Secondo quanto riportato dal Financial Times, le restrizioni cinesi all’esportazione di minerali essenziali per la produzione dei semiconduttori starebbero colpendo le catene di approvvigionamento, aumentando i timori di carenze nella produzione occidentale di chip avanzati e hardware ottici militari. Infatti, i materiali al centro di queste restrizioni includerebbero anche il Germanio e il Gallio, entrambi essenziali per la produzione di semiconduttori avanzati, apparecchiature militari e dispositivi di comunicazione, tra cui gli smartphone. Negli ultimi dodici mesi, i prezzi di questi minerali sarebbero quasi raddoppiati, riflettendo l’incertezza crescente e la scarsità di forniture. A partire da questo mese, Pechino avrebbe introdotto nuove restrizioni anche sull’antimonio, un altro minerale strategico utilizzato tra le altre cose nella fabbricazione di munizioni perforanti, occhiali per la visione notturna e nell’ottica di precisione. Il governo cinese avrebbe quindi giustificato queste misure come necessarie per salvaguardare la propria “sicurezza nazionale e interessi”, in risposta alle sanzioni imposte l’anno scorso dagli Stati Uniti sulle vendite di chip avanzati e attrezzature per la loro produzione. “I cinesi ormai non offrono più germanio all’estero,” ha dichiarato Terence Bell, direttore di Strategic Metal Investments, una piccola azienda di trading di metalli con sede a Vancouver, evidenziando l’impatto immediato di queste politiche sul mercato internazionale. Essendo Gallio e Germanio entrambi fondamentali per la produzione di microprocessori avanzati, la continua limitazione delle esportazioni da parte della Cina potrebbe interrompere da un momento all’altro la produzione di questi beni cruciali. Inoltre, le nuove normative cinesi impongono che ogni spedizione di gallio e germanio richieda un’approvazione specifica, un processo che può richiedere tra i 30 e gli 80 giorni, complicando ulteriormente la possibilità di stipulare contratti di fornitura a lungo termine. Da giugno, il prezzo del Germanio è già aumentato del 52%, raggiungendo i 2.280 dollari al chilo, secondo le stime del fornitore di dati Argus. Nonostante il ministero degli Esteri cinese abbia rifiutato di commentare la questione, è infine emerso che Unione Europea e Cina hanno recentemente avviato le prime discussioni nell’ambito di un nuovo meccanismo di comunicazione sui flussi di dati transfrontalieri, un aspetto fondamentale per il commercio internazionale. L’obiettivo di queste discussioni è facilitare il trasferimento transfrontaliero di dati non personali per le aziende europee, garantendo al contempo la conformità con le rigide normative cinesi sui dati.
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