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Terremoto 7.2 scuote l’Iraq – La guerra nucleare degli insulti

cms_7703/iraq_terremoto_afp.jpgUna forte scossa di terremoto di magnitudo 7.2 ha colpito nel pomeriggio la zona di Halabjah, nel Kurdistan iracheno. Lo ha riferito l’Istituto di misurazione geologica statunitense. L’epicentro è stato individuato a 32 km dalla città.

La guerra nucleare degli insulti

cms_7703/trump_kim12.jpgContinua la guerra all’ultimo insulto tra Donald Trump e Kim Jong-un. Come in un campetto di periferia, o tra ultrà di opposte curve, la ’strana coppia’ Kim & Donald continua la reciproca escalation di offese reciproche. L’ultima è di poche ore fa. Abbandonati i toni istituzionali degli ultimi giorni, durante le tappe ufficiali del viaggio in Asia, l’inquilino della Casa Bianca si è infatti sfogato su Twitter. Sembrava non vedesse l’ora: “Kim Jong-un mi ha chiamato vecchio, io non gli direi mai che è basso e grasso”. Poi aggiunge sibillino: “Vedo molto difficile che possa essere mio amico, ma forse un giorno succederà!”. Boom. E Kim che fa, tace? Macché. Solo qualche ora prima aveva accusato Trump di essere un “guerrafondaio” in giro per l’Asia, che “cerca lo scontro per privare la Repubblica popolare democratica di Corea dal suo potere di deterrenza nucleare”.
La ’guerra nucleare’ degli insulti parte però da lontano. Kim e The Donald, fortunatamente solo a parole, se le danno di santa ragione già da un po’. Il campionario delle offese è vasto. Il leader nordcoreano, ad esempio, senza peli sulla lingua ha definito Trump un “furfante e gangster che si diverte a giocare col fuoco”. A stretto giro di posta la risposta minacciosa di Donald: “Colpiremo Kim con furia e fuoco come il mondo non ha mai visto”. E ancora. Kim: “La gente si chiede se Trump sia sano di mente, non lo so”. The Donald: “Rocket Man è in una missione suicida”. Kim: “E’ un cane che abbaia e non morde”. Donald: “E’ un criminale. Sarà messo alla prova come nessuno mai prima”. Questi sono solo alcuni, tra i tanto botta e risposta tra i due. Non ci sono precedenti, neppure negli anni della più gelida Guerra Fredda, di scambi di insulti di questo tenore tra leader. Speriamo solo che dalle parole non si passi ai fatti.

Orrore Isis: fosse con 400 corpi in Iraq

cms_7703/Iraq_Isis_fosse_Afp.jpgFosse comuni con centinaia di corpi, almeno 400, sono state trovate nella citta irachena di Hawija, nel Nord del Paese. Lo riferisce la Bbc che riporta la dichiarazione del governatore di Kirkuk, Rakan Said, il quale specifica che la fossa comune è nelle vicinanze di una base militare trasformata in area per le esecuzioni quando era sotto il controllo dell’Is, le cui forze occupavano la zona fino al mese scorso.

Il Bataclan riprende vita

cms_7703/Bataclan_2016_Afp.jpgSimbolicamente la riapertura c’è stata con il concerto di Sting il 12 novembre 2016, alla vigilia del primo anniversario degli attacchi che hanno colpito Parigi e lo Stade de France. Ma solo ora, a due anni dalla strage del 13 novembre che provocò 130 morti, il Bataclan ha terminato la sua convalescenza e ha ripreso vita ospitando vari artisti tra cui Francesco De Gregori, lo scorso 20 ottobre.

“I mesi che hanno seguito la riapertura sono stati piuttosto difficili in termini di programmazione e gli spettacoli sono stati riproposti gradualmente”, ha spiegato Jules Frutos, co-direttore della storica “sala da spettacolo” di Parigi. “Abbiamo avuto un certo numero di rappresentazioni nel primo trimestre del 2017, ma sono state ben al di sotto di un primo trimestre tradizionale”, ha detto Frutos, aggiungendo che un evento “viene programmato sei, nove, dodici mesi prima”.

Ma se da una parte, il numero di spettacoli tenuti al Bataclan è sceso di circa il 20% negli ultimi dodici mesi, d’altra il tasso di partecipazione, con la sala piena al 90%, è stato “molto soddisfacente”.

Mentre il Bataclan ha completato la sua ricostruzione quasi identica, con una capienza da 1.500 a 1.700 persone, la concorrenza, già forte con altre importanti sedi parigine come La Cigale, Olympia e Trianon, è cresciuta con la riapertura dell’Elysée Montmartre e la Salle Pleyel nel settembre del 2016. “L’offerta è più importante, il contesto economico è iper-teso. Ma questo è buono, ci obbliga a reagire”, dice Frutos, ammettendo che “la nostra preoccupazione era il pubblico”.

“Temevamo un blocco, volevamo vedere come il pubblico si sarebbe comportato. Ora non abbiamo paura di questo, anche se ci sono tragedie come l’attacco di Manchester al concerto di Ariana Grande, che possono riportarci a quello che è successo a casa nostra” quando quella notte del 13 novembre 90 persone furono massacrate al Bataclan.

Dal giorno della sua riapertura, la polizia staziona 24 ore su 24 nei pressi della sala. “Siamo tra i luoghi sensibili per i quali viene attivata una mobilitazione. Abbiamo parlato molto con gli agenti, in modo che il dispositivo di sicurezza sia meno visibile che all’inizio”, afferma Frutos.

Quanto alla biglietteria, il ritorno alla normalità è confermato, dato che per il primo trimestre del 2018 sono in programma circa cinquanta spettacoli. Una buona media, secondo il manager per il quale “l’anno prossimo sembra piuttosto buono”. “Siamo in una fase che abbiamo tardato a trovare. D’ora in poi, affronteremo problemi normali, quelli che incontriamo nel lavoro quotidiano”.

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12 Novembre 2017