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TIK TOK – Il vero pericolo è per l’ambiente

Bene o male, l’importante è che se ne parli. Il vecchio, ma sempre attuale, adagio secondo cui non c’è migliore pubblicità che parlar male di un prodotto o di una persona affinché questi possa trarne un beneficio in termini di notorietà, può benissimo riferirsi anche a un social network. Le polemiche, le censure, i divieti, le proteste provenienti da ogni latitudine e che coinvolgono in particolar modo TikTok, sembrano solo attirare ancor più le simpatie verso una piattaforma vista di cattivo occhio dalle autorità di molti Paesi nel mondo. Dopo la draconiana decisione del governo australiano di cui già si è ampiamente parlato, è ora la volta dei nostri vicini albanesi. Il Paese delle Aquile ha infatti deciso, per bocca dello stesso primo ministro Edi Rama, di vietare per tutto il 2025 l’accesso a TikTok per chi si connette a internet dall’Albania. Il provvedimento ha preso forma dopo alcuni episodi di cronaca verificatisi nel Paese e che hanno visto coinvolti dei giovanissimi. Sul banco degli imputati ancora una volta le vituperate challenge, sfide a cui sono chiamati i giovani utenti pronti a darsi battaglia nell’affrontare gare pericolose e potenzialmente letali. In Albania solo nel 2024 vi sono stati 4 adolescenti morti a causa di sfide raccolte attraverso TikTok. La cronaca però riporta anche ciò che accadde circa un anno fa quando un ragazzino di appena 14 anni fu accoltellato da un suo coetaneo, si dice, dopo ripetute liti ingaggiate via social.

Dopo l’accaduto su TikTok l’assassino venne, come spesso succede, osannato dagli utenti più giovani, i quali non contenti, si mostravano e si esibivano con un arma da taglio in mano, pronti ad usarla per bullizzare i loro coetanei a scuola. Chiamato in causa, il social di proprietà cinese, si è difeso affermando che la piattaforma è estranea ai fatti, perché i due protagonisti non avevano nessun account registrato su TikTok. Ormai però il capo del governo albanese aveva preso la sua decisione e non ha nessuna intenzione di tornare indietro: divieto assoluto per un anno. La guerra all’algoritmo più potente al mondo è partita e l’Albania, per bocca del suo rappresentante politico più importate, ha deciso di parteggiare con le ansie di molte famiglie e prendere una posizione netta dopo episodi che al momento non trovano una conferma diretta e che, soprattutto, lasceranno spazio a polemiche e a risultati non del tutto certi. Se le grida d’allarme lanciate da associazioni di genitori e dagli psicologi giustamente preoccupati delle tante ore passate dai ragazzi davanti a uno schermo vengono subito raccolte dai governi nazionali e tramutate in provvedimenti censori, altrettanto allora avrebbero dovuto fare associazioni ambientaliste e partiti politici filoecosostenibili di fronte ad altre emergenze causate sempre da TikTok. Secondo quanto riportato da un’analisi condotta da Greenly, una società di consulenza ambientale di Parigi, TikTok ha un impatto negativo devastante sull’ambiente con una produzione media da parte di un singolo utente di una quantità di gas serra pari a quello prodotto da un’auto a benzina che percorre poco più di 190 km. Non solo. Ogni anno la piattaforma cinese produce e rilascia nell’atmosfera una quantità di carbonio maggiore a quello rilasciato dall’intera Grecia. Ognuno di noi ovviamente è il diretto responsabile di ciò che accade in termini di emissioni di CO₂ quando per esempio mettiamo un like o facciamo una semplice condivisione.

Il consumo di energia elettrica prodotto, emette nell’atmosfera molecole di anidride carbonica e una piattaforma come TikTok, fondata su una forte implementazione di contenuti video, non fa altro che incentivare negli utenti una generazione sovradimensionata di emissioni. TikTok con il suo miliardo di utenti in tutto il mondo, ha un impatto di emissioni di carbonio molto superiore a quella prodotta da Instagram, che ha un numero di utenti superiore. Ciò si verifica a causa del tempo che un utente medio di TikTok trascorre sul social, 45,5 minuti giornalieri, a fronte dei 30,6 minuti trascorsi in media su Instagram. Ogni minuto trascorso su TikTok porta l’utente a produrre quasi 3 grammi di carbonio nell’aria, un dato che moltiplicato per tutte le altre piattaforme, porta a generare un inquinamento dai numeri spaventosi. A ciò si aggiunga poi la nota ritrosia, se non proprio un’assoluta assenza di informazioni, da parte di TikTok nel voler pubblicare e dunque rendere noti i numeri sulle emissioni rilasciate, report che altri giganti delle tecnologie digitali rendono, almeno, note con un apposito report. Oggi si assiste nel voler cercare le giuste cause della demonizzazione, nel caso specifico, di un social, di trovare cioè delle ragioni che si basino su una devianza etica, perdendo invece di vista ciò che Michel Serres ha chiamato “ignoranza del mondo”. La politicizzazione della vita, l’avere meno esseri-al-mondo porta a delle conseguenze pratiche che saranno nel breve periodo, devastanti per l’essere umano, come il non ri-conoscere il pianeta nel quale vive e considerarlo usa e getta. Il connettivo di cui la politica si interessa dimentica il collettivo di cui invece dovrebbe veramente preoccuparsi, inseguendo ancora una volta l’interesse di bottega.

Data:

29 Dicembre 2024

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