Secondo le proiezioni attuali, il 2024 potrebbe essere l’anno in cui la temperatura media globale supererà la soglia critica di 1,5 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali. Lo ha dichiarato Roberta Boscolo, Climate and Energy Lead della WMO (Organizzazione Meteorologica Mondiale), durante un intervento agli Stati Generali della Green Economy presso la fiera Ecomondo di Rimini.
La previsione conferma le tendenze registrate nei primi nove mesi di quest’anno, con valori superiori alle aspettative, segnando un grave allarme per il clima globale. Questo scenario potrebbe rappresentare l’inizio di una serie di ulteriori sforamenti della temperatura media globale. Di conseguenza, si ritiene che il limite dei 2 gradi Celsius, stabilito come soglia critica dall’Accordo di Parigi, possa essere superato, aprendo la strada a conseguenze catastrofiche per l’ambiente e l’umanità. Al netto di questo terribile presagio, che causerebbe cambiamenti climatici potenzialmente irreversibili o difficilmente gestibili, le temperature raggiunte a livello globale in questo 2024 hanno portato ad una nuova accelerazione degli eventi estremi e all’intensificazione dei fenomeni meteorologici catastrofici, testimoniati dalle numerosissime tragedie occorse sinora in diverse aree del mondo.
L’Organizzazione mondiale della Meteorologia (OMM) è dal 1951 agenzia delle Nazioni Unite operante nel campo della meteorologia, dell’idrologia e delle scienze geofisiche correlate, le cui attività si concentrano non solo sul tempo atmosferico ma anche su quello climatico. L’agenzia opera attraverso una struttura che comprende un Consiglio Esecutivo, di cui fa parte anche l’Italia; il nostro Paese, tra l’altro, è uno dei suoi maggiori finanziatori.
Di fronte all’emergenza climatica attuale, della quale la recente tragedia di Valencia in Spagna è solo l’ultima testimonianza, il lavoro dell’Organizzazione diventa ancora più essenziale. Grazie alla collaborazione di quasi tutti i paesi del mondo e dei rispettivi servizi meteorologici e idrologici nazionali, vengono raccolti dati fondamentali per le previsioni, essenziali per affrontare le sfide ambientali con maggiore consapevolezza e tempestività. “L’azione precoce non è possibile senza sapere quale pericolo colpirà una comunità e quando. Le informazioni e le previsioni meteorologiche e climatiche sono una parte fondamentale di un approccio integrato” ha dichiarato Celeste Saulo, segretario generale dell’OMM, nel corso del G20 tenutosi a Belem in Brasile. La riduzione del rischio di catastrofi è una “priorità globale”, che deve essere promossa “attraverso lo sviluppo di strumenti innovativi e lo sfruttamento della ricerca, della scienza e della tecnologia”.
L’OMM partecipa ogni anno alle sessioni della Conferenza delle Parti (COP) e sarà presente, attraverso una delegazione di alto profilo, anche alla prossima COP29 di Baku, in Azerbaijan, il cui tavolo di lavoro si aprirà il prossimo lunedì 11 novembre.
L’ultimo bollettino pubblicato dall’agenzia, lo scorso 28 ottobre, ha fornito un aggiornamento sulla concentrazione globale dei principali gas serra, utilizzando i dati raccolti sino al 2023. Il rapporto indica un incremento significativo nei livelli di anidride carbonica, metano e protossito di azoto rispetto agli anni precedenti e ai livelli preindustriali. Le sole concentrazioni di CO2, che contribuisce al circa 66% dell’effetto serra, sono aumentate dell’11,4% negli ultimi venti anni. Eventi come El Niño e incendi vegetazionali hanno poi contribuito ulteriormente alle concentrazioni di gas serra, intensificando il riscaldamento globale.
In attesa della conclusione di questo non certo promettente 2024, si fanno i conti con i dati del 2023, considerato “l’anno più secco per i fiumi globali in oltre tre decenni”, che ha segnato “cambiamenti critici nella disponibilità di acqua in un’epoca di crescente domanda”.
“Riceviamo segnali di angoscia sotto forma di piogge sempre più estreme, inondazioni e siccità che hanno un pesante impatto su vite, ecosistemi ed economie. Lo scioglimento del ghiaccio e dei ghiacciai minacciano la sicurezza idrica a lungo termine per molti milioni di persone. Eppure non stiamo intraprendendo le necessarie azioni urgenti”, ha detto ancora Celeste Saulo, sottolineando inoltre come si stiano vivendo a livello globale situazioni sempre più gravi, una vera e propria “angoscia” che passa da piogge violentissime a siccità acuta, con un pesante impatto su vite, ecosistemi ed economie.
Il rapporto United in Science 2024 evidenzia che siamo ancora lontani dal raggiungere gli obiettivi climatici necessari per limitare l’aumento delle temperature globali. Le attuali politiche proiettano un riscaldamento di circa 3°C entro la fine del secolo, ben oltre il limite stabilito dall’Accordo di Parigi, che punta a contenere l’incremento della temperatura media globale al di sotto dei 2°C, con l’obiettivo preferibile di non superare gli 1,5°C. Questa disparità tra gli impegni internazionali e la realtà delle azioni in corso indica la necessità urgente di politiche climatiche più incisive e di interventi immediati per evitare effetti climatici potenzialmente irreversibili.
Vi sono ancora delle speranze, in quanto il punto di non ritorno non è ancora stato superato, ma lo sarà a breve. Per punto di non ritorno, o “tipping point”, si intende una soglia critica oltre la quale alcuni sistemi climatici, come le calotte glaciali o la foresta amazzonica, subiscono cambiamenti irreversibili anche se la temperatura si stabilizza. Già con temperature globali sopra gli 1,1 gradi sopra i livelli preindustriali, secondo alcuni esperti i ghiacci della Groenlandia, dell’Antartide occidentale, il permafrost articolo e le barriere coralline sono a rischio. Lo scioglimento del permafrost potrebbe liberare grandi quantità di metano e CO2, creando un ciclo di riscaldamento accelerato. Inoltre, diversi elementi critici possono innescarsi a cascata: lo scioglimento del ghiaccio artico potrebbe, per esempio, alterare le correnti oceaniche o intensificare i fenomeni di El Niño.
Con l’attuale trend delle emissioni, si prevede che supereremo i 1,5 gradi attorno al 2030, termine comunemente individuato come soglia critica, punto temporale entro il quale la tendenza deve essere assolutamente invertita, per poi puntare a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.