percorso che potrebbe portare ad una rivisitazione dell’aumento automatico dell’età pensionabile legato all’aumento delle speranze di vita.
“Possiamo discutere subito di misure che riguardano categorie specifiche e casi particolari, individuando i lavori più gravosi e ragionare anche sui metodi di calcolo dell’aspettativa di vita”, ha detto ancora ribadendo: “credo sia nell’interesse del Governo e dell’importanza del dialogo sociale individuare insieme queste fasce in un tavolo comune con il sindacato”, ha concluso.
I SINDACATI – Il leader Cgil Susanna Camusso, al termine della riunione, ha annunciato che il nuovo incontro con il governo è stato fissato per il 13 novembre. Un incontro tecnico ma anche politico, ha sottolineato, “in cui si conosceranno le cifre concrete e le intenzioni reali. Verificheremo cioè se ci sarà una vera disponibilità a cambiare i meccanismi sull’aspettativa di vita oppure no e se ci sarà bisogno di scegliere altre strade per ottenere risposte anche su altri temi”, ha detto confermando come il tavolo di confronto “non ferma comunque l’iniziativa sindacale”.
Il segretario della Uil Carmelo Barbagallo ha spiegato che il ministro Padoan sul tema delle pensioni ’’ha posto dei paletti tutti da verificare’’. Il leader del sindacato ha detto di capire l’esigenza del governo di rispondere all’Europa ’’ma noi – ha sottolineato – abbiamo l’esigenza di dare risposte ai nostri rappresentanti’’. ’’Dobbiamo esplorare fino in fondo il terreno’’ di confronto con il governo, ’’per vedere se riusciamo a trovare una sintesi’’, ha aggiunto il segretario.
Per il segretario della Cisl Anna Maria Furlan individuare un meccanismo ad hoc per adeguare l’età pensionabile all’aspettativa di vita per i lavori gravosi è l’obiettivo da raggiungere nell’incontro che si terrà con il governo il prossimo 13 novembre. ’’Ce la metteremo tutta’’ per trovare una soluzione, partendo dal presupposto che ’’ci sono lavori assai gravosi e pericolosi, per cui l’aspettativa di vita è molto più bassa della media Istat’’.
Trovare una soluzione, per queste categorie, ’’fa parte dell’intesa che avevamo fatto con il governo’’, ricorda Furlan. ’’Oggi si tratta di trasformarla in proposte e inserirla nel percorso della legge finanziaria’’. Il segretario precisa, infine, che ’’nessuno ha mai chiesto di togliere l’aspettativa di vita’’; si chiede invece di individuare ’’con dati scientifici alla mano il meccanismo, che deve essere molto diverso’’ per i lavori gravosi.